“Ti ascolto, figliuolo”
“Ecco, lei mi chiama figliuolo, quando non ha neanche la metà dei miei anni. Non le sembra un po’ ridicolo?”
“Vedi, in questo momento, io non sono io, ma rappresento seppur indegnamente, Colui che ci è Padre a tutti noi.”
“Un’altra cosa non ho mai capito.. perché si debba sempre iniziare con la frase: Perdonatemi Padre perché ho peccato! Non si potrebbe iniziare e basta?”
“Hai ragione, ma serve per incoraggiare la confessione, per chi non sa da che parte iniziare..”
“Ma.. voi siete davvero convinti che la gente sia sempre disposta a dirvi la verità? ..io non ne sarei sicuro.. Ricordo che una volta un mio vecchio zio, gran bestemmiatore, si convertì negli ultimi anni della sua vita, e quando io glielo rammentai di disse strizzandomi l’occhio: “Non si sa mai, metti che abbiano ragione loro, e poi che ti costa, basta che gli racconti qualcosa e sei perdonato. Almeno così dicono”. Ma lasciamo perdere queste disquisizioni filosofiche..”
“Vedi lo so bene che molti lo fanno per convenienza, e perché non si sa mai, come diceva quel tuo vecchio zio, ma io devo sempre pensare che un peccatore si debba pentire veramente, se non lo fa.. io non ci posso far niente.. ma veniamo a noi..”
“Già, veniamo a noi.. ecco rivedo ancora i titoli sui giornali, oddio, non erano proprio dei titoli, la notizia era riportata nella pagina locale, ce n’era un che diceva: “MORTE A TEATRO”, un altro “GRAVE INCIDENTE A TEATRO”, e poi ancora: “E CIRANO UCCISE IL VISCONTE”, se non altro quest’ultimo aveva fatto sfoggio di conoscere il dramma. Ma ce n’era un altro che invece aveva colpito nel segno.. aspetti.. diceva così.. sì.. “ASSASSINIO SUL PALCOSCENICO” ecco diceva proprio così.
Non sapeva il poveretto giornalista quanto avesse ragione.
Perché fu proprio un assassinio premeditato.
Ma venne giudicato da tutti uno spiacevole incidente, sì proprio così, uno spiacevole ed inspiegabile incidente. Lei non può ricordare, a quell’epoca era troppo piccolo ed io ero un giovane attore alle prime esperienze con tante belle speranze. Si stava provando la scena del duello con il visconte, dopo che Cirano aveva fatto la sua tirata sul naso, sa quella che dice: “Villissimo camuso, siate ben persuaso che di quest’appendice mi glorio e mi delizio”.. eccetera, eccetera, e quindi si apprestava a duellare, come saprà ogni mossa teatrale è studiata e riprovata tante volte, dapprima lentamente e poi quando si è padroni di tutte la mosse si può agire più velocemente, per far sembrare il duello più vero. Ebbene come stavo dicendo stavamo ripassando le mosse, mentre il protagonista, cioè io, andavo recitando la ballata della licenza, e mentre recito l’ultima frase devo infilzare, per finta s’intende, il malcapitato visconte, cioè l’altro attore, e mentre sto recitando: “Ecco, io m’inquarto, io paro, io fingo, io scocco..” in quell’istante porto la punta della mia spada al petto del visconte, che fingendosi colpito barcolla fino cadere a terra.. e detto e fatto “Eh, là! Prendi piccino! Giusto al fin della licenza ho tocco!”.
Questa era la frase completa da dire, ma non la finii perché nel momento che la punta della mia lama toccava il torace del visconte, io sentii la stessa sprofondare nel suo petto. Questi i fatti.”
“Beh, non vedo dove tu abbia sbagliato.. dove sta l’assassinio?”
“Aspetti, io avrei potuto fermarmi e invece spinsi”.
“Scusa, non capisco, di solito le spade da scena hanno un puntale protettivo o no?”
“E’ vero, ma la mia questa volta non l’aveva. E neanche la sua a dire il vero..”
“Ma allora chi..”
“Io, Padre! Io. Ero stato io a togliere a tutte e due le lame il puntale protettivo. Io volevo uccidere quell’attore. E il comico sa quel’è? Che non ricordo più neanche il suo nome.”
“Perché?”
“Già, perché? Senta, se io le dico che non lo rammento più, la confessione è valida lo stesso? Io credo di sì, perché il delitto l’ho confessato, non le pare? Il peccato quando è confessato è confessato, non credo che sia a lei e a Quello lassù interessi il perché, visto poi che Lui lo sa già. Eh, che mi dice?”
