Questa è la storia di Chiara.
Chiara faceva l’Università, un’estate decise di darsi al volontariato, perché voleva aiutare delle persone.
Andò in una parte sperduta dell’Africa, in un villaggio gestito da un parroco missionario.
C’era molto lavoro da fare.
Un giorno mentre si era presa una piccola pausa, si mise a sedere sotto un vecchio albero e visto anche il gran caldo, si lasciò abbracciare dall’ombra delle foglie.
Si sentì chiamare, e girandosi vide solo un piccolo bruco che camminava alla base del tronco.
Si rimise allora a leggere pensando che fosse solo un’allucinazione causata dal Sole.
“Ehi, ragazza.”, sentì di nuovo.
Si girò ancora, ma c’era solo il piccolo animale.
Lo fissò per qualche secondo e poi si voltò di nuovo per volgere i suoi occhi alle parole del suo libro.
“Non ti girare, sono io, ciao.”, disse il bruco.
Chiara diresse il suo sguardo verso la piccola creatura.
Il bruco si era messo quasi in piedi.
La ragazza alzò il bruco e lo prese nella mano.
“Piccola creatura, sei tu che mi chiamavi?”, disse Chiara
“Si, ero io, ciao.”
“Io sono Chiara ciao e tu?”, chiese la ragazza ancora sorpresa.
“Io non ho un nome, chiamami come preferisci.”
“Va bene ti chiamerò, Baruffo.”
“Ok, ma perché Baruffo?”
“Mi piaceva e secondo me ti sta bene…scusa se sono ancora dubbiosa ma non mi capita tutti i giorni di parlare con un bruco.”
“Parli con me perché è il tuo amore verso noi piccole creature della Natura, che ti permette il parlare con me.”
La ragazza dopo un’ora tornò al villaggio e si mise il bruco sulla spalla.
Non passava giorno in cui non stavano insieme.
A lei piaceva parlare con lui aveva sempre qualcosa d’interessante da dirgli, e lei l’ascoltava attenta.
Se fosse stato un ragazzo avrebbe provato amore per lui.
Una mattina si alzò e vide che il suo amico era scomparso dalla scatola che Chiara teneva sul comodino di fianco al letto.
I giorni trascorrevano, e lei non faceva altro che pensare al suo amico scomparso.
Arrivò il giorno della sua partenza.
Prese l’aereo e tornò a casa.
Arrivò e salì verso il suo appartamento ed entrò in casa.
Ma sentì dei rumori arrivare dal salotto.
Si diresse verso la stanza e vide un ragazzo di bell’aspetto.
S’impaurì, e afferrò il candelabro che c’era sul mobile di fianco alla porta.
“Chi sei, vattene!”, urlò Chiara
“Fermati sono Baruffo, il tuo amico bruco che il tuo amore a trasformato in persona”.
“Baruffo è morto!”, esclamò la giovane donna.
“Baruffo è vivo ed è qui per te, posa quel candelabro”.
La ragazza, per assicurarsi che fosse lui, gli fece delle domande a cui solo lui poteva rispondere.
Chiara posò il candelabro e si avvicinò a lui.
I due cominciarono a parlare.
I giorni che seguirono la coppia di ragazzi fece sempre più amicizia.
Chiara nei giorni seguenti, sentì che cominciava a provare amore nei confronti di quel ragazzo tanto speciale.
Un giorno mentre passeggiavano lui disse: “Chiara devo dirti una cosa”.
“Cosa.”
“Ti amo”, disse guardandola negli occhi.
I due si abbracciarono e si baciarono.
E da li e nei giorni seguenti i due si amarono sempre di più, convinti anche che il loro amore sarebbe diventato sempre più forte e solido perché anche la Natura aveva aiutato quel legame.
Chiara faceva l’Università, un’estate decise di darsi al volontariato, perché voleva aiutare delle persone.
Andò in una parte sperduta dell’Africa, in un villaggio gestito da un parroco missionario.
