Era una sera come tante, lì Hermill stava seduto, con lo sguardo perso nel vuoto. Tante volte aveva cercato conforto nel fiume Sandon, ed era sicuro che ancora l'avrebbe fatto. Il fiume col suo scorrere lento aveva il potere di portarsi via i suoi cattivi pensieri. Il passato lo tormentava, ma il passato era passato....sì ma doveva forse dimenticarlo? Tornò a guardare il fiume... no, non si dimenticava un passato come il suo ed Hermill ne sentiva sovente il peso che non lo abbandonava mai. Si guardò intorno, Dardena si mostrava in tutta la sua selvaggia bellezza con le sue foreste e i suoi sentieri che si perdevano nel sottobosco, la sentiva vicino al suo animo e al suo destino, per tale motivo quando vi era giunto, sette anni prima, come un viaggiatore di passaggio, aveva deciso di stabilirvisi. Sette anni era lungo il suo dolore, ma ora era giunto il momento di fare i conti con la sua storia, era giunto il momento di tornare nel posto che un tempo aveva chiamato casa. Quella sera stessa si mise in cammino.
Vestito come un mendicante Hermill, era in viaggio da parecchi giorni, senza fermarsi. Ignorava la stanchezza come questa non esistesse e continuava la sua marcia come non la sentisse. Si portò una mano alla testa per controllare che il cappuccio gli coprisse ancora il volto. La sua volontà era più forte della stanchezza e delle intemperie del tempo. Non si sarebbe fermato fino a quando non avesse raggiunto la sua meta, lo doveva a se stesso: doveva chiudere il conto col suo passato. Più si avvicinava a destinazione e più il tempo si faceva impervio, poi miracolosamente la furia degli elementi si placò e comparve un arcobaleno. Per un istante il buio si tinse di luce e i ricordi di Hermill riaffiorarono e con essi il dolore, ma gli ignorò, proseguendo il suo cammino e lasciandosi quel segno improvviso alle spalle.
Faceva freddo, troppo freddo ed era stanca, tanto stanca. La sua magia l'aveva salvata dal buio e le aveva impedito di cadere, ma aveva anche indicato la sua via. Era stata una stupida, si disse Assena per l'ennesima volta, ma sapeva che non avrebbe potuto fare altrimenti. Il braccio le doleva, ma lei ignorò il male fisico, per concentrarsi sulla sua fuga. La notte era così buia e per lei così insopportabile. Continuò a correre, doveva far perdere le proprie tracce, ma era così difficile. Non poteva pensare, non poteva distrarsi, ma i pensieri si insinuavano prepotentemente nella sua mente e lei non poteva controllarli, non poteva impedirsi di pensare alla zia, Malena, la sovrana di Cardon, la persona che l'aveva designata come erede...e non poteva impedirsi di pensare a quanto odiasse Cardon, l'unico luogo del regno che non le era avverso era il Lago Loan, sapeva che se avesse raggiunto quel posto sarebbe stata salva: lì né la zia, né alcuno dei suoi seguaci osavano metterci piede, ma lei non ne conosceva il motivo. L'unica cosa che sapeva di quel lago era che si respirava pace, e che vi era luce, tanta luce...quella che mancava in tutto il regno. E l'aria era diversa fresca e leggera, non aveva nulla a che vedere con la cappa umida e pesante che opprimeva Cardon. Corse, corse, e ancora corse...era come se il solo pensiero del Lago le desse forza, come se quel Lago nascondesse la chiave del suo destino. Poi d'improvviso vi giunse e come sempre l'accolse la sensazione di essere a casa, unita questa volta al sollievo di essere salva.
Malena, nel suo castello avvolto dalle nubi e dalle coltri delle tenebre sfogava la sua ira su tutto e tutti. Sua nipote era scappata, scappata e per di più aveva mostrato così scarso interesse per la magia nera da farle temere...ma era impossibile il sangue del suo sangue non poteva essere contaminato fino a quel punto. Oltre alla fuga della nipote, però la irritava la comparsa di quell'arcobaleno. Non ne vedeva uno così, in grado di illuminarsi, da tanti anni ormai, e la irritava che quel tipo di magia per quanto debole non poteva essere spezzata. Cominciò a camminare frettolosamente per l'intero salone. Poi di colpo vi si fermò al centro e unì le mani, chiamando a raccolta i suoi poteri. Pronunciò un incantesimo e creò un pozzo, un pozzo senza fondo dove far cadere chiunque avesse osato sfidarla, chiunque.
Hermill ormai era giunto alla sua destinazione. Chiuse gli occhi per chiamare a raccolta il suo coraggio ed oltrepassò il bosco di rovi che lo separava dal luogo dove un tempo era sorta la sua casa: il Lago Loan. Quando il lago emerse alla sua vista egli rimase senza fiato, il Lago era come sette anni prima, se Cardon era cambiata quel luogo era rimasto com'era splendente di luce. Si guardò intorno alla ricerca di un rifugio, quando scorse una grotta, la raggiunse e vi entrò. Quando vi entrò la vide, una luce bianca alla quale una giovane donna stava accanto assorta nei suoi pensieri e con gli occhi chiusi. Per un momento la mente gli giocò un brutto scherzo, ed egli quasi credette che quella donna fosse sua moglie Agatea, ma poi la giovane aprì gli occhi erano di un viola cupo e intenso nel contempo, sua moglie gli aveva azzurri. Piano si avvicinò alla ragazza -“Chi siete?”chiese e quando ella si presentò fece un passo indietro come fosse stato bruciato. Allora ella lo guardò in volto. Il cappuccio, nel ritirasi, era scivolato in dietro scoprendogli il viso. Se non fosse stato per un'orrenda cicatrice che gli deturpava il volto, Assena l'avrebbe trovato molto attraente.
