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E la chiamano crisi

"E la chiamano crisi!" Urlò il povero Giorgio calza bucata. Così lo chiamavano gli abitanti di quei quartieri. Era il senzatetto più famoso di tutto il quinto municipio. Un vero personaggio agli occhi di tutti, bambini e adulti. Aveva un naso lungo che assomigliava ad un becco, due occhi piccoli e verdi e delle labbra finissime che a malapena si vedevano per via della barba ispida e incolta che le circondava. Si rasava sempre la testa ed era divertente vedere a volte alcune ciocche di capelli finissimi non tagliati. Alto circa un metro e settanta e con una corporatura magra. Era sempre vestito con qualche straccio rimediato in chissà quale secchione o in chissà quale posto, ciò nonostante le persone non lo ripudiavano, anzi, quando lo vedevano, tutti gli rendevano omaggio. Chi gli offriva da bere o da mangiare, chi gli portava dei vestiti o delle coperte, chi addirittura voleva ospitarlo a casa nonostante fosse sempre lordo e puzzolente. Era amato da tutti, forse perchè le imprecazioni che faceva a tutti quanti, oltre a strappare una risata facevano anche riflettere. La frase che lo rese il più noto dei senzatetto fu. "E la chiamano crisi."
Un giorno la vittima del suo sfogo fu un giovane e avvenente uomo d'affari che indossava un vestito elegante color grigio. Stava urlando al telefono.
"Basta non ne posso più. Non c'è la faccio ad arrivare a fine mese. Non faccio altro che pagare tasse su tasse. Basta."
Conluse la telefonata ancora furibondo e gridò." Ma cosa ho fatto di male." Prospiciente all'uomo c'erano due secchioni verdi della spazzatura dove il buon Giorgio calza bucata stava per raccimolare qualcosa da mettere nel suo carrello. Rise a gran voce e tutte le persone lì presenti, dal bar vicino, ai negozi, chi addirittura dal balcone, prestarono attenzione a quello che stava per dire."Tu ti lamenti che non riesci ad arrivare a fine mese." Rise ancora più forte poi riprese. "Allora io che dovrei fare? Dici di non riuscire ad arrivare a fine mese. Ma lo dici con quel faccino bello curato, e con quel telefono da quanto? Seicento euro. Ah e quella vasca ambulante metallizzata con quattro ruote dietro di te è la tua? Mi sembra sia una Mercedes vero? Va proprio in tinta con il tuo bel vestitino elegante." L'uomo vestito bene non conosceva il vecchio Giorgio calza bucata e nonostante si accorse che la gente lo guardava tutto attorno la sua reazione non fu di rabbia, anzi... "Bè nonnetto direi che per oggi ho urlato abbastanza, tieni questi sono per la tua lingua biforcuta." Glì donò dieci euro, poi montò nella sua Mercedes e se ne andò via. Il buon Giorgio calza bucata disse. "La macchina bella, il cellulare bello, il vestito bello, aveva anche dieci euro da regalare e si lamenta pure. Arrr. E la chiamano crisi”. La folla applaudì energicamente mentre lui riprendeva la sua strada e anche se in fondo era un po’ svitato capì che in quell’istante anche lui aveva donato qualcosa. Il sorriso.E fu felice a quel pensiero mentre con il carrello sia avviava chissà dove.



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Opera scritta il 17/09/2014 - 18:15
Da Ivan Bianchi
Letta n.1372 volte.
Voto:
su 6 votanti


Commenti


Oggi ci si lamenta per un niente, quando ci sono tante persone che soffrono davvero...bel racconto, attuale e riflessivo! Ciao,

Chiara B. 19/09/2014 - 10:23

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Racconto letto tutto d'un fiato. Piaciuto molto. Anch'io mi unisco al sorriso di Giorgio calza bucata.

Paola Collura 18/09/2014 - 19:45

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Bellissimo racconto piebo di significati e che invita a riflettere.
Ciao
Aurelio

Aurelio Zucchi 18/09/2014 - 11:54

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Già, anche le crisi hanno sempre volti diversi, a volte molto diversi!...Bellissima la chiusa, per via di quella crisi così ricca di saggezza e bellezza di chi così poco possedeva in denaro, ma...E bello anche l'apprezzamento, davvero non frequente, di coloro che abitualmente lo circondavano. AGGIUNGI IL MIO, Ivan, NEI CONFRONTI di QUESTO TUO BEL RACCONTO, DAVVERO RICCO DI SIGNIFICATO. Vera

Vera Lezzi 18/09/2014 - 11:27

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Per ogni Giorgio calza bucata, ce ne sono tanti altri che hanno le calze d'oro, parlano della crisi degli altri e non conoscono certo crisi per loro stessi. Del resto, non sono quelli che si lmentano a soffrire, ma quelli che magari stanno zitti e vivono nella miseria. Bello!

Salvatore Linguanti 18/09/2014 - 08:07

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COMPLIMENTI IVAN un bel racconto ,letto con piacere,mi unisco al sorriso di Giorgio calza bucata serena notte

genoveffa 2 frau 17/09/2014 - 22:28

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