Un mare immobile come uno specchio,
soffocato dal caldo del pomeriggio.
Strida lontane, stanche, di gabbiani.
I marinai, hanno dovuto arcuarsi sui remi,
non c’è vento che gonfi le vele,
ma non imprecano,
il caldo gliene ha tolto la forza.
Il rumore ritmico dei remi, nell’acqua ferma,
per lunghi minuti l’unico sussurrio dell’infinito.
Nell’aria immobile, una voce,
vola come una meteora,
e’ una voce sottile, malinconica.
Canta in un linguaggio sconosciuto
eppure fatto di suoni nitidi, cristallini.
Quell’armonia, giunge dritta al cuore,
mentre gli occhi, si velano di una strana nebbia,
quel canto, porta a ciascuno le sue nostalgie,
i suoi ricordi, i propri amori.
La voce canta,
canta una canzone diversa per ciascuno,
ed una sempre uguale per l’immensità’ del mare.
soffocato dal caldo del pomeriggio.
Strida lontane, stanche, di gabbiani.
I marinai, hanno dovuto arcuarsi sui remi,
non c’è vento che gonfi le vele,
ma non imprecano,
il caldo gliene ha tolto la forza.
Il rumore ritmico dei remi, nell’acqua ferma,
per lunghi minuti l’unico sussurrio dell’infinito.
Nell’aria immobile, una voce,
vola come una meteora,
e’ una voce sottile, malinconica.
Canta in un linguaggio sconosciuto
eppure fatto di suoni nitidi, cristallini.
Quell’armonia, giunge dritta al cuore,
mentre gli occhi, si velano di una strana nebbia,
quel canto, porta a ciascuno le sue nostalgie,
i suoi ricordi, i propri amori.
La voce canta,
canta una canzone diversa per ciascuno,
ed una sempre uguale per l’immensità’ del mare.
Poesia scritta il 08/04/2011 - 09:08
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