Poi piano disse a sua volta - “Voi dunque conoscete mia zia, ma io non sono come lei.” egli la guardò a lungo prima di replicare:
-“Non fate fatica a stare qui?” ella sorrise, com'era bella quando sorrideva, pensò Hermill.
“Qui è l'unico luogo in cui io possa essere me stessa, solo qui posso sentirmi libera ed essere al sicuro” Hermill, rimase di sasso a sentire quelle parole, e senza accorgersene si scoprì a chiedere:
-“L'arcobaleno era opera vostra?” ella annuì. -“Capisco” continuò Hermill. Ed allora ella gli chiese cosa capiva, ed gli suo malgrado le raccontò il suo passato. Le raccontò di quando avesse amato sua moglie Agatea e di come sotto la loro guida Cardon era un regno pieno di luce e di come Malena la signora del vicino Regno Gashmira, gli avesse sfidati. Le disse che al tempo Agatea aspettava il loro bambino ed era debole, le raccontò di come si era procurato la ferita, cercando di proteggere sua moglie e il loro bambino e di come aveva fallito. Le raccontò anche che nel tentativo di proteggere Cardon sua moglie prima di morire aveva lanciato un ultimo incantesimo, un incantesimo d luce perenne, ma non aveva potuto portarlo a compimento, per cui solo la superficie del Lago e le terre circostanti erano state tratte in salvo dalla furia distruttrice di Malena, e le fate del bosco poi avevano costruito una barriera di rovi per proteggere la memoria e lo spirito di Agatea. Hermill le disse anche che nessuna strega nera avrebbe mai potuto introdursi in un luogo di luce perenne perché ne sarebbe morta, e che per forza di cose lei, Assena doveva essere una strega bianca, una figlia della luce.
Assena apprese tutto quello che egli le disse ma non si scompose, aveva sempre saputo di essere diversa lo sentiva nel suo cuore e nel suo animo.
Passavano i giorni ed Hermill ed Assena erano sempre più vicini, più uniti...uniti da un nuovo amore che stava sbocciando. Ma ahimè Malena aveva scoperto, dopo aver catturato una delle ultime fate libere, dove si era rifugiata Assena e aveva ormai capito che il suo più grande terrore si era avverato. Corse ad aprire il pozzo che aveva creato e cominciò a cacciarvi dentro tutte le persone, e gli esseri fatati o magici del regno che le erano avversi. Scatenò le sue ire e chiamò a raccolta tutti gli elementi della natura, perché potessero aiutarla a far scaturire uragani e terremoti che si sarebbero abbattuti su Cardon, e fortificò le difese del suo castello.
Ormai Hermill era deciso ad andare ed era deciso ad andare da solo, ma quando Assena gli confidò che il suo più grande desiderio era quello di rimanere accanto alla persona che amava ed aiutarlo nella battaglia, la loro battaglia, egli non se la senti di allontanarla.
La battaglia contro le forze oscure di Malena fu dura, più dura del previsto, la cattiveria di Malena col tempo era cresciuta e l'odio che provava per la nipote che non era come lei era troppo grande per essere dissolto, ma il coraggio e la disperazione, la voglia di vendetta di Hermill, e la giovane e pura forza di Assena erano una controffensiva notevole. Quando ormai la battaglia però sembrava concludersi, quando ormai Malena stava per scaraventare un esausto e mortalmente ferito Hermill nel pozzo, la forza dell'amore e dalla disperazione operarono un miracolo in Assena, e con uno dei tanti odiati incantesimi che aveva dovuto studiare per obbligo della zia, chiuse il pozzo, facendovi uscire tutti quelli che vi erano imprigionati. E poi con una delle magie che le venivano naturali come respirare guarì Hermill. Con una forza, che le veniva dall'essere per metà una strega nera (sua madre era una strega nera, suo padre un mago bianco), costrinse Malena a terra e poi la condusse in una gabbia di luce, abbastanza forte da imprigionarla, ma non da ucciderla. Forgiò poi una spada di luce per il suo amato e gliela porse, cosicché egli poté portare a compimento la sua vendetta conficcando la spada nel cuore di Malena uccidendola. Assena vinta la loro battaglia portò a compimento l'incantesimo di luce perenne di Agatea. Hermill e il suo nuovo amore si sposarono alcuni mesi dopo. Ma non rimasero a Cardon. Cardon era il loro regno e lo sarebbe sempre stato ma egli sapeva che l'unico posto che avrebbe mai potuto chiamare casa, l'unico posto che aveva accolto il suo dolore e che avrebbe accolto ora la sua gioia era Dardena, e infondo non era molto lontano da Cardon.
Tre anni dopo in una notte di luna nacquero Agatea e Ronald: i loro figli.
Il racconto è un opera di fantasia dell'autrice ogni riferimento a fatti o cose reali è puramente casuale.
Voto: | su 4 votanti |