Parole in libertà
RACCONTI |
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Autore |
D'ORO E D'IO Maestoso sfarzo, d'oro e d'estate luceva il suo vestito, l'arma sublime d'immortale respiro raccoglieva nel sangue il potere del dio.
Costruitegli un tempio per poterlo adorare, voi, piccoli servitori, che lo vestite come si fa di una statua, scolpitegli addosso la potenza che si legge nel suo sguardo, accarezzate l'ego che gli imbottite fra le gambe e tenete fuori le donne che la sventura si deve cacciare insieme alle gonne. Si sentono le urla lontane che sembran preghiere ed il dio vestito scende dal suo piedistallo per andare a battagliare col titano. Uno sguardo al cielo, le mani a segnare la croce e una preghiera a Lui, perché c'è sempre qualcuno più in alto da supplicare. Il sole lo bacia ed il riflesso accecante sui suoi vestiti incanta la folla che grida, gioisce ed eccitata applaude la sua danza. Guardatelo scendere dal suo carro dorato e Giove gli bacia i piedi, perché Pablo non corre dietro ad una giovenca, ma di un toro sfida la potenza. La polvere si solleva ad ogn... (continua) Denise Villa 11/07/2016 - 17:54 commenti 1 - Numero letture:1166
Euridice Nel buio di questo sonno ti aspetto ancora, forse da sempre, non so più cosa sia il tempo qui, se esiste il Tempo, non esistono stagioni, non esiste che il buio…
La spensieratezza è lontana quanto la luce, la tua musica quanto la vita. Nel freddo di questo inverno attendo un’estate che so non ritornerà, mentre un gioco a ripetersi morde la mia caviglia e infiamma un presagio ignorato e accaduto, accanito ritorno, vestigia di morte per una sposa innamorata. A volte mi sembra di percepire delle presenze intorno a me, un’unica sofferenza condivisa, eppure diversa nella stessa sorte sospesa. All’improvviso una voce in questo silenzio, una vita che invade la morte con la delicatezza di passi lievi; con la voce tremante di chi ancora può sentire il dolore mi chiama a sé: “Euridice, anche la sposa di Ade ti invidia, perché non esiste donna più fortunata di te. Orfeo ti canta ancora e la sua struggente melodia ha commosso anche il mio sposo, le sue lacrime si sono versate nell’Acheronte,... (continua) Denise Villa 09/07/2016 - 19:10 commenti 2 - Numero letture:1207
Me Dea La terra ha già asciugato il loro sangue, mentre sulle mie mani ormai rinsecchite, il loro colore non sbiadisce. Il carro del dio mi ha portata nel sole, in alto, a toccare le stelle, ad abbracciare la più grande, avrei voluto essere capace di stringere l'amore, ne ho abbastanza di questa luce, vorrei la profondità della notte che mi ha dato la vita.
Ricordo ancora la corsa disperata a fuggire la mia terra, nelle mani di un uomo che aveva conquistato il mare, sulla nave che leggera solcava le onde disperate, mentre nel blu più profondo vedevo le lacrime di mio padre, e già le mie mani erano sporche di sangue. Addio fratello, sfogliavo i petali di un fiore oscuro fatto di membra. Addio fratello mio, un petalo era la tua mano Addio fratello mio, un altro petalo era la tua gamba Sul percorso di briciole, nostro padre ti ha raccolto, mentre io ti salutavo fuggendo, sangue del mio sangue, primo martirio d'amore. Ho toccato l'uomo e ho sussultato, io che mi vestivo da amazzone e facevo... (continua) Denise Villa 13/07/2016 - 18:33 commenti 0 - Numero letture:1171
Senza Cornice La sua pelle parlava un'altra lingua, diversa dalla mia, diversa persino da quella che parlavamo per capirci, anche se la lingua del piacere, quella era la stessa.
Nella pelle aveva colorato il suo destino, schiavo del mio candore, che ancora una volta, forse, aveva sbagliato epoca. Gli occhi erano tagliati su misura di un segreto, mentre la bocca aveva la misura dell'amore. Le sue mani erano un ossimoro, elegantemente grandi per fare del corpo un'arte da riguardare. I suoi vestiti, un tempo, erano stati nuovi ed avevano avuto il profumo della commissione ed il sapore che sembrava quello del successo, per come gliel'avevano descritto. Se l'avessi incontrato per strada, senza la sua tela, avrei giurato che si occupasse della sicurezza del mulino, perché mi sembrava il giusto gorilla per quello zoo di ormoni. Ma lui il mulino lo sognava da bambino, aspettando di essere abbastanza uomo per entrarvi; si diceva che ci sarebbe andato un giorno con suo padre, ma la nave se lo era portato via... (continua) Denise Villa 18/07/2016 - 17:09 commenti 1 - Numero letture:1143
Il Pescatore di Rose In questa notte che mi parla da lontano sogno il mio capitano e lo vedo tornare a bordo di quella donna che sfida la mia gelosia. Il risveglio mi lascia il sapore di una speranza viva che io ingoio, conservando la perla di una promessa. Della mia vanità ho fatto una collana che nascondo sotto la divisa dell'ingenuità e che io porto, obbligata dalla mia età.
Nel tempio abbandonato da un culto superato, io facevo voti per il mio amato e mi promettevo ad un dio perché lo facesse mio. Pregavo per farmi amare, come lo vedevo fare la notte, quando la sua forza mi portava a scappare e l'innocenza la potevo toccare con carezze rubate a donne fortunate, che la mia fantasia sostituiva a quelle mancate. Denise Villa 18/08/2016 - 11:25 commenti 1 - Numero letture:1174
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