RACCONTI |
In questa sezione potete consultare tutte le poesie pubblicate per argomento. In ogni caso se preferite è possibile visualizzare la lista delle poesie anche secondo scelte diverse, come per ordine di mese, per argomento , per autore o per gradimento. |
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Lista Racconti |
La mia memoria La mia memoria
“Mo’ ene Natale nun tengo denare” ![]() ![]() ![]()
La non vedente In una festa paesana, una sera del mese di Agosto, nella piazza principale del paese, vicino il palazzo del comune. Quella sera in piazza c’era il veglione, si ballava tutta la notte. Nonché in un angolo della piazza, sedute in una panca, due ragazze sorelle. Io guardavo la più alta delle due che mi fissava immobile, senza fare nemmeno un cenno con la testa. A tal punto mi alzai e le chiesi di ballare. Senza esitare accettò. Ballava molto bene. Durante il ballo ci scambiammo le nostre vedute, chiesi come si chiamava e lei mi rispose Giulia. Nella pausa la accompagnai al suo posto . Intanto la sorella era assente. Giulia tirò fuori un ventaglio che agitava per il troppo caldo. Mentre io cercavo la sua mano per accarezzarla, le cadde il ventaglio. Io subito mi inchinai per prenderlo e alzandomi la sfiorai cercando di baciarla. Solo in quel istante mi accorsi che lei non vedeva ma tastava il mio viso con la mano cercando la mia bocca. Io mi staccai da lei con brividi di colpa mentre lei c... (continua)
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La notte di un bianco Natale Notte di un bianco Natale.
Corre lontano questa notte in un pomeriggio del 1942. Frugo in un vecchio brogliaccio i miei ricordi. Tra pareti di un inverno gelido l'infante attingeva al petto ad un seno magro sotto gli archi di un viadotto. A volte certe avversità sembrano miracoli per quanto solo fatalità. In quell'epoca avevo appena dieci anni. La vigilia di Natale, scalzo per le vie del mercato una giovane donna mi fermò chiedendo: “Sei tu Pinuccio?” Poiché il mio nome è Salvo io risposi: “Sì.” “Allora guarda. Porta questa cestina a casa mia. Di fuori trovi mia figlia. Dalle questo cestino.” Credevo di sognare. Senza conoscerla io presi quel cestino e lo portai alla donna sotto i portici. Nel cestino c’erano un biberon con il latte tiepido, due panini e un’arancia. Arrivai a casa dove da ore mi aspettava mia mamma. Presi delle sberle e poi un ricordo che il mio cervello non cancella più: Mia mamma mi prese sulle braccia e mi portò le mie piadine. Tra le... (continua) ![]() ![]() ![]()
LA PANCHINA DI BARCOLA Se ne stava seduto tranquillamente sulla panchina di fronte, ai giardini pubblici di Barcola, in quella pineta in riva al mare, fissandomi con insistenza sin dal primo momento in cui era arrivato. Quel ragazzo sembrava proprio spuntato dal nulla.
LA PANCHINA DI BARCOLA Ero intento nella lettura di un libro, mentre mi stavo gustando l’aroma del fumo della mia pipa, fedele ed irrinunciabile compagna nei momenti di solitudine. ![]() ![]() ![]()
Opera non ancora approvata!
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La partita tra due secoli l vecchio secolo stava per finire, e con esso anche il vecchio millennio. La fine di un'era, un momento epocale che tutti stavano aspettando. Le città si erano illuminate di luci scintillanti, i fuochi d'artificio erano in programma per la mezzanotte, e ovunque si sentiva il brulichio di una società pronta a fare il suo grande salto nel futuro. Ma Damiano, che di solito non amava le tradizioni troppo formali, decise che quell'occasione sarebbe stata troppo ghiotta per non approfittarne. Avrebbe fatto qualcosa che nessuno aveva mai osato fare: sarebbe entrato nella storia in un modo davvero unico.