“Non so! A dire il vero non lo so. Ma di una cosa sono certo, che lei (stranamente era passato al lei), non mi sta dicendo tutta la verità, e se vuole che proprio glielo dica, non mi sembra neanche tanto pentito”.
Si tolse la stola dalle spalle e si alzò come per andarsene. Era evidente che voleva forzarmi la mano. Era curioso. E io glielo avrei detto.
Non perché avevo paura dell’aldilà, ma solo perché avevo voglia di dirglielo. Era la prima volta che mi guardavo dentro, e forse quello che credevo non era propriamente quello che mi ero sempre detto in tutti questi anni. Sì, glielo avrei detto, così forse avrei capito anch’io se l’avevo fatto per un motivo o per l’altro. Quello che fino ad ora non avevo confessato neanche a me stesso.
“Aspetti Padre! Non se ne vada! Le dirò tutto.”
Il liquido della flebo attaccata al mio braccio continuava la sua lenta marcia dentro le mia vene. Goccia dopo goccia si stava lentamente svuotando, come di lì a poco avrebbe fatto la mia coscienza. Certo che la coscienza è la più grande invenzione che Lui abbia mai fatto a noi.
“Eravamo tutti dei giovani studenti e con la complicità del magnate locale, amante del teatro, mettemmo in su quella commedia. Il regista era il nostro professore di letteratura e siccome in quel periodo stavamo ripassando la letteratura romantica francese, fu quasi obbligatorio che ci fermassimo su Rostand, anche se, come ebbe a dire lo stesso autore, la traduzione che ne fece il Giobbe, meritava una menzione particolare. Cirano, quel Cirano ero io, e non poteva essere altrimenti, io ero quello toccato dal sacro fuoco dell’arte, e quindi.. quindi come in tutti i canovacci della commedia dell’arte c’era di mezzo una donna! Myriam! Si dava il caso che mi fossi invaghito di colei che recitava nei panni di Rossana, ma io ero Cirano, altro non ero che il nasuto Cirano, e non potevo che fare il Cirano. Non avevo vie di scampo e se mi azzardavo in qualche sdolcinata smanceria nei suoi confronti, ero pur sempre Cirano. Capisce quello che voglio dire?
Un giorno, dopo una prova estenuante della commedia, rincasando nello studentato dove abitavo, la vidi amoreggiare con il bel visconte, colui a cui avevano affidato quella parte e di colpo mi ritrovai catapultato in un’altra tragedia, con un altro autore. Divenni di colpo Otello! Ero diventato geloso come il Moro, e qui incominciai a tessere la mia trama come Jago. Da prima era solo un’idea , ma poi piano.. piano.. mi si fece strada la certezza che nessuno avrebbe dubitato di me per il semplice motivo che ad uccidere sarei stato proprio io e davanti a tutti per giunta, capisce: io avrei finto di scivolare nel momento stesso in cui facevo il mio affondo, la mia stoccata, e tutto sarebbe stato archiviato come un banale e deplorevole quanto sfortunato incidente. E così avvenne.”
“E la ragazza, della ragazza che ne è stato?”
“Beh, da principio non volle più recitare, ma noi tutti insistemmo ed allora anche se a malincuore accettò di continuare, ma non volle mai più vedere la scena del duello. La capivo. Era stato un dramma, un autentico dramma, troppo grande; non so se amasse quel giovane, ma vederselo uccidere davanti agli occhi.. beh.. come le si poteva dar torto. Ci fu naturalmente un’inchiesta e non si riuscì mai a sapere come potevano essersi staccati quei due tappi di gomma.. la cosa fece scalpore e l’essere apparsi sui quotidiani del paese ebbe il suo risvolto pubblicitario. Ci furono più repliche del previsto tanto era la gente che voleva vederci sul palco dopo il fatto. Si può ben dire che divenni famoso per aver ucciso ed essere stato assolto senza neppur subire un processo. Eppure il fatto l’avevo commesso. Nessuno del pubblico sapeva che sotto i panni del Cirano avevo altro costume di scena: l’Otello! Fui al centro dell’attenzione di cronisti e critici, mi fecero interviste, volevano sapere il mio stato d’animo nell’affrontare ogni sera quella scena. In tutta quella pubblicità ci fu qualcuno che scoprì la mie qualità e da allora tutto fu più facile. Lei mi chiedeva della ragazza: beh.. non aveva un gran talento, ma era giovane e dannatamente bella. Io smisi i panni di Cirano per quelli di Romeo. Potei dichiararle il mio amore e non seppe mai che avevo ucciso per lei. Rimase con me due anni, poi non sopportando la vita errabonda dell’attore se ne andò. Credo che abbia sposato un banchiere e che la sua vita sia trascorsa come lei aveva sempre desiderato: una casa, dei bambini. Voleva essere mamma prima di tutto. Da allora non l’ho più rivista, spero che sia felice.
