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Segnali dallo spazio

Marzo 1967, una stazione radio della costa ovest americana sta trasmettendo il suo consueto programma di intrattenimento.
Nessuno avrebbe potuto immaginare che quella sarebbe stata la prima trasmissione a venir captata in un pianeta anni luce lontano dal nostro ed a noi ancora sconosciuto.
Il pianeta Casm vive la sua “era tecnologia” corrispondente, più o meno, ai nostri anni 60/70. I suoi abitanti sono convinti di essere gli unici esseri pensanti dell'universo.
Non vengono previsti studi su altri mondi abitati perché i fondi a disposizione non permettono investimenti per cose che vengono viste, da diversi capi politici, come costose curiosità e anche perché la religione dominante non prevede la presenza di altri esseri pensanti.
Seguiamo la vicenda di un ragazzo che per pura casualità si ritrova a due passi dal nuovo e avveniristico campo K4, dove in maniera assolutamente fortuita vengono messe le basi di una nuova visione dell'universo.
Da noi nessuno può immaginare che le onde radio disperse nello spazio più profondo sono state intercettate da altri esseri viventi, altra civiltà simile alla nostra, che grazie a queste scoprono di non essere soli nell'universo.



Avevo sentito parlare di questa nuova invenzione.
La cosa è rimasta una curiosità finché non ho letto che un impianto avveniristico verrà posizionato non lontano da casa mia.
Lo scopo è quello di cercare onde radio nello spazio profondo per verificare alcune teorie fisiche.
Non essendo fisico e non avendo nessuna particolare curiosità in materia, guardo alla cosa solo con limitato interesse.
In poco tempo tutte le attrezzature vengono montate, come base viene utilizzata una vecchia scuola abbandonata, rimessa apposto e sistemata per ospitare il team di scienziati.
Il tempo passa senza nessun particolare, almeno dal mio punto di vista, evento.
Knut, un amico di vecchia data, è invece affascinato da questo via vai di scienziati, di attrezzature, è lui che insiste ad avvicinarci, di tanto in tanto, al campo K4, così si chiama la struttura, per curiosare un po'.
E' diventato amico di alcuni scienziati che gli raccontano un po' di cose e lui lì che ascolta affascinato.
Di certo dopo gli studi vorrà fare lo scienziato.
Non tutti sono amichevoli, alla fine lo capisco, avere in mezzo alle scatole dei ragazzini, a volte due, ma altre tre, quattro o anche più, alla lunga stanca e infastidisce.
Il responsabile del campo K4 ci dice che dal prossimo ciclo non ci sarà più permesso l'ingresso nella struttura.
Knut non prende bene la notizia, che trovo corretta, si agita, sbraita contro chiunque dia ragione al responsabile del campo K4.
Ciclo 4, Knut non si vuole arrendere facilmente e quasi costringe me e Zlut a provare ad entrare nel campo K4.
Un guardiano ci blocca, poi chiama rinforzi.
Veniamo portati all'interno della struttura.
Qui notiamo una strana agitazione, Knut chiede al guardiano che ci scorta il motivo di tutto questo trambusto ma lui resta silenzioso.
Aspettiamo l'arrivo di qualcuno dentro una stanza, pensiamo che possa essere il responsabile della struttura, non ci dicono nulla.
Dopo diversi periodi di tempo veniamo accompagnati fuori dalla struttura senza che nessuno ci comunichi nulla.
Knut, come procediamo verso l'uscita, incontra uno scienziato con cui aveva instaurato un rapporto di amicizia, si ferma a parlare con lui e anche noi ci fermiamo, il guardiano ci lascia soli con lo scienziato.
Lo scienziato si chiama Blaha, è in preda ad una forte agitazione, inizialmente non riusciamo a capire cosa dice, talmente è agitato, poi si calma e prova a spiegarci cosa sta succedendo.
Studiando le onde elettromagnetiche dell'universo si erano imbattuti in segnali anomali, che in base alla struttura dell'universo e alla logica, non potevano essere che prodotti da qualche “intelligenza”.
