Dove si fa lago, il cielo
Era tornato come il cielo plumbeo su Varsavia insieme a un crepuscolo di nebbia che sopra il Palazzo sull’Acqua si era fatta meno coltre per via del grande albero con le sue luci approntato per il Natale.
Al di là del Parco Lazienki i fari di una Volga nera lungo la statale poco trafficata illuminavano il cippo intorno al chilometro 13, alla guida un uomo.
All’estremità del braccio fuori dal finestrino, l’indice asciutto era come se indicasse l’interno del parco dove lo spettacolo pirotecnico incontrava il cielo che pareva sudare catrame.
Il parabrezza dell’automobile intanto piangeva caligine nel profumo di zenzero che gli accarezzava il viso, quando gli parve di scorgere sul lago in una stringa di luce lo sguardo di quel figlio che non vedeva da troppo tempo.
Frenò dolcemente a lato di un enorme spiazzo dove ondeggiava appena una vecchia insegna, e quando la porta si aprì lo accolse una voce familiare che lo invitava a sedersi accanto al caminetto sulla sedia rivolta al focolare.
<Sei tornato, angioletto…> la commozione nella voce di Benedetta, e gioia <il tuo cuore ha trovato la strada. Con i vaglia che mi hai inviato negli ultimi 17 mesi, riapriremo la locanda Della Cannella>.
L’abbraccio di Samaèl le apparve garbato come il profumo dei bucaneve alla finestra.
<A breve, se la puntualità non le fosse avversa, sulla soglia dovrebbe comparire… Eccola!>.
Lobella di ritorno dalla presentazione del suo nuovo romanzo, da Edimburgo, con la figlia Arnica.
Insieme davanti alle caldarroste e al buon vino le chiacchiere riscaldavano l’aria della locanda al crepitio del fuoco, fuori l’odore di pioggia e foglie accompagnava qualcosa.
Quando la porta si aprì, il volto di Adamantina cancellò da quello di Samaèl lunghi mesi e le paure di come quel momento sarebbe stato. Nel palmo dalle dita asciutte la mano di Benedetta, sorridendo al rumore del suo cuore <…ora batterà come si deve>.
Nel lasciarle la mano e uno sguardo di riconoscenza e affetto, l’abbraccio del giovane Beliar diede alla stanza un sapore di casa mentre il pendolo nell’angolo dirimpetto scandiva le ore sul timbro sottile di Lobella -Non vorrei disturbare, ma ci aspettano alla mostra-.
Al Palazzo sull’Acqua accanto al quadro ottocentesco che lo raffigurava, Samaèl osservava compiaciuto le donne a cui voleva bene rapite dall’Immacolata Concezione nel dipinto del Tiepolo e il figlio giocare con le lancette del grande orologio, come piccoli guardiani in livrea lucente.
La neve sulle luminarie dell’abete alla finestra dove il cielo si faceva lago, l’uomo al tavolo di spalle che scriveva di crepuscoli…
Era tornato per restare.
Al di là del Parco Lazienki i fari di una Volga nera lungo la statale poco trafficata illuminavano il cippo intorno al chilometro 13, alla guida un uomo.
All’estremità del braccio fuori dal finestrino, l’indice asciutto era come se indicasse l’interno del parco dove lo spettacolo pirotecnico incontrava il cielo che pareva sudare catrame.
Il parabrezza dell’automobile intanto piangeva caligine nel profumo di zenzero che gli accarezzava il viso, quando gli parve di scorgere sul lago in una stringa di luce lo sguardo di quel figlio che non vedeva da troppo tempo.
Frenò dolcemente a lato di un enorme spiazzo dove ondeggiava appena una vecchia insegna, e quando la porta si aprì lo accolse una voce familiare che lo invitava a sedersi accanto al caminetto sulla sedia rivolta al focolare.
<Sei tornato, angioletto…> la commozione nella voce di Benedetta, e gioia <il tuo cuore ha trovato la strada. Con i vaglia che mi hai inviato negli ultimi 17 mesi, riapriremo la locanda Della Cannella>.
L’abbraccio di Samaèl le apparve garbato come il profumo dei bucaneve alla finestra.
<A breve, se la puntualità non le fosse avversa, sulla soglia dovrebbe comparire… Eccola!>.
Lobella di ritorno dalla presentazione del suo nuovo romanzo, da Edimburgo, con la figlia Arnica.
Insieme davanti alle caldarroste e al buon vino le chiacchiere riscaldavano l’aria della locanda al crepitio del fuoco, fuori l’odore di pioggia e foglie accompagnava qualcosa.
Quando la porta si aprì, il volto di Adamantina cancellò da quello di Samaèl lunghi mesi e le paure di come quel momento sarebbe stato. Nel palmo dalle dita asciutte la mano di Benedetta, sorridendo al rumore del suo cuore <…ora batterà come si deve>.
Nel lasciarle la mano e uno sguardo di riconoscenza e affetto, l’abbraccio del giovane Beliar diede alla stanza un sapore di casa mentre il pendolo nell’angolo dirimpetto scandiva le ore sul timbro sottile di Lobella -Non vorrei disturbare, ma ci aspettano alla mostra-.
Al Palazzo sull’Acqua accanto al quadro ottocentesco che lo raffigurava, Samaèl osservava compiaciuto le donne a cui voleva bene rapite dall’Immacolata Concezione nel dipinto del Tiepolo e il figlio giocare con le lancette del grande orologio, come piccoli guardiani in livrea lucente.
La neve sulle luminarie dell’abete alla finestra dove il cielo si faceva lago, l’uomo al tavolo di spalle che scriveva di crepuscoli…
Era tornato per restare.
Dedicato a Benedetta (da Attimi di prosa)
Opera scritta il 11/12/2024 - 05:26
Letta n.64 volte.
Voto: | su 2 votanti |
Commenti
Atmosfera molto stile C.Dickens,o novella;il ritorno del figliol prodigo.
Attimi di prosa poetica, senza scadere in leziosità.
Complimenti!
Attimi di prosa poetica, senza scadere in leziosità.
Complimenti!
Anna Cenni 11/12/2024 - 12:23
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