Gli occhi aperti delle gambusie tra le ninfee cieche di Monet
(olio su tela di donna annegata nell’Essonne)
Lui sul foglio al cavalletto accompagna la matita nel privato di un bavero vermiglio,
caffè tra le mani nell’albore che con cipiglio incalza
chiuso nel paltò e un sorriso spento da dividere tra il mare
color sbadiglio e gli occhi delle persone che si aprono al primo mattino.
Io affido i pensieri alla tovaglietta di carta del Caffè Monet, rispettando la frase stampata di Ivano Fossati “Non sono che l’anima di un pesce con le ali volato via dal mare per annusare le stelle”.
Accompagna con la mano lui dal paralume l’ultima falena alla roncola di luna, si accorge della mia assenza e sorride. Sarà per domani, sembra pensare, è così da mesi. Cambia la tela e con un breve movimento dell’indice sul cappello saluta il tavolino vuoto, come a dire Alla prossima pennellata.
Ho appuntamento da trent’anni con lei dentro il chiaro del fanale sul molo a olio di Honfleur.
(da Crestomazia)
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