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Gabbie
GABBIE La favola di Pinocchio mi aveva colpito. Da bambino mi sentivo uguale a Pinocchio. Insofferente alle regole, spavaldo, sventato. E ingenuo. Dopo le medie non ne avevo voluto sapere di proseguire gli studi: in contrasto con i miei preferivo i lavori manuali e, alla fine, mio padre mi aveva trovato un posto in officina. Mani e toni blu unti tutto il giorno. Il piacere della lettura, però, non mi abbandonava e quando potevo vi dedicavo del tempo. Leggevo un po’ di tutto compresi i fumetti e le avventure di Tex. Mio nonno, che aveva in testa la Prima Guerra Mondiale e quella retorica da vecchia generazione, si fregiava di aver combattuto sul Carso nello stesso battaglione di Giuseppe Ungaretti: non l’aveva conosciuto personalmente ma ne teneva la foto in camera, accanto alla sua di decorato. Di Ungaretti mi colpivano le poesie scaturite dal diario di guerra, in particolare la lirica intitolata I Fiumi: quell’ardere di inconsapevolezza nelle pianure del Nilo e quel rimescolar... (continua)
Giovanna Sottosanti 15/05/2024 - 18:11
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APPRODO
APPRODO Quello che colpiva di Cami, Camilla, erano i capelli lunghissimi, ondulati e biondi. Per quanto riguarda il resto, invece, la sua persona risultava quasi invisibile: il corpo appariva magro e il visino un po’ smunto era tagliato da una montatura di occhiali piuttosto sgraziata. La mamma, apprensiva, la raccomandava agli insegnanti: -Camilla è cagionevole, Camilla non mangia, Camilla è allergica. Lei, la sua docente di arte, le voleva bene. La considerava quasi una figlia, perché era una studentessa ammodo, rispettosa e sensibile. Studiava regolarmente, frequentava la parrocchia, offriva qualche servizio ai bisognosi. Molto diversa da certe sue coetanee, sventate, per le quali l’insegnante provava una certa intolleranza, abilmente mascherata dalle regole del bon ton. La prof Guerrieri vedeva in Camilla una di quelle figure ritratte da Renoir o la bimba con le lunghe bionde anella del poemetto di Pascoli. Glielo aveva anche detto. E Camilla si era auto ritratta proprio c... (continua)
Giovanna Sottosanti 22/05/2024 - 21:42
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L\'onta
L’onta Un matrimonio così. Contratto per bisogno di avere qualcuno accanto, per solitudine e per vendetta. Vendetta verso i genitori. In opposizione alle loro scenate, alle loro pazzie, aveva sposato un uomo che era l’esatto contrario di ciò che essi desideravano. Del Sud, di sinistra e agnostico. Inoltre, non particolarmente attraente e colto, soltanto razionale e pratico: vale a dire il contrario di ciò che desiderava lei. Puniva sé stessa: ritorceva contro di sé il senso della colpa per l’unione infelice dei suoi, la rabbia per i vuoti sentimentali che imputava alla sua mancanza di charme e capacità di relazione. E i giorni a venire sarebbero stati amari. Amarissimi. Perché al disamore avrebbe dovuto contrapporre la forza della volontà, per non nuocere ai figli, la capacità di reggere le messe in scena per nascondere al mondo ciò che provava. Col tempo, però, la disciplina del lavoro giornaliero, l’isolamento nel paesino di poche anime, lo spirito di servizio del marito, l... (continua)
Giovanna Sottosanti 28/05/2024 - 19:35
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