La mia vita fu da quei momenti un susseguirsi di successi, le compagne che mi accompagnarono si stancarono quasi tutte e forse io non le amai mai veramente. Ecco al contrario della mia vita da artista, che fu molto brillante, quella privata fu un fiasco solenne. Poverette, non sapevano mai chi arrivava per casa, non sapevano con chi facevano all’amore, se con il geloso Otello o il romantico Romeo. All’inizio erano affascinate da questo ma poi.. per non parlare della mia debolezza per altre donne. L’essere famosi comportava anche questo tipo di “sacrificio” ma il più della volte credo di essere stato proprio io ad accelerare il loro distacco da me. Ero davvero incorreggibile, eppure ogni volta mi ripromettevo che quella sarebbe stata l’ultima.. teatro fuori e teatro dentro.. maledetto bugiardo, cialtrone impenitente. Già questo ero io! Forse fu proprio lei la mia unica Rossana. Ecco questo è tutto! Ora mi dica Padre, ho davvero ucciso per lei o l’ho fatto per egoismo, per egocentrismo, per farmi pubblicità ed appianarmi al via al successo?”
“Non lo so! Questo non lo devi chiedere a me ma a te stesso. Io posso solo assolverti dai tuoi peccati.. di più non posso fare, il resto è in mano a te a alla tua coscienza. Vedrai che la risposta saprai dartela da solo, e Lui da lassù saprà fartela scoprire. E poi, non tutto il male viene per nuocere, in fondo un po’ di gioia l’hai anche donata.. pensa alle innumerevoli persone che ti hanno applaudito, alla moltitudine di gente a cui hai allietato una serata, a cui hai regalato un sorriso, alle emozioni che hai dato.. anche a me.”
Si alzò, mi salutò come fossi un vecchio amico, e se ne andò mentre l’ultima goccia della flebo scendeva dentro di me.
“Ecco, lei mi chiama figliuolo, quando non ha neanche la metà dei miei anni. Non le sembra un po’ ridicolo?”
“Vedi, in questo momento, io non sono io, ma rappresento seppur indegnamente, Colui che ci è Padre a tutti noi.”
“Un’altra cosa non ho mai capito.. perché si debba sempre iniziare con la frase: Perdonatemi Padre perché ho peccato! Non si potrebbe iniziare e basta?”
“Hai ragione, ma serve per incoraggiare la confessione, per chi non sa da che parte iniziare..”
“Ma.. voi siete davvero convinti che la gente sia sempre disposta a dirvi la verità? ..io non ne sarei sicuro.. Ricordo che una volta un mio vecchio zio, gran bestemmiatore, si convertì negli ultimi anni della sua vita, e quando io glielo rammentai di disse strizzandomi l’occhio: “Non si sa mai, metti che abbiano ragione loro, e poi che ti costa, basta che gli racconti qualcosa e sei perdonato. Almeno così dicono”. Ma lasciamo perdere queste disquisizioni filosofiche..”
“Vedi lo so bene che molti lo fanno per convenienza, e perché non si sa mai, come diceva quel tuo vecchio zio, ma io devo sempre pensare che un peccatore si debba pentire veramente, se non lo fa.. io non ci posso far niente.. ma veniamo a noi..”
“Già, veniamo a noi.. ecco rivedo ancora i titoli sui giornali, oddio, non erano proprio dei titoli, la notizia era riportata nella pagina locale, ce n’era un che diceva: “MORTE A TEATRO”, un altro “GRAVE INCIDENTE A TEATRO”, e poi ancora: “E CIRANO UCCISE IL VISCONTE”, se non altro quest’ultimo aveva fatto sfoggio di conoscere il dramma. Ma ce n’era un altro che invece aveva colpito nel segno.. aspetti.. diceva così.. sì.. “ASSASSINIO SUL PALCOSCENICO” ecco diceva proprio così.
Non sapeva il poveretto giornalista quanto avesse ragione.
Perché fu proprio un assassinio premeditato.
