Si svegliò su un cespuglio di erba tra il verde e l’azzurro con indosso solo un costume fatto di pelle.
Il paesaggio intorno a lui era disegnato da una matita che miscelava l’odore della Natura e il sapore della fantasia.
Quella visione dettava pensieri magici.
Gli alberi avevano lunghe fronde bianche che si affacciavano al cielo e scendevano verso terra, come lacrime di avorio.
Possedevano grosse radici, che si sporgevano dal terreno come lo fanno le mangrovie quando sbucano dall’acqua.
I fili d’erba del prato erano come spighe di smeraldi e zaffiri.
L’aria aveva un odore tra il dolce e l’aspro come uno spicchio di limone invaso da una pioggia di zucchero.
La vegetazione che aveva davanti, invadeva il suo sguardo e sembrava non finire mai.
Mentre camminava, osservò dei rami di un albero, dove c’era un koala che lo guardava e sembrava sorridergli, poi lo vide scendere dall’arbusto quindi gli fu davanti.
L’animale gli girò intorno e si fermò …
“Ciao”.
“Ci … ao”.
Gli salì sulla spalla.
“Che hai da guardare non hai mai visto un koala?”
“Si … si”.
“Pensa a camminare e va avanti”.
“Si … scusa”.
Quell’animale lo aveva visto soltanto in TV o sui libri e adesso gli parlava.
“Comunque ciao, io sono Adam”.
“Io mi chiamo Come Vuoi”.
“Ok, ciao Jack”
“Chi è Jack?”
“Tu”.
“Perché?”
“E’ il nome che ti ho dato”.
“No, io mi chiamo: Come vuoi, Come Vuoi, capito?”
“Sì, scusa, allora ciao, Come Vuoi”.
“Ciao Adam”.
“Ma dove stiamo andando?”
“Tu pensa a camminare”.
Arrivarono poi nei pressi di una cascata.
Quella che sgorgava era acqua sì ma brillava come un diamante che teneva imprigionato nel suo cuore un chicco di neve.
La roccia era invasa da piante rampicanti dal colore verde ma il riflesso baciato dal Sole gli ricordava qualche tempo prima quando si poggiò sul davanzale della sua finestra una splendida farfalla dalle grandi ali verdi e la cornice nera.
Il ragazzo fu poi attratto dal fatto che la sua spalla era leggera, si voltò accorgendosi che l’animale non c’era più.
Il colore del cielo era cambiato, si stava affacciando il crepuscolo ma seppur più scuro conservava il suo splendore.
Decise di avvicinarsi all’acqua, in quel momento gli venne sete e s’inginocchiò sulla riva di quel piccolo lago.
Avvicinò la bocca e bevve un sorso di quel nettare trasparente e sentì un brivido percorrergli la schiena.
Udì una voce che gli parlava dal cuore.
“Tuffati nella mia anima”.
Rimase stupito, non capiva da dove venissero quelle parole, c’era come una forza che lo spingeva a seguire quell’ordine.
Appena s’immerse, fu colpito da una ventata di calore improvviso.
Nel fondale c’erano molti fiori, ma la cosa più strana è che vide delle farfalle svolazzare.
Riemerse e si diresse verso la cascata.
Quando fu davanti quel salto d’acqua, si accorse che dietro di lei c’era una grotta.
Entrò e si trovò all’interno di una caverna dalle pareti azzurre che brillavano, incastonati in quella roccia, c’erano dei diamanti.
Sfiorando la parete si accorse che era cioccolata e la assaggiò.
Si diresse poi verso un chiarore che aveva davanti allo sguardo.
Man mano che si avvicinava, quel bagliore diventava sempre più forte e il corridoio della grotta sempre più stretto.
Arrivò davanti a quello splendore e s’incastrò tra quelle pareti di cioccolata, cercò, però, di entrare.
Appena vi fu dentro cadde in un vortice e cominciò a volteggiare su se stesso a gran velocità.
Si ritrovò improvvisamente disteso su un marciapiede ed era vestito di jeans e maglietta.
Guardava intorno e vide dei palazzi ricoperti da una vernice color cemento.
