Scrittura Creativa |
La scrittura creativa è una palestra di allenamento per chi ama scrivere e vuole sviluppare il "muscolo" della fantasia. Racconto fantasy Le istruzioni sono: ...i tuoi elementi soprannaturali o magici nell' eterna lotta del Bene contro il Male ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~ Per partecipare basta registrarsi gratuitamente ed accedere alla propria area privata dove si trova la pagina per la pubblicazione della scrittura creativa. Il miglior racconto sarà premiato con la pubblicazione nella prima pagina del sito per un mese con l'indicazione del vincitore. |
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INCIPIT (inizia il tuo racconto con la descrizione di questo personaggio) Le istruzioni sono: L’uomo era alto e così magro che sembrava sempre di profilo. La sua pelle era scura, le ossa sporgenti e gli occhi ardevano di un fuoco perpetuo. ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~ AVERE O ESSERE Aveva una folta barba candida, ben curata, che gli incorniciava il viso e un turbante che gli fasciava la testa; il tutto rendeva ancor più penetrante il suo sguardo.
L’avevo incontrato qualche giorno prima durante la mia passeggiata quotidiana sull’argine del grande canale che lambisce il paese del mantovano dove risiedono i parenti di mia moglie ai quali facciamo visita di tanto in tanto. Subito non aveva attirato la mia attenzione, solo un intenso scambio di sguardi, ma in seguito mentre camminavo, avevo realizzato di aver incontrato una persona interessante. Era infatti diverso dagli altri indiani, dediti ai lavori agricoli, che popolano il luogo e si sono da tempo integrati negli usi e costumi. Quando dopo qualche giorno ci siamo rivisti mi ha sorriso ed avevamo scambiato un cenno di saluto con il capo. Più tardi, tornando verso casa, l’avevo trovato seduto sopra la parte piana di una struttura in legno, di fianco al canale, un piccolo anfiteatro co... (continua) ![]() ![]() ![]()
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Forse non ci si può dimenticare così facilmente delle persone. Opera non ancora approvata!
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Fuoco di Vesta L’uomo era alto e così magro che sembrava sempre di profilo. La sua pelle era scura, le ossa sporgenti e gli occhi ardevano di un fuoco perpetuo.
Voleva imbarcarsi a tutti i costi prima che finisse la guerra, perché sarebbe finita, ma gli avevano sempre detto di no per quella sua magrezza atavica e il colorito "ascaro". Il padre ufficiale del Regio Esercito e il nonno ex carabiniere: possibile che lui non riuscisse neanche a imbarcarsi come marinaio? Ora lo volevano accontentare per placare il suo patrio ardore sapendo che sarebbe stato per poco, visto l'evolversi degli eventi bellici. Salpò il nove settembre del quarantatrè sulla corazzata "Roma".
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GENOMA L’uomo era alto e così magro che sembrava sempre di profilo. La sua pelle era scura, le ossa sporgenti e gli occhi ardevano di un fuoco perpetuo. Insisteva sulla pelle della terra con lo sguardo orientato verso il buio, quasi cercasse di illuminarne i confini per poterci entrare dentro. Non camminava: piuttosto sembrava indietreggiare, alle sue spalle, l’arido edificio dal quale probabilmente proveniva. Guardarlo, da lontano, era come entrare – abusivo – dentro una tavola di Dylan Dog. Eppure era tutto vero, indiscutibilmente reale. Lo si capiva osservando i particolari che solo la vista periferica può percepire: il palo della fermata dei bus, la ragazza che cammina lenta, colonizzata dal suo smartphone; la musica masticata da un rapper e rigurgitata dal finestrino mezzo aperto di un furgone in attesa del verde. Si fosse trattato di un fumetto, sarei andato subito all’ultima pagina per capire chi fosse quell’uomo e che cosa cercasse, dentro quel buio. Ma lui – quasi anticipando la mia... (continua)
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L'ispettore L’uomo era alto e così magro che sembrava sempre di profilo. La sua pelle era scura, le ossa sporgenti e gli occhi ardevano di un fuoco perpetuo. Le mani spuntavano dalle maniche del maglione nero a collo alto ed erano ossute, una reggeva una grande borsa di pelle. Sotto un vero diluvio, non aveva né ombrello né impermeabile e io ricordo che lo incrociai nella scarsa luce di un lampione stradale, mentre mi dirigevo al bar del Golem.
Magari “bar” è una parola grossa, parliamo di una baracca di pescatori adattata alla meno peggio, sulla spiaggia, ma il tanfo del pesce c’era ancora; quello, una volta penetrato nel legno delle travi, non se ne va. Ma a noi non aveva mai dato fastidio, almeno fino a quella sera… già, qella sera: non sarei dovuto uscire, stavo proprio male; cerchio alla testa, mal di gola, febbre a trentotto. Se aggiungiamo il tempo da lupi, con vento e pioggia, stare in casa e farmi una bella dormita sarebbe stata la cosa più saggia, anzi fondamentale… ma non potevo anco... (continua) ![]() ![]() ![]()
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La mia gonna rossa. L’uomo era alto e così magro che sembrava sempre di profilo. La sua pelle era scura, le ossa sporgenti e gli occhi ardevano di un fuoco perpetuo.Era tutta la sera che mi fissava, tra un bicchiere di birra ed uno di vino continuava a spogliarmi con lo sguardo. Io cercavo di far finta di nulla, di non farmi pesare più di tanto la situazione. Quasi mi ero pentita di aver indossato la gonna quella sera. Ma credevo in una cosa chiamata "parità dei sessi." Non era vero. Non esisteva nessuna parità, era solo una continua guerra tra umani. Quando mi avvicinai al bancone del bar per lasciare il mio bicchiere vuoto, quell'uomo mi sfiorò i lineamenti del viso con l'indice.Tra la folla persi i miei amici, così cercai di dirigermi verso l'uscita. Mentre stavo per tirar fuori la sigaretta e l'accendino dalla borsa, lui cercò nuovamente con insistenza di parlarmi. Gli chiesi gentilmente di lasciarmi stare, che non avrei voluto essere disturbata, ma cercai sempre di curare le mie parole cosi... (continua)
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