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Il Potere della Luna: secondo e terzo capitolo

SECONDO CAPITOLO



Trovo da sedere e, per una volta, mi accomodo proprio invece di rimanere sul bordo con il timore di venir contaminata dal mondo sotterraneo. Rido della mia stessa riflessione perché non sono nell’oltretomba. Sono sulla tube, a Londra, e già da un paio di giorni ho intravisto una realtà che non conoscevo: la gente vive, anche nella metropolitana. Ho visto ragazze truccarsi, flirtare, mangiare, leggere o ascoltare musica, conversare allegramente, dormire.
Torno a rileggere il biglietto, quattro parole che ormai conosco a memoria – oddio, non potrebbe essere diversamente, sono quattro, quattro parole, non la Divina Commedia, - poi continuo a fingere di essere interessata alla carta che ho in mano come fosse la mappa di un tesoro e io stessi interpretando i segni. In realtà l’ho già fatto, un minuto fa ho googlato gli indizi: Watkins Books è un negozio in Cecil Court che, recita l’insegna – almeno credo sia l’insegna quella che appare sulla foto – “Esoteric centre” e altro. Stiamo scherzando? Qualcuno si prende gioco di me, la tizia della metropolitana è la complice ed è stata lei a far caracollare lì quel pezzo di carta. Come, non so, ma gli illusionisti bravi fanno proprio questo: fanno magie apparenti, senza spiegazione logica e ti mostrano l’effetto finale lasciandoti con la bocca spalancata come un’idiota perché non capisci niente, ma vorresti tanto riuscire a smascherarli perché in questo modo potresti dimostrare che tutto ha sempre un senso. E adesso, invece, dovrei andare in un negozio di occultismo? Ma non diciamo idiozie!
Ed eccomi davanti al n° 19 di Cecil Court: la National Gallery può attendere.
Mi guardo attorno, guardo disordinatamente i libri di seconda mano posti in cassette sul davanzale esterno: niente di interessante e niente di conosciuto.
Mi sposto davanti alla vetrina del negozio a fianco: musica in tutte le sue forme. Spartiti vecchi che soltanto a guardarli sembrano ridursi in polvere, libri che conterranno germi arrivati direttamente dal diciottesimo secolo. Rientro nel territorio di competenza dell’esoterismo. Esce un uomo dall’aspetto normale, perfino distinto. Forse non è un negozio di squilibrati.
Entro. La porta non tintinna, non mi trovo in una dimensione parallela, non vengo accolta da personaggi strani né da folletti. Mi scontro con un sorriso, quello della donna alla cassa, quello della donna che ha raccolto il foglietto.
- Sono Sophia. Ben arrivata Rachel, era ora che tu incontrassi il tuo Destino.
Quel che è troppo è troppo. Volto le spalle a quella situazione surreale ed esco di scena.



