RACCONTI |
In questa sezione potete consultare tutti i racconti pubblicati da ogni singolo autore. In ogni caso se preferite è possibile visualizzare la lista dei racconti anche secondo scelte diverse, come per ordine di mese, per argomento , per autore o per gradimento. |
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Autore |
Isocronismo 2.0- nei successivi 16,5” (rimangono 1’ 6”) Qualcheduno rammenta Regolo che di regola regolava regolarmente la pendola?
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Isocronismo 2.0- altri 16,5” (ne restano 49,5) Ristorante “la Pendola” da Regolo, regolarmente aperto con prezzi regolari
Venivo in questo ristoro ai tempi che Berta filava, ![]() ![]() ![]()
Isocronismo 2.0- successivi 16,5” (solo altri 16,5”) Gocce di pianto di Fedora per il copulare impenitente di Teodoro con Isabella
Non appena seppi che quell’arpia della madre ![]() ![]() ![]()
Isocronismo 2.0- nei restanti 16,5” (tempo scaduto) Fu eletto Primo primo cittadino per l’attitudine
a separare il grano dal loglio nell’educazione dei minuzzoli, come da consumato sindacalista. Vinse facile contro Raniero che pensava di dar da bere alle rane, Cassiano incline a cambiar casacca ed Erberto suo cugino, noto arrivista, separato e popolare per dar l’erba trastulla e incapace di dividere il grano dalla zizzania. Da quando diede la birra ai tre, cominciò a dare il calcio dell’asino e smise di dirla in rima. Addirittura si impegnò a dar nel naso al Raniero tornato alla sua drogheria, per anni suo compare dandogli la baia; diede persino lo sbruffo all’Erberto per fargli dar le mele se non avesse pagato la mazzetta per un piatto di lenticchie. Una sera fece venire a “la Pendola” Cassiano per far dir dal meschino a nuora perché suocera intenda: si lamentò col chef de rang per due forfecchie nel piatto, deciso ad insegnare ai gatti a rampicare. Quel giorno a pranzo Primo prima domandò all’oste se ha buon vi... (continua) ![]() ![]() ![]()
Yakamoz Dove vòlta il cielo a oriente di Eden, nelle Terre di Nod, Caino uccise Abele quando le acacie si fan rosso-brune dei loro frutti coriacei.
Per quella sorella, Avvan. Resta fermo come il vento sull’acacia, a legger nel sasso di sorore da stele senza epigrafe “là c'ero anch'io, un ago con il peso della sua cruna. Lei tremava come una foglia, e chi avrebbe dovuto prendersene cura in quel mentre finì col desiderare quella foglia” Andava fatto nonostante la luna, sembrano voler dire le sopracciglia corrucciate in due rughe coriacee.
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