Era un giorno come gli altri lì a Lunosthe, e sulla valle delle attese ecco che un guardian cadeva dalla Torre. Tutti i compagni lo videro precipitar ma nessun gli andò in soccorso; improvvisamente sul suo corpo uno strano segno si fece spazio. Pareva una croce, ma molto diversa dalle altre; alle estremità avea delle stelle. Mentre l'ammiravano quella prese a girar. Il moto roteante che l'accompagnava dilaniò l'intero corpo; la croce scavò fino in fondo, dove terra toccava, e vi proseguì al di sotto. Ella somparve nel profondo ma lasciò in superfice tenebre e stupor. Dal corpo del guardian uno strano liquido di fiamme prese a scendere verso giù; di nuovo tenebre e stupor. Ci si guardava pieni di terrore e nel mentre uno dei bardi del paese gli venne incontro; l'identico fatto era avvenuto dall'altra parte della città, precisamente a Est. Se Dea volesse che quel posto divenga inferno esso sarebbe stato lì, ad un passo da loro. Lunosthe si era radunata, ma nel panico si era bloccata; a preoccupar ancor di più fu il continuo voltegiar di draghi e bestie; come era possibile tutto ciò? Si scrutò il cielo e ci si accorse che ciò che volava lo facea grazie ad un flusso che parea vento. Questo se ne andava verso Ovest, e più si espandeva più cose risucchiava. Apparea potenitssimo, inarrestabile nel suo cammino lì in alto; nessuno più seppe proferir parola. Gli occhi sbarrati lo videro scendere verso il basso e fu lì che iniziò la fine.
Nella locanda il tempo sembrava arrestato; il menestrello prese a commuoversi.
All'interno di quel flusso spropositato si intravedevano dei corpi e una volta che la tempesta toccò terra se ne comprese il motivo; molti cercarono riparo, pochi in realtà ce la fecero. Un enorme colonna roteante risucchiava compagni, bambini, sacerdoti...e ovunque passava donava distruzione. Parea cominciato il giorno del giudizio; lo stesso dì che fu preannunciato anni addietro. A coloro che si salvarono fu tolta la voce, talmente scioccanti erano stati quegli attimi. Ma ecco che boati si levarono dal cielo, lì in lontananza, da dietro le montagne; il silenzio veniva trafitto dal rumore del male. Cos'altro c'era da aspettarsi in quel giorno divenuto incubo? Ed ecco che, boato dopo boato, lo spaventò si rinnovò, e crebbe a dismisura; avea preso il sopravvento. Un monaco, terrorizzato dall'orizzonte, prese ad urlare. Improvvisamente la sagoma dei monti scomparve; l'oscurità stava calando. Un terribile muro di nubbi cominciò ad affacciarsi, e lentamente avanzò, trascinando con sé luci ed esplosioni. Nera come morte, imponente di potenza, quella perturbazione si mostrava. Impietrito il monaco fece per parlare; spalancò le labbra del tremore e con lacrime in petto disse: "Antor Il Re, male del male, terrore dei popoli".
Il menestrello continuò…
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