TERZO CAPITOLO



Sono le undici, troppo presto per una birra per cui entro in un pub, mi guardo attorno per individuare un tavolo libero e mi siedo, decisa a ordinare…
- Mezza pinta di Abbot?
Sophia è lì, scollatura e sorriso offerti al mio sguardo. Poiché non rispondo, va dal barista, un ragazzo inguardabile con un lobo allargato oltre misura e…no, in effetti è l’unico aspetto che mi disturba, per il resto è proprio carino. Lo vedo spillare due boccali piccoli traboccanti di schiuma, ma invece di passarli a lei li lascia sul bancone e soltanto dopo un po’ passano di mano fino ad arrivare sul mio tavolino. Sul nostro tavolino dal momento che anche lei si siede con me.
- Turbata?
Altra botta: parla la mia lingua, ma questo l’avevo capito fin da subito. Come abbia fatto a intuire la mia nazionalità, beh, questo è un mistero.
- Turbata? Scherzi? Perché dovrei essere turbata? Cazzo, certo che lo sono! Chi sei? Ah, scusa per l’imprecazione.
Ride. Buon segno anche se non capisco il motivo per cui dovrei necessitare di buoni segni. Beve un sorso. Bevo due sorsi. Lei attende che io parli, io che lei spieghi. Lei si aspetta delle domande, io delle spiegazioni.
Siamo a metà del bicchiere e fra di noi c’è ancora il silenzio. Realizzo che la situazione non cambierà se non farò io il primo passo. Per un qualche recondito motivo sembra sia questa la procedura standard da seguire.
- Allora, che cosa sei? Un’illusionista? Una maga?
- No, una strega.
Ecco, adesso siamo scivolate nel ridicolo. Una strega? Devo averlo detto a voce alta perché lei risponde – e accidenti se è seria quando lo fa!
- E anche tu lo sei. Sei qui per scoprire come usare il magico potere della Luna e della sua Luce.
D’accordo, a questa un incontro in neuropsichiatria farebbe soltanto bene, ma io non so come sganciarmi da lei. E se fosse pericolosa? Una stalker che mi ha puntata per un qualche motivo?
- No, non sono una stalker né ti ho puntata.
Se mi voleva atterrare ci è riuscita. Legge nel pensiero? Oppure ho parlato a voce alta senza rendermene conto. Sì, deve essere così senza dubbio. Non sono tranquilla, temo il formulare frasi, perfino il pensare mi incute timore. Allora mi concentro sulla mia birra ambrata, di una marca che non ho mai assaggiato, ma che mi soddisfa. Mi immergo nel suo sapore, un lieve retrogusto amaro che non smorza le note dolci di superficie. Quali stronzate sto dicendo, anzi pensando? Non sono un’intenditrice, ma il mio giudizio mi piace, mi solletica, mi regala la sensazione di saper giocare con le parole.
- Pensi di immergerti nel bicchiere fino ad annegare? Non riusciresti comunque a sfuggire ciò che ti aspetta. Lo troveresti in un altro posto ad attenderti. - le parole di Sophia sono infilate in un arazzo ricamato con il sorriso e la gentilezza. – Ti conviene affrontarlo adesso.
- In un pub? – per quanto il Mr Fogg sia un ambiente confortevole e mi piaccia molto l’atmosfera che vi si respira, non lo considero un luogo in cui affrontare… E poi, che cosa dovrei affrontare? Lo chiedo a lei, a voce sommessa per non farmi udire dal tavolo vicino, anche se immagino che nessuno si prenderebbe il disturbo di origliare la nostra conversazione. Però, siccome a me piace farlo… Sì, d’accordo che non è etico né politicamente corretto – cavolo quanto mi rompe ‘sta storia del politicamente corretto. Primo, come se la politica e i politici fossero corretti (modifichiamo una vocale e oplà, ecco la realtà!); secondo, perché una frase simile, con dentro la politica, c’entra un piffero. Comunque… lo ammetto, quando vedo qualcuno che parla mi piace buttare lì l’orecchio, perché lì ci sono storie, c’è vita, amore e morte compresi. Talvolta, poi, nemmeno serve allungare i muscoli e tendere le antenne perché il tono è talmente alto che nell’edificio a fianco seguono tutto in streaming. Ritorno al comunque…
- Devi affrontare un percorso iniziatico per arrivare all’essenza di te stessa.
- Cristo Santo. Stai dicendo sul serio? Ma ti sei sentita? Dovrei affrontare un percorso iniziatico per arrivare all’essenza di me stessa? È questo che dovrei fare?
- Certo che no!
-Ah, ecco. Adesso iniziamo a ragionare.
Sophia mi interrompe con un sorriso enigmatico che non promette niente di buono.
- Non “dovresti”, ma “devi”, ne va della tua vita.
Poi si alza, incurante della mia bocca spalancata, paga le consumazioni di entrambe e si avvia alla porta. Prima di uscire si gira, mi guarda e mi incoraggia a seguirla con un:
- Andiamo?
- Come? Dove? Quando? Ma soprattutto…perché? – cioè, perché mi guardo intorno e la seguo?




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Racconto scritto il 07/05/2021 - 09:40
Da Stella Teti
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