Ma venne giudicato da tutti uno spiacevole incidente, sì proprio così, uno spiacevole ed inspiegabile incidente. Lei non può ricordare, a quell’epoca era troppo piccolo ed io ero un giovane attore alle prime esperienze con tante belle speranze. Si stava provando la scena del duello con il visconte, dopo che Cirano aveva fatto la sua tirata sul naso, sa quella che dice: “Villissimo camuso, siate ben persuaso che di quest’appendice mi glorio e mi delizio”.. eccetera, eccetera, e quindi si apprestava a duellare, come saprà ogni mossa teatrale è studiata e riprovata tante volte, dapprima lentamente e poi quando si è padroni di tutte la mosse si può agire più velocemente, per far sembrare il duello più vero. Ebbene come stavo dicendo stavamo ripassando le mosse, mentre il protagonista, cioè io, andavo recitando la ballata della licenza, e mentre recito l’ultima frase devo infilzare, per finta s’intende, il malcapitato visconte, cioè l’altro attore, e mentre sto recitando: “Ecco, io m’inquarto, io paro, io fingo, io scocco..” in quell’istante porto la punta della mia spada al petto del visconte, che fingendosi colpito barcolla fino cadere a terra.. e detto e fatto “Eh, là! Prendi piccino! Giusto al fin della licenza ho tocco!”.
Questa era la frase completa da dire, ma non la finii perché nel momento che la punta della mia lama toccava il torace del visconte, io sentii la stessa sprofondare nel suo petto. Questi i fatti.”
“Beh, non vedo dove tu abbia sbagliato.. dove sta l’assassinio?”
“Aspetti, io avrei potuto fermarmi e invece spinsi”.
“Scusa, non capisco, di solito le spade da scena hanno un puntale protettivo o no?”
“E’ vero, ma la mia questa volta non l’aveva. E neanche la sua a dire il vero..”
“Ma allora chi..”
“Io, Padre! Io. Ero stato io a togliere a tutte e due le lame il puntale protettivo. Io volevo uccidere quell’attore. E il comico sa quel’è? Che non ricordo più neanche il suo nome.”
“Perché?”
“Già, perché? Senta, se io le dico che non lo rammento più, la confessione è valida lo stesso? Io credo di sì, perché il delitto l’ho confessato, non le pare? Il peccato quando è confessato è confessato, non credo che sia a lei e a Quello lassù interessi il perché, visto poi che Lui lo sa già. Eh, che mi dice?”
“Non so! A dire il vero non lo so. Ma di una cosa sono certo, che lei (stranamente era passato al lei), non mi sta dicendo tutta la verità, e se vuole che proprio glielo dica, non mi sembra neanche tanto pentito”.
Si tolse la stola dalle spalle e si alzò come per andarsene. Era evidente che voleva forzarmi la mano. Era curioso. E io glielo avrei detto.
Non perché avevo paura dell’aldilà, ma solo perché avevo voglia di dirglielo. Era la prima volta che mi guardavo dentro, e forse quello che credevo non era propriamente quello che mi ero sempre detto in tutti questi anni. Sì, glielo avrei detto, così forse avrei capito anch’io se l’avevo fatto per un motivo o per l’altro. Quello che fino ad ora non avevo confessato neanche a me stesso.
“Aspetti Padre! Non se ne vada! Le dirò tutto.”
Il liquido della flebo attaccata al mio braccio continuava la sua lenta marcia dentro le mia vene. Goccia dopo goccia si stava lentamente svuotando, come di lì a poco avrebbe fatto la mia coscienza. Certo che la coscienza è la più grande invenzione che Lui abbia mai fatto a noi.
“Eravamo tutti dei giovani studenti e con la complicità del magnate locale, amante del teatro, mettemmo in su quella commedia. Il regista era il nostro professore di letteratura e siccome in quel periodo stavamo ripassando la letteratura romantica francese, fu quasi obbligatorio che ci fermassimo su Rostand, anche se, come ebbe a dire lo stesso autore, la traduzione che ne fece il Giobbe, meritava una menzione particolare. Cirano, quel Cirano ero io, e non poteva essere altrimenti, io ero quello toccato dal sacro fuoco dell’arte, e quindi.. quindi come in tutti i canovacci della commedia dell’arte c’era di mezzo una donna! Myriam! Si dava il caso che mi fossi invaghito di colei che recitava nei panni di Rossana, ma io ero Cirano, altro non ero che il nasuto Cirano, e non potevo che fare il Cirano. Non avevo vie di scampo e se mi azzardavo in qualche sdolcinata smanceria nei suoi confronti, ero pur sempre Cirano. Capisce quello che voglio dire?