C’era molto lavoro da fare.
Un giorno mentre si era presa una piccola pausa, si mise a sedere sotto un vecchio albero e visto anche il gran caldo, si lasciò abbracciare dall’ombra delle foglie.
Si sentì chiamare, e girandosi vide solo un piccolo bruco che camminava alla base del tronco.
Si rimise allora a leggere pensando che fosse solo un’allucinazione causata dal Sole.
“Ehi, ragazza.”, sentì di nuovo.
Si girò ancora, ma c’era solo il piccolo animale.
Lo fissò per qualche secondo e poi si voltò di nuovo per volgere i suoi occhi alle parole del suo libro.
“Non ti girare, sono io, ciao.”, disse il bruco.
Chiara diresse il suo sguardo verso la piccola creatura.
Il bruco si era messo quasi in piedi.
La ragazza alzò il bruco e lo prese nella mano.
“Piccola creatura, sei tu che mi chiamavi?”, disse Chiara
“Si, ero io, ciao.”
“Io sono Chiara ciao e tu?”, chiese la ragazza ancora sorpresa.
“Io non ho un nome, chiamami come preferisci.”
“Va bene ti chiamerò, Baruffo.”
“Ok, ma perché Baruffo?”
“Mi piaceva e secondo me ti sta bene…scusa se sono ancora dubbiosa ma non mi capita tutti i giorni di parlare con un bruco.”
“Parli con me perché è il tuo amore verso noi piccole creature della Natura, che ti permette il parlare con me.”
La ragazza dopo un’ora tornò al villaggio e si mise il bruco sulla spalla.
Non passava giorno in cui non stavano insieme.
A lei piaceva parlare con lui aveva sempre qualcosa d’interessante da dirgli, e lei l’ascoltava attenta.
Se fosse stato un ragazzo avrebbe provato amore per lui.
Una mattina si alzò e vide che il suo amico era scomparso dalla scatola che Chiara teneva sul comodino di fianco al letto.
I giorni trascorrevano, e lei non faceva altro che pensare al suo amico scomparso.
Arrivò il giorno della sua partenza.
Prese l’aereo e tornò a casa.
Arrivò e salì verso il suo appartamento ed entrò in casa.
Ma sentì dei rumori arrivare dal salotto.
Si diresse verso la stanza e vide un ragazzo di bell’aspetto.
S’impaurì, e afferrò il candelabro che c’era sul mobile di fianco alla porta.
“Chi sei, vattene!”, urlò Chiara
“Fermati sono Baruffo, il tuo amico bruco che il tuo amore a trasformato in persona”.
“Baruffo è morto!”, esclamò la giovane donna.
“Baruffo è vivo ed è qui per te, posa quel candelabro”.
La ragazza, per assicurarsi che fosse lui, gli fece delle domande a cui solo lui poteva rispondere.
Chiara posò il candelabro e si avvicinò a lui.
I due cominciarono a parlare.
I giorni che seguirono la coppia di ragazzi fece sempre più amicizia.
Chiara nei giorni seguenti, sentì che cominciava a provare amore nei confronti di quel ragazzo tanto speciale.
Un giorno mentre passeggiavano lui disse: “Chiara devo dirti una cosa”.
“Cosa.”
“Ti amo”, disse guardandola negli occhi.
I due si abbracciarono e si baciarono.
E da li e nei giorni seguenti i due si amarono sempre di più, convinti anche che il loro amore sarebbe diventato sempre più forte e solido perché anche la Natura aveva aiutato quel legame.
Non pensare mai di aver perso qualcuno di veramente importante, perché se lo è veramente prima o poi lo ritroverai.
Opera scritta il 21/09/2014 - 22:06
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Commenti
UNA bellissima morale questa tua bella favola,un incoraggiamento alla vita,letto con piacere,complimenti GIUSEPPE
genoveffa 2 frau 22/09/2014 - 23:17
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