Si ammalò e una febbre
improvvisa divampò
tra parole trafugate
sulla punta della lingua
senza che ne
sapesse provenienza.
Di notte biancovestito
sciagurato strisciava
pancia a terra
lungo la via.
Io mi cosparsi le spalle
di un'angoscia antica,
che tanto tracimava
come fiume in piena
oltre la riva
dalla sua bocca aperta.
Mi si scaldò la vena
quella del cuore cava,
non era inquietudine
ma pura euforia.
Vidi come toccare
la luce passando
da un buio profondo.
Ed ora che son cieca
credo che dell'infinito
quella volta,
mi fu concesso di
incorporarne l'essenza.
improvvisa divampò
tra parole trafugate
sulla punta della lingua
senza che ne
sapesse provenienza.
Di notte biancovestito
sciagurato strisciava
pancia a terra
lungo la via.
Io mi cosparsi le spalle
di un'angoscia antica,
che tanto tracimava
come fiume in piena
oltre la riva
dalla sua bocca aperta.
Mi si scaldò la vena
quella del cuore cava,
non era inquietudine
ma pura euforia.
Vidi come toccare
la luce passando
da un buio profondo.
Ed ora che son cieca
credo che dell'infinito
quella volta,
mi fu concesso di
incorporarne l'essenza.
Poesia scritta il 08/05/2024 - 13:24Da Anna Cenni
Letta n.496 volte.
Voto: | su 4 votanti |
Commenti
Ti ringrazio tanto Piccolo Fiore!!


Anna Cenni
09/05/2024 - 11:42 --------------------------------------
Molto bella, Anna. Complimenti.
Piccolo Fiore
09/05/2024 - 06:27 --------------------------------------
Grazie di cuore Mirko, commento poesia stupendo!!


Anna Cenni
08/05/2024 - 17:05 --------------------------------------
Grazie infinite Jean J.
molto gentile!!

molto gentile!!

Anna Cenni
08/05/2024 - 17:03 --------------------------------------
Grazie mille Francesco, tu sai fare delle belle analisi poetiche!! 

Anna Cenni
08/05/2024 - 17:03 --------------------------------------
La sera prima la nebbia
si introduceva dal camino,
e ricordo di aver fatto
una gran fatica
ad accendere la stufa.
Ora non ho
che parole,
per quanto
sentite, comunque vuote.
E resta così una strofa.
S’era nascosta la sera
sulle mani di fuliggine,
orfana
del tepore del caminetto.
Dio uscì dalla
sua caligine lasciandoti
senza un’altra sera
sopita dentro al letto…
si introduceva dal camino,
e ricordo di aver fatto
una gran fatica
ad accendere la stufa.
Ora non ho
che parole,
per quanto
sentite, comunque vuote.
E resta così una strofa.
S’era nascosta la sera
sulle mani di fuliggine,
orfana
del tepore del caminetto.
Dio uscì dalla
sua caligine lasciandoti
senza un’altra sera
sopita dentro al letto…
Complimenti
Mirko D. Mastro
08/05/2024 - 16:53 --------------------------------------
Molto bella, Complimenti
Jean Jacques
08/05/2024 - 16:50 --------------------------------------
Capita, a fronte di avvenimenti particolari e di parvenza strana, di scoprirsi inclini a suggestioni che piacevolmente possono spianare la strada verso orizzonti luminosi ove cogliere l'essenza della vita. Mi piace leggerla così. Complimenti, ciao


Francesco Scolaro
08/05/2024 - 15:15 --------------------------------------
Grazie di cuore MariaLuisa.


Anna Cenni
08/05/2024 - 14:33 --------------------------------------
E capita a volte di intravvedere "la luce" che normalmente in questo mondo terreno non ci è concesso finché non ritorneremo di nuovo di là.


Maria Luisa Bandiera
08/05/2024 - 14:17 --------------------------------------
Ma grazie infinite Frank per i tuoi sempre verdi e belli commenti.


Anna Cenni
08/05/2024 - 14:04 --------------------------------------
E così, la tua poesia
come un fiume che scorre,
il mio cuore si riversa,
in un mare di pensieri profondi,
dove ogni onda era un ricordo.
Bellissima.

come un fiume che scorre,
il mio cuore si riversa,
in un mare di pensieri profondi,
dove ogni onda era un ricordo.
Bellissima.

Francesco Cau
08/05/2024 - 14:01 --------------------------------------
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