Un giorno, dopo una prova estenuante della commedia, rincasando nello studentato dove abitavo, la vidi amoreggiare con il bel visconte, colui a cui avevano affidato quella parte e di colpo mi ritrovai catapultato in un’altra tragedia, con un altro autore. Divenni di colpo Otello! Ero diventato geloso come il Moro, e qui incominciai a tessere la mia trama come Jago. Da prima era solo un’idea , ma poi piano.. piano.. mi si fece strada la certezza che nessuno avrebbe dubitato di me per il semplice motivo che ad uccidere sarei stato proprio io e davanti a tutti per giunta, capisce: io avrei finto di scivolare nel momento stesso in cui facevo il mio affondo, la mia stoccata, e tutto sarebbe stato archiviato come un banale e deplorevole quanto sfortunato incidente. E così avvenne.”
“E la ragazza, della ragazza che ne è stato?”
“Beh, da principio non volle più recitare, ma noi tutti insistemmo ed allora anche se a malincuore accettò di continuare, ma non volle mai più vedere la scena del duello. La capivo. Era stato un dramma, un autentico dramma, troppo grande; non so se amasse quel giovane, ma vederselo uccidere davanti agli occhi.. beh.. come le si poteva dar torto. Ci fu naturalmente un’inchiesta e non si riuscì mai a sapere come potevano essersi staccati quei due tappi di gomma.. la cosa fece scalpore e l’essere apparsi sui quotidiani del paese ebbe il suo risvolto pubblicitario. Ci furono più repliche del previsto tanto era la gente che voleva vederci sul palco dopo il fatto. Si può ben dire che divenni famoso per aver ucciso ed essere stato assolto senza neppur subire un processo. Eppure il fatto l’avevo commesso. Nessuno del pubblico sapeva che sotto i panni del Cirano avevo altro costume di scena: l’Otello! Fui al centro dell’attenzione di cronisti e critici, mi fecero interviste, volevano sapere il mio stato d’animo nell’affrontare ogni sera quella scena. In tutta quella pubblicità ci fu qualcuno che scoprì la mie qualità e da allora tutto fu più facile. Lei mi chiedeva della ragazza: beh.. non aveva un gran talento, ma era giovane e dannatamente bella. Io smisi i panni di Cirano per quelli di Romeo. Potei dichiararle il mio amore e non seppe mai che avevo ucciso per lei. Rimase con me due anni, poi non sopportando la vita errabonda dell’attore se ne andò. Credo che abbia sposato un banchiere e che la sua vita sia trascorsa come lei aveva sempre desiderato: una casa, dei bambini. Voleva essere mamma prima di tutto. Da allora non l’ho più rivista, spero che sia felice.
La mia vita fu da quei momenti un susseguirsi di successi, le compagne che mi accompagnarono si stancarono quasi tutte e forse io non le amai mai veramente. Ecco al contrario della mia vita da artista, che fu molto brillante, quella privata fu un fiasco solenne. Poverette, non sapevano mai chi arrivava per casa, non sapevano con chi facevano all’amore, se con il geloso Otello o il romantico Romeo. All’inizio erano affascinate da questo ma poi.. per non parlare della mia debolezza per altre donne. L’essere famosi comportava anche questo tipo di “sacrificio” ma il più della volte credo di essere stato proprio io ad accelerare il loro distacco da me. Ero davvero incorreggibile, eppure ogni volta mi ripromettevo che quella sarebbe stata l’ultima.. teatro fuori e teatro dentro.. maledetto bugiardo, cialtrone impenitente. Già questo ero io! Forse fu proprio lei la mia unica Rossana. Ecco questo è tutto! Ora mi dica Padre, ho davvero ucciso per lei o l’ho fatto per egoismo, per egocentrismo, per farmi pubblicità ed appianarmi al via al successo?”
“Non lo so! Questo non lo devi chiedere a me ma a te stesso. Io posso solo assolverti dai tuoi peccati.. di più non posso fare, il resto è in mano a te a alla tua coscienza. Vedrai che la risposta saprai dartela da solo, e Lui da lassù saprà fartela scoprire. E poi, non tutto il male viene per nuocere, in fondo un po’ di gioia l’hai anche donata.. pensa alle innumerevoli persone che ti hanno applaudito, alla moltitudine di gente a cui hai allietato una serata, a cui hai regalato un sorriso, alle emozioni che hai dato.. anche a me.”
Si alzò, mi salutò come fossi un vecchio amico, e se ne andò mentre l’ultima goccia della flebo scendeva dentro di me.
Opera scritta il 06/04/2024 - 16:18
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