ma tu sei la cosa
più importante che ho.
Sei un piccolo fiore
in un mondo
che di fiori non ne ha.
Sei l'alcol
quando ho bisogno di ricordare come sorridere,
come un vecchio
che va oltre il primo bicchiere.
Mi dai alla testa.
Dopo mesi che non ti vedo e non sei più mia,
mi sento in astinenza,
e sto per impazzire.
Ti manderò dei fiori,
per me, non per te,
perché ne ho bisogno
per sapere di essere
ancora capace di sognare.
Sapere che posso ancora
dare un calcio a questa vita
che è già stanca di fuggire
dalla noia e dalla routine.
Mi rifugio nell'arte
per cercare qualcosa
che non so trovare,
o forse non c'è.
Quasi ti vedo,
ma poi
non sei tu.
La potenza
del bacio di hayez
mi ricorda quella dei nostri,
ma lo sfondo
era un universo
che i colori non sanno rappresentare.
Le macchie di Fattori
spengono il mio cuore folle
per un minuto,
magnifico minuto
che calma il mio animo,
e mi trastullo
nella solitudine
di quel momento,
prima di ricordare
di quando portai te
di fronte a quella tela,
per sentire le mie stesse emozioni.
Immobili,
come se noi stessi il quadro,
con le braccia intorno al collo
in una stretta tiepida d'amore.
Proseguono le mie gambe senza controllo
in cerca di appoggio,
la futuristica velocità di Boccioni
mi inquieta,
così come le restanti avanguardie.
Corro.
In fondo a un corridoio di esplosioni di colore
un solco profondo,
su una tela rossa.
Due vecchi che lanciano maledizioni
all'innovazione di Fontana,
io
che mi ritrovo nudo,
ammaliato dal solco sul mio cuore
profondo come l'universo
che un tempo era nostro.
E mi accorgo che un cuore può essere ferito davvero una volta sola, il resto sono solo tagli.
Ti avevo trovata.
Rimasi li,
a guardare il tuo artefatto,
per ore,
piansi,
uscii dal mondo,
corsi,
ti persi.
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