Un insolito destino
Sono in un angolo di una stanza, immobilizzato e avvolto in una plastica trasparente. Intorno a me solo l’oscurità, non si sente nessun rumore. Ora che mi abituo al buio riesco a scorgere un tavolo con delle sedie in legno, un camino, un vecchio lampadario di vetro e…un rumore distinto, proveniente dalla stanza accanto. Plic, plic, plic. Probabilmente un rubinetto che perde. All’improvviso tutte le mie cellule trattengono il respiro, non sono solo nella stanza. Due occhi lucenti mi fissano da sotto il tavolo, troppo piccoli e ravvicinati per essere quelli di un essere umano. Si richiudono e ritorno nelle tenebre. Ma come sono arrivato fin qui? Stamattina ero con la mia famiglia nel negozio, poi all’improvviso sono arrivati due brutti ceffi, mi hanno immobilizzato e chiuso nel cofano di un’auto, non ho avuto neanche il tempo di chiedere aiuto…
Ma ora perché sono qui? Cosa vogliono da me?
Si sentono dei passi adesso, una luce che filtra da sotto la porta. Clac, clac. E la porta si apre. Non sono i due brutti ceffi che mi hanno rapito stamattina ma una coppia di anziani. Lui grasso, pelato con due occhiali tipo fondo di bottiglia. Lei appena più magra ma con delle vene varicose alle gambe. Entrambi sembrano affaticati, forse hanno fatto le scale o peggio. Eccolo adesso che trascina dentro casa un grosso scatolone. Lei tiene in mano delle buste di plastica consunte. Non sembrano cattivi ma nel loro sguardo non c’è compassione quando mi fissano. Lui mi si avvicina e con una forbice taglia la plastica che mi avvolgeva. Mi rendo conto con orrore che sono nudo ed indifeso davanti a loro. Provo ad implorare pietà ma i due non sembrano neanche accorgersene, trascinati dal loro folle piano. Cominciano a tirar fuori dallo scatolone degli incredibili mezzi di tortura. Per prima cosa mi passano un filo per tutto il corpo, mi accorgo con rassegnazione che è destinato ad essere attaccato ad una presa elettrica. Lei comincia ad attaccarmi nelle mie parti intime dei ganci con dei pesi di varia forma. Infine lui prende da una busta un attrezzo con delle punte, cinque forse sei punte e si dirige nella stanza accanto. La mia ora ormai è vicina, quando lo rivedo comparire con una scala in mano perdo i sensi.
Sono di nuovo al buio, c’è silenzio intorno a me. Poi si sente suonare il campanello. Si accende una luce nella stanza ed ecco che i due anziani aprono la porta. Forse sono salvo, non possono essere tutti matti, qualcuno avrà pietà di me. Dietro la porta ci sono due adulti e un bambino biondissimo. Sento i due anziani che lo chiamano Andrea e gli fanno una carezza. Forse lui mi può salvare, i bambini non sono di indole malvagia, sicuramente correrà a gridare aiuto.
Ma non lo fa. Anzi, con mia grande sorpresa, prende il filo e lo attacca alla presa.
Invece di morire sento una canzoncina e mille luci che si accendono sul mio corpo.
Tutti scoppiano a ridere, poi un’esclamazione: “Che bello quest’albero. Buon Natale!”
Voto: | su 6 votanti |
Solo oggi mi sono accorto di non averlo fatto a suo tempo poichè avevo risposto in maniera globale a tutti.
Se ti va e se ti interessa l'argomento leggi "La pena di morte", che a mio avviso ha qualcosa a che fare con "Dalla finestra".
Ti auguro buon inizio di settimana.
Oh, chissà dove è finito il tronco... non umano ovviamente.
Comunque l'angoscia e la paura sembravano per davvero di natura umana, insomma hai saputo trasmettere piuttosto bene, sei stato arguto.
Ok, termino qui la mia sorta di recensione, non ti rompo più le palle. Quelle di Natale, dico.
Premiazione senz'altro meritata, fondamentalmente la redazione ti ha fatto un bel regalo di Natale posticipato.
Alla prossima e buona serata.
Una narrazione che tiene saldo l'interesse del lettore, dall'inizio alla fine e senza mai "staccare la spina", il susseguirsi inganna in maniera ingegnosa.
Capperi, credevo che sotto sequestro era una persona e i due coniugi dei sadici.
Dario
Nadia
E pensare che fino ad un certo punto non riuscivo a respirare, avvolta com'ero dalla busta!
Ciao!
con simpatia
Nadia
5*