TRAPPOLA MORTALE
La montagna mostra il suo cappuccio bianco
Come un gigante buono, protegge la valle
Dai refluii freddi venuti da lontano.
Il vecchio lupo affamato avanza allo scoperto,
Fra steli d’erba secca, diretto alla fitta faggeta
Che veste i fianchi di una meravigliosa valle
Facendo da cornice all’imponente montagna.
Il lupo annusa l’aria alla ricerca di quell’odore
Così familiare e temuto, che ha imparato a evitare,
Per sua esperienza diretta o per chi lo ha guidato
Quell’afrore di panni sudati, misto odore di tabacco,
Ne percepisce una lieve traccia che è nell’aria,
Teme il suo più terribile nemico
L’uomo!
Procede guardingo, ma con passo deciso,
Verso la faggeta, e poi ancora più su per i sentieri,
Seguendo il richiamo del suo branco nella valle
L’infallibile olfatto percepisce qualcosa di diverso
Il caratteristico odore della carne di pecora
Guardingo e