Alcuni mostravano le loro nudità scoperte dall’incuria e dagli schiaffi del tempo.
C’era diversa gente in giro e tutte lo guardavano sorridendogli e salutandolo.
Vide poi un gruppo di persone che ridevano e urlavano fra loro.
Incuriosito, si diresse verso quella gente.
Osservò in terra, seduto, un ragazzo vestito molto bene e davanti a se un cappello per fare l’elemosina, quando si avvicinò vide che quel copricapo era pieno di soldi e quel tipo cercava di darli alle persone che gli passavano davanti.
Si accorse però che tutte lo evitavano e gli transitavano di fronte con indifferenza, proprio come molti fanno quando devono dare delle monete a qualche mendicante.
Andò poi verso il gruppo di gente che vedeva urlare e si accorse che quella folla era intorno a uno straccione e gli portavano da mangiare.
Lo trattavano come un vecchio amico.
Adam fermò poi un ragazzo …
“Scusi?”
“Dica”.
“Ma come mai quel barbone ha attorno un sacco di gente e quel ragazzo non ha nessuno cui dare i soldi?”
“Barbone?”
“Sì, quello”.
“Ma se è uno tra i più ricchi del paese”.
“…”.
Quel ragazzo poi se ne andò lasciando Adam tra le sue riflessioni.
Quello che aveva davanti sembrava un mondo utopico come se il cervello gli mostrasse le sue fantasie.
Un mondo dove il denaro non ha volto quando non gli è dato.
Si allontanò da quella folla e continuò il suo cammino.
Il cielo aveva ripreso il colore brillante e con il trascorrere del tempo anziché diventare più scuro, faceva il contrario.
Uscì dalla città e di fronte ai suoi occhi si trovò un paesaggio verdeggiante.
Era una pianura che si perdeva a vista d’occhio, l’erba era dorata come il grano e c’erano alberi di diverso tipo.
Si abbassò un attimo per allacciarsi le scarpe e quando risollevò il busto, trovò davanti al suo sguardo un paesaggio cambiato.
C’erano delle case dipinte dalla fantasia.
Osservò al loro centro che c’era del movimento quindi si avvicinò mosso da curiosità.
Vide dei cani di svariate razze che stavano in piedi e passeggiavano tenendo al guinzaglio delle persone completamente svestite.
Appesa alla parete di un negozio c’era una gabbia per uccelli con dentro una persona.
Lì vicino un gruppo di gatti sotto un palo e attaccato a quell’asta di ferro c'era un uomo a testa in giù.
C’era anche una sorta di canile con dentro delle persone e non erano trattate benissimo.
Fuori dal cancello d’ingresso c’era una grossa insegna con scritto: “CASA DELLA BESTIA”.
Notò anche che legato a un palo con una catena, c’era un uomo.
Vicino ad Adam passò un cane che stava leggendo il giornale …
“Scusi?”
“Dica?”
“Senta ma come mai vedo tutti questi uomini chi nelle gabbie, chi al guinzaglio, chi in quella “Casa della Bestia?”
“Sei nuovo di qui, vero?”
“Bè … si”.
“Immaginavo … devi sapere che ogni animale che muore finisce qui e se nella sua vita ha avuto un padrone che lo maltrattava, lo porta con sé e gli fa fare la stessa vita che ha subito lui”.
“Non male”
“Voi umani leggete la Bibbia, io non credo che gli insegnamenti di Dio siano rivolti solo all’uomo per l’uomo, credo che ciò che dica sia un insegnamento per l’intero mondo, sono convinto si rivolgesse al rispetto che si debba avere verso ogni creatura”.
“Mi sa che non hai tutti i torti”.
“Mi sa anche a me”.
Quel cane aveva una certa aria intellettuale.
“Mi tolga una curiosità”.
“Dimmi”.
“Ma come mai lei è solo?”
“E tu come mai lo sei?”
“…”.
Piombò nuovamente tra le sue riflessioni, non appena l’animale si allontanò.
Oggi sono troppi quelli che si approfittano di chi è buono o non si sa difendere.
Fuori dal paese si ritrovò in mezzo alla campagna, ma non faceva caso al colore che aveva intorno perché era assorto nelle sue riflessioni.