Inizialmente erano solo dei numeri, dei grafici che differivano enormemente dai livelli standard poi uno scienziato aveva inventato un apparecchio che riusciva a commutare in suoni questi segnali dallo spazio.
Quello che ne era venuto fuori aveva dell'incredibile.
Blaha, in preda all'eccitazione, ci dice che anche noi ragazzi dovevamo partecipare quella che era una scoperta sconvolgente che avrebbe rivoluzionato il futuro di tutti.
Ci porta verso un altro edificio, che prima era lo spogliatoio della palestra, lì dentro ci sono dei piccoli monitor.
. Venite ragazzi, mettetevi qui, ci dice lo scienziato, poi aziona una cosa - Questa non è la sala centrale, non vorrei creare disagi a voi e a me... ascoltate.
Dall'apparecchio si sentono distintamente delle voci incomprensibili.
. Sentite? Queste vengono dallo spazio... sapete cosa vuol dire?
. Dallo spazio? ma... non è possibile che vengano dal nostro pianeta? - chiede Zlut incredulo.
. No! Vengono dallo spazio profondo. Anche, per assurdo, ammettendo che fossero “nostre” trasmissioni che per qualche motivo ignoto fossero rimaste “intrappolate”... comunque sia da noi le trasmissioni radio sono iniziate, tenendo conto anche degli esperimenti, 25 periodi fa, queste provengono da una distanza molto maggiore.
. Non la seguo – gli fa Zlut.
. Allora, cercherò di spiegartelo in modo facile. Un nostro scienziato, il Professor Dfen ha dimostrato che la luce viaggia nella nostra galassia ad una certa velocità massima. Ora, allo stato attuale, non sappiamo di preciso se tutto l'universo risponde a questa regola, però, si può affermare che in un periodo/luce lo spazio percorso dalla luce nella nostra galassia ha un valore definito. State seguendo? Se questi segnali provengono da una distanza di 60 periodi/luce è evidente che non possono essere i nostri, del nostro pianeta.
. Cosa pensate di fare? - chiede Zlut allo scienziato.
. Non lo so. Il responsabile della struttura ha chiamato il Gran Capo che dovrebbe venire a breve nel campo per vedere di persona e parlare con gli scienziati e capire meglio la situazione. Mi hanno detto che hanno dato incarico a degli esperti di cercare di capire cosa dicono le voci dello spazio... sarà molto difficile.
. Mi padre è il direttore del Culto Unito di questo settore, lui ha sempre detto che siamo soli nell'universo, che gli Dei hanno fatto solo noi e che l'universo è così esteso perché ci sarà un tempo che colonizzeremo tutto lo spazio... per quello è così grande. - dice Knut.
. Temo che non abbia ragione. Per ora siamo solo agli inizi. Dobbiamo ancora capire tante cose ma... mi pare evidente che non siamo soli. Sentite, forse ho sbagliato a farvi venire qui, però quello a cui state assistendo è un evento storico. Vi chiedo di tenervi questa storia per voi ancora per un po'. Sarà questione di pochi cicli e la cosa verrà resa nota a tutti. Voi, quando sarete grandi, potete dire: io c'ero... ero lì dove la storia, la grande storia, si stava svolgendo.
Veniamo accompagnati all'uscita e anche lo scienziato gentile ci ribadisce di non presentarci più al campo K4.
Usciamo dal campo K4 piuttosto frastornati.
Sinceramente del discorso periodo/luce ho capito ben poco, e penso anche gli altri.
Quello che ho capito, in modo chiaro e netto, è che non siamo soli nell'universo, che esistono civiltà come la nostra da qualche parte nello spazio.
Restiamo fuori dai cancelli della struttura per un po', ci guardiamo in faccia, nessuno inizia a parlare.
Ci incamminiamo verso casa, poi iniziamo a fantasticare su come possono essere questi alieni e li immaginiamo stranissimi, ridiamo, ridiamo tanto.
Arriviamo a casa mia senza quasi rendercene conto.
Invito a casa anche gli altri per mangiare e decidere cosa fare con questa storia.




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Racconto scritto il 11/10/2020 - 19:54
Da Massimiliano Casula
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