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La verità della notte

C'è un intervallo tra il buio e la luce di un faro. Non è l'uno, non è l'altra.
Solo un territorio di mezzo, un pezzo che non esiste se non si conosce ciò che cuce i lembi, chi getta ponti nella penombra e si gode l'attimo di passaggio, senza temere il vuoto.
È così vicina casa mia al promontorio, che il faro lascia una vibrazione sui vetri chiusi, al passaggio della luce e la risucchia in silenzio, prima che il buio soffi un alito fresco sulla scogliera, aspra.
I cactus lasciano il posto alle berte, accovacciate negli incavi ricchi di sale.
Dove evapora il mare si può restare nudi.
Ho un amante francese.
Il me dit Je t'aime, ta bouche rouge è più bella della Tour Eiffel. Io cucino gli spaghetti col basilico dell'orto, vicino alla vigna dell'Ansonaco. Profumano la cucina.
I calici di vino si sfiorano in uno sfregarsi morbido che non trattiene una goccia. Rotola tra noi.
Chi la insegue vince. Io e lui in corsa, antagonisti in una stretta alleanza.
Ho un amante dalla risata argentina.
Mi dà lezioni di tango. Sulla veranda cosparge la farina quando il sole ad ovest arrossa i graniti e lascia una strada dorata sul mare. Con le gambe a gancio, a un passo dal mio udito mi sussurra Yo dirijo el tango e tu segui il mio cammino. Io do l'acqua ai fiori quando il sole scende oltre la curva del giorno portandosi via l'oro, lasciando il brillio dell'acqua sui ricci di mare, mentre si ritirano al riparo della luce delle stelle.
Ho un amante silenzioso.
È un pittore nei mattini scolorati dalla nebbia. Con i polpastrelli sulla tela imprime le mie linee di profilo. Le raccoglie quando la sedia a dondolo dove resto seduta mi ruba lo scialle e della schiena scopre quella nuova cicatrice. Lui ci disegna un raggio di sole e sotto scrive Sono innamorato di voi, aggiungendo il mio nome a quel segno scanzonato. Io mi lascio dondolare e la mia schiena vive le stagioni per cantare.
Ho un amante in ogni stanza e la notte sono sola.
Sul cuscino ho un libro e una lettera d'amore. Per destino, segnalibro.
Il gatto si distende lungo il mio fianco, al riparo dei giochi del faro. Mi addormento col sorriso.
Le fusa morbide mi traghettano dalla notte alle vele del mattino.
Domani impareremo a ridere di noi e di quanto il mare, non ci chieda mai, un faro per navigare.



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Racconto scritto il 12/10/2020 - 19:45
Da Grazia Giuliani
Letta n.736 volte.
Voto:
su 6 votanti


Commenti


Vi ringrazio tanto...

Grazia Giuliani 22/10/2020 - 18:43

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Ti trasporta in un mondo incantato il tuo bel racconto.Un tango ballato seguendo i movimenti, la luce suggestiva del faro, la solitudine riempita dai ricordi,che divengono amanti immaginari. Certo non ti manca la fantasia, e sei in grado di fare sognare anche chi ti legge. Complimenti.

Teresa Peluso 13/10/2020 - 20:25

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Sempre bravissima Grazia!!!

barbara tascone 13/10/2020 - 16:56

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Racconto suggestivo e ricco di "atmosfera"..."mi traghettano dalla notte alle vele del mattino". Poi c'è la presenza del faro...elemento di grande fascino:
"Non riesco a pensare a nessun altro edificio costruito dall’uomo che sia altruistico quanto un faro. Sono stati costruiti solo per servire.
(George Bernard Shaw)

barbara tascone 13/10/2020 - 16:54

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GRAZIA...Come sempre sei straordinaria. Quanti amanti ognuno ti dona qualcosa...un ricordo che traduci in semplici gesti della vita. Nella notte buia vengono rischiarati dalla luce del faro che sempre illumina i nostri viaggi per approdi sicuri. Brava sono tue tutte le stelle del cielo.

mirella narducci 13/10/2020 - 16:05

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Mi sono lasciato trasportare senza timore. Complimenti e grazie.

Moreno Maurutto 13/10/2020 - 10:22

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Una presentazione del racconto molto particolare in ogni suo passaggio che lo rende molto particolare.
Nello scorrere della lettura ci si trova immersi nei paesaggi dell'autrice che sa condurre il lettore dentro il suo stesso immaginario coinvolgendolo ed emozionandolo. Molto apprezzato.

Maria Luisa Bandiera 13/10/2020 - 08:39

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Trovo che il filo conduttore di questo testo splendido sia il faro. Un faro dove si può anche pensare di finire la propria vita... in mezzo al mare in compagnia di un violoncello. Sì, perchè La verità della notte (titolo meraviglioso) ha l'eleganza di un brano di Irene Fargo. Pianoforte ed archi.
"Per essere un faro, devi essere così forte da resistere a ogni forma di tempesta, a ogni genere di solitudine e devi avere una luce potente dentro di te" (Mehmet Murat İldan)

Mirko D. Mastro(Poeta) 13/10/2020 - 05:45

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Più che alla trama questo racconto convince per la predisposizione che mette nell'animo del lettore la sequenza delle parole che l'autrice ha usato in maniera sapiente quasi un traghettamento dal buio alla luce facendo scoprire situazioni che solo i sogni sanno spiegare. Grazia non è nuova a questi chiamiamoli sotterfugi che fanno parte della sua cultura ma sopratutto del rispetto del suo modo di porsi che il lettore, quello più accorto, non può fare a meno di apprezzare.

Antonio Girardi 12/10/2020 - 21:01

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Il destino ti ha lasciato, quale cosa tangibile, la lettera del tuo amore che non c’è più. Ma in ogni stanza ed ad ogni ora, un amante diverso ti fa rivivere l’amore. Scrittura sognante ed elegiaca.
Il tuo racconto mi è piaciuto tantissimo Grazia.

Anna Maria Foglia 12/10/2020 - 20:42

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