tra le eterni notti,
non si stancherà di cercare,
non sarà in nessun luogo
ove lo sguardo umano si poserà.
Coloro i quali lo chiameranno a gran voce
otterranno il beneficio dell'anziano,
le cui mani sono fiumi di luci,
lampioni di energia incessante.
Di quest'acqua calda e fresca
si riempiranno i giorni e le notti,
berranno gli assetati
e i quali avranno bevuto
potranno scorgere oltre i muri fantocci
il vuoto che si annida tra gli atomi.
Un vuoto di pienezza,
di contemplazione,
un ponte che ci separerà dalla convinzione
che esiste una materia solida,
cibo della mente,
veleno per il parassita del pensiero.
Quando questo parassita
non si nutrirà più del nostro tempo
ci sarà un vuoto,
un tonfo sordo,
un buco nero di suoni,
poi più nulla.
Ci svuoteremo dalla polvere
che si annida in noi,
scapperanno gli scheletri d'ossa
e in lontananza vedremo
le piume dei cigni bianchi volteggiare
tra le albi dei mille universi.
Osserveremo che il tempo
è un cerchio infinito che mangia se stesso,
tra vari cosmi che si compenetrano
e danno vita a ciò che si muove,
essere come l'acqua
che fluisce tra le rocce
come un serpente che sale
lungo la colonna vertebrale.
Sarà vana la ricerca sotto i sassi,
in mezzo alle persone,
tra i libri,
di quel sapere arcaico,
quella risposta alle grandi domande,
esso infatti viene custodito
nel cuore del tempio umano.
Esso è come un fiore
dai mille petali,
un fuoco che pervade l'aria
che accende il segreto dei corpi
divenendo il distruttore dell'inganno
e il salvatore della verità.
Il tempio è aperto per tutti
e per nessuno
e una volta entrati
non si può più tornare indietro.
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