Il tempo trascorreva ma quel cielo sembrava non sentirlo.
Improvvisamente poi il paesaggio cominciò a mutare, la volta celeste si fece grigia e iniziò a tuonare arrabbiata.
Aveva davanti due colline e da loro, scendevano dei carri armati, in aria si sentiva l’ululato degli aerei che tagliavano il vento, dalle strade intorno a quei colli arrivavano soldati e jeep.
La priorità che aveva era guardarsi intorno per capire dove si sarebbe potuto nascondere.
L’aria si riempiva sempre più di tensione.
Quelle macchine da guerra si avvicinavano e sembrava si guardassero negli occhi.
I passi indietreggiavano, vento e paura lo spingevano e la voce del suo fiato cresceva.
Improvvisamente i carri armati bloccarono i loro cingoli, era come se il tempo si fosse fermato, uscirono dei soldati, quindi i due schieramenti andarono l'uno contro l’altro.
Che cosa sarebbe successo ora?
Era la domanda che percorreva la sua mente.
Guardò improvvisamente il cielo e il muro di nuvole grigie cominciò a sgretolarsi lasciando uscire dal loro corpo “ferito” i raggi di un Sole mai arresosi al buio.
In poco tempo l’aria di tempesta scomparve cedendo i suoi pensieri nefasti ai sorrisi del tempo.
Un aereo poi sorvolò quel campo e sganciò una bomba, appena cadde in terra, esplose e invece delle schegge, uscirono fiori.
Osservò che i due schieramenti di soldati correvano uno incontro all’altro, si scontrarono e abbracciarono.
Presto la sua paura si tranquillizzò e andò verso di loro.
Voleva chiedere cos’era che gli aveva fatto cambiare idea, come mai erano diventati tutti alleati.
Ciò che vedeva era bello, ma agli occhi delle persone quando c’è uno scontro ha il suono della normalità e la pace vibra di sospetto.
E’ strana la razza umana, dice di amare le belle cose ma quando le incontra, le evita.
Quando gli fu davanti, guardò quel loro parlarsi e sorridere.
“Scusate”.
“Dicci”.
“Come mai prima andavate uno contro l’altro e ora siete tutti amici?”
“Ci siamo guardati negli occhi”.
“E’ bastato quello?”
“Sì, siamo o non siamo esseri umani?”
“Si”.
“Se siamo uguali, non vedo perché dovremmo ammazzarci per un pezzo di terra”.
“Hai sicuramente ragione peccato che i capi di governo non la pensano come te”.
“Una volta i capi combattevano in prima linea con i soldati ora mentre ci ammazziamo loro, sono comodi a casa sul divano e guardano la TV, sinceramente io per uno che quando esce da casa, lascia le palle in cucina, la vita non la spreco”.
“Già”.
Venne poi un soldato verso di lui e staccò un pezzo della canna del fucile.
“Tieni”.
“Cos’è?”
“Cioccolato, assaggia, è buono”.
“Ok”.
Mentre masticava le colline con tutti i militari, scomparvero.
Il cielo conservò il suo splendore e Adam si ritrovò nuovamente immerso nella campagna.
Si chiedeva quale altra stranezza avrebbe incontrato.
Anche se conosceva i suoi pensieri, non poteva sapere cosa lo aspettasse ora.
Aveva imparato a pensare, da quando trascorreva i suoi giorni seduto su una sedia a rotelle.
Troppe cose che non andavano e prima non vedeva.
Quante volte si chiedeva il perché di qualcosa anche se ne sapeva il motivo.
Infondo ciò che muove la cattiveria è sempre la stessa cosa, gli interessi.
Il soldato aveva ragione e anche quel cane.
Perché limitarsi a dire che il male ricevuto riguarda solo gli esseri umani?
E’ solo una giustificazione.
Perché si dovrebbe pensare che Gesù si rivolgesse solo agli uomini, la creazione è un argomento ampio.
Perché ai popoli basta, essere diversi per scontrarsi?
La diversità è ricchezza.
Dio parla un’unica lingua, quella dell’amore, non esistono gialli, rossi, neri, malati, sani, grassi, magri, ecc.: siamo un’unica razza quella umana.
Un albanese ruba e tutti gli albanesi, sono ladri.
Un rom stupra e tutti i rom sono stupratori.
Un musulmano uccide e tutti i musulmani, sono terroristi.
Se uno fa del male, è semplicemente stronzo e non ha né nazionalità, né religione.
Se uno è stronzo, è stronzo e basta!
Comunque se un islamico uccide, è un terrorista, se lo fa un americano, è perché, provocato.
La legge la fanno gli occidentali.
Se capita che una persona poi sia ricca, ha l’immunità qualsiasi cosa fa.
Il ricco pazzo è eccentrico mentre il povero eccentrico è un pazzo.
Chi è triste vede soltanto difetti.
Basta così poco, a quei soldati è bastato fissarsi per comprendere che la guerra è solo una falsa realtà.
Infondo è vero basterebbe guardarsi negli occhi per capire quanto si è ciechi.
Mentre camminava, il paesaggio mutò nuovamente, stavolta si ritrovò su una spiaggia fatta di sabbia bianca, bagnata da un mare bellissimo e sulla rena, c’era un uomo.
Si avvicinò a lui …
“Salve”.
Alzò la testa verso e lo guardò.
I suoi capelli erano lunghi, color del tramonto e riflessi come il candore di un’aurora boreale, aveva un taglio, “rasta”.
Aveva degli occhi scuri dal sapore antico, erano di un colore non definito era come l’incontro tra la nuvola e il cielo, con alcuni raggi di Sole che peregrinano solitari per la volta celeste.
La sua faccia indossava lineamenti gentili.
“Siediti Adam”.
“Mi conosci?”
“Certo ti ho creato io”.
“No, scusa, ma tu sei…?”
“Sì, sono io, però non chiedermi l’autografo!”
“Però che simpatia”.
“Se sei bravo fallo tu l’eterno senza fare battute, sai che allegria”.
“Ma tu non dovresti essere serio?”
“Anche tu”.
“Perché che ho fatto?”
“Non sono io che sogno un cane che legge il giornale; la sera, mangia leggero”.
Il ragazzo rise, non era come il Dio che si aspettava.
Lo dipingono come un tipo serio a volte irascibile.
Quello che aveva davanti era una persona che poteva sembrare tutto, tranne rabbioso.
“Si lo so che pensi, un Dio che scherza e che ha un aspetto così, con capelli come dite voi umani, “rasta”, è strano”.
“Bè, converrai con me che è insolito”.
“Uno dei miei angeli mi ha detto che dopo duemila anni dovevo cambiare look”.
“Anche da voi c’è la vanità quindi?”
“Per me è solo cambiare”.
“Comunque bella scelta, il tuo taglio mi piace”.
“Bello vero, me l’ha consigliato un amico, si chiama Bob”.
“Marley?”
“Sì, lui”.
“Bella storia”.
“Adesso però non pensare che il tuo sogno sia blasfemo”.
“Io credo che chi lo pensi o lo dice è una persona triste”.
“Questo è parlare”.
“In effetti, tu insegni che non bisogna guardare la pagliuzza nell’occhio dell’altro quando nel nostro c’è la trave”.
“Esatto!”
“E poi personalmente nel mio c’è una falegnameria”.
“Mi fa piacere che te ne rendi conto”.
“Mi hai fatto un cervello, prima o poi dovrò usarlo, no?”
“Non è così scontato, sai Adam, non mi arrabbio perché non ne vale la pena e poi sono superiore, posso soltanto dire che mi spiace vedere … ”.
“Cosa?”
“Il fatto che nel vostro mondo consumistico, anche se la maggior parte degli esseri umani neanche sa, cos’è un Hi phone, mi avete messo in mezzo”.
“Cioè?”
“Avete fatto un Dio a vostro uso e consumo deviando il pensiero di certi popoli che pensano, alcune persone siano illuminate invece vivono nel buio”.
“Ma sono persone cresciute seguendo gli insegnamenti della Bibbia”.
“Non credo, io penso che siano cresciute con i loro insegnamenti, non i miei, è facile dire “Dio non vuole che tu lo faccia”, perché infondo, non lo vuoi tu e ci sono persone ignoranti che sono plagiate”.
“Perché non fai niente allora?”
“Ne sei sicuro?”
“Perché che fai?”
“Chi è che secondo te, ogni tanto fa sbucare qualcuno fuori dal nulla per aiutare chi ha bisogno?”
“…”.
“Dicono che il male lo creo io, ma dimmi che intelligenza c’è a creare il male e creare anche chi fa il bene? Ah! E’ vero è Dio che fa il male e l’uomo fa il bene ma non credo che quella forza che spinge gli umani, che è l’amore, sia fabbricato da voi, sei d’accordo?”
“Potresti aver ragione”.
“Potrei?”
“Darti subito ragione è troppo scontato”.
“Io credo che ciò che consiglio di fare io, sia troppo difficile per molti, anche se non lo è”.
“Tu chiedi di vivere il Vangelo e non è molto facile”.
“Penso che sia più facile aiutare gli altri che rispondere a un cellulare”.
Adam non credeva ai suoi occhi aveva davanti ciò che per lui era il fulcri della vita.
“Adam, voi uomini siete creature stupende, siete la mia più grande invenzione ma passate la vita a non credere in voi e mi chiedo perché?”
“Forse l’insicurezza?”
“Sì ma per cosa?”
“Per ciò che incontriamo ogni giorno e si scontra con noi”.
“E dimmi cosa incontrate figli miei, che è più grande del vostro cuore?”
“…”.
“Tornando a quello che dicevo prima, che siete la mia più grande invenzione, mi commuovo quando vedo chi ha delle menomazioni fisiche ma vive facendo quelle cose che fanno tutti, o almeno ci prova”.
“Già … la cosa che non capisco e che è successa anche a me è che ci accorgiamo di una cosa solo quando si è persa”.
“Nemmeno io la capisco, se solo comprendeste che intorno a voi avete tutto l’amore di cui c’è bisogno?”
“Ma non lo vediamo”.
“Non è un problema mio, hai presente il detto: aiutati che Dio ti aiuta, troppo comodo pregarmi che io intervenga quando si sta con le mani in mano.
Ma il datore di lavoro se ti aumenta la paga non lo fa perché t’impegni o no?
Se le cose vanno bene OK sei bravo ma se vanno male, la colpa è mia.
Io sono cattivo perché lascio morire la gente di fame, ma non sono io che ogni anno distruggo tonnellate di cibo per non bloccare la produzione.
Non sono io che guido i carri armati o sgancio le bombe.
Non sono il padrone di nessuna multinazionale che affama la gente.
Non spendo soldi per le cose inutili e poi punto il dito su chi ostenta la sua ricchezza.
Non …”.
“Ho capito non sei umano”.
“Non c’entra il fatto di essere umani o meno, basta usare la testa ed essere coerenti”.
“La fai facile”.
“Penso che usare il cervello sia più facile a farsi che a dirsi”.
“Sì ma abbiamo tanti pensieri”.
“Quali?”
“Bella domanda, così su due piedi non so che risponderti”.
“Forse se non mi rispondi subito, è perché priorità impellenti non ne hai, il silenzio è un ottimo suggeritore”.
“Anche stavolta mi hai azzittito”.
Si alzò e cominciarono a passeggiare, Adam lo guardava ma lui non parlava sembrava assorto in dei pensieri.
“Mi è piaciuto parlare con te”.
“Anche a me, Adam”.
“Spero di rivederti presto”.
“Io ci sono sempre, impara a guardare”.
“Ci proverò”.
“E non credere a chi dice che io sono cattivo o cosa”.
“Stai tranquillo”.
Continuava a camminare guardandolo ma lui non gli parlava.
“Io sono arrivato, Adam, devo andare, ci si vede allora”.
“Bè lo spero”.
“Uomo di poca fede”.
Improvvisamente il paesaggio che aveva davanti scomparve e Dio con lui, si ritrovò nuovamente al centro di una campagna con la brezza che accarezzava il verde.
Vide improvvisamente una luce molto forte che investì il suo volto facendolo svegliare.
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