Damiano, un tipo un po' eccentricamente geniale, decise che la sua grande impresa avrebbe coinvolto il calcio, lo sport che più di ogni altro aveva segnato la sua giovinezza e la sua passione. Ma non una partita qualsiasi. No, lui aveva in mente una partita che avrebbe attraversato il confine temporale, una partita che sarebbe iniziata nell'anno 1999 e che si sarebbe conclusa nel 2000, all'in... (continua) ![]() ![]() ![]()
La repubblica di Wamar Le fette biscottate Wamar erano firmate, le firmava il nostro tempo, i nostri anni spensierati.
Gli anni fanciulli del caffellatte la mattina prima di andare a scuola, senza la televisione accesa a tutte le ore e dei compiti fatti senza l'aiuto di nessuno. Gli anni delle urla dal terrazzo di mamma per farti tornare a casa dopo il pomeriggio in via dell'Olmo, dei ginocchi sbucciati e delle bici da cross. Gli anni della Tv dei ragazzi alle cinque del pomeriggio, l'ora del té per gli inglesi e quella della corrida ed i toreri omaggiati da Lorca. E noi nostalgici del tempo passato, come le nostre meravigliose e dolcissime fette Wamar.... (continua) ![]() ![]() ![]()
LA ROTELLA “E questo cos’è? Perché ha la rotella?” chiese la bambina troppo pulita per i nostri gusti, dentro un abitino rosa fatto di volants che sembrava una bomboniera, con scarpette e calzini immacolati come noi non riuscimmo a tenere neanche nel giorno della Prima Comunione e con i capelli biondi come il grano e lucidi come la seta raccolti in una ordinata coda, stretta da un inamidato fiocco di nastro violetto.
La bambina, ci dissero i grandi, era una parente venuta da lontano, da Trieste, una città che essendo noi in seconda elementare, non avevamo ancora individuato su una cartina geografica. A noi tutte le località sembravano lontane, se poi si parlava del Continente erano proprio fuori dal mondo. La nostra parente ci guardava in attesa di una risposta alla sua curiosa domanda. Io, mio fratello ed i miei cugini pigramente sdraiati sul muretto della porcilaia, luridi come i suoi... (continua) ![]() ![]() ![]()
La scala Il silenzio delle
scale lascia che sia un filo di voce a passare tra le due di notte. A volte, succede che ti ferma. La lampada si accende e nel deserto dei gradini figure veloci tornano alla mente. Così leggere da posare piedi scalzi per non ferire le vene a pelle del marmo. Sale stanco il vecchio fabbro e un poco é prezioso amico lo scorrimano. Ogni due scalini vola il passo di Sara che del bel voto a scuola anticipa nella corsa gli occhi lucidi della mamma che dietro alla soglia ha finto il seguitare dei mestieri. Solo orecchio attento scopre il passo barcollante di Antonio che a mattina presto sconfitta vuol nascondere a chi anziano dietro la porta ancora lo aspetta. Poi sono i passi degli invisibili che continuano a far eco nei ricordi. Per loro la sosta sull'androne vale ancora aspettare per salutare uno ad uno chi non passa più. É dalla soglia dell'ultimo piano che il miagolare di un giovane gatto riporta vicina l'attenzione. Ricordi allo... (continua) ![]() ![]() ![]()
La signora in bianco Tra un balcone all'altro
del mio dirimpettaio. Non da molto abita lì una signora. La vedo tutti i pomeriggi dalla mia finestra tutta di bianco vestita. Un giorno per puro caso la incontro facendo la spesa dallo stesso venditore. "Oh, Lei è il mio dirimpettaio!” dice lei. “Buongiorno”, rispondo io, “e Lei è la signora sempre in bianco come una farfalla.” Nessuna altra risposta. Un giorno in compagnia della mia solitudine passeggio lungo il viale tutto alberato quando vengo attratto da una farfalla. Segue i mie passi e tra me e me io sussurro: “Cosa vuole da me questa farfalla? Perché mi segue?” Allungo il mio braccio e lei si posa sul palmo della mia mano. “Attenta!” esclamo “Tra le mie rughe potresti farti male! Sono vecchio!” E poi sento una voce come se venisse dagli alberi che dice: “Io accarezzo le tue rughe, ma tu non stringermi troppo perché mi fai male, nonnino!” “Oddio! Sto sognando? Cosa mi succede?” Ancora lei con un continuò sbatte... (continua) ![]() ![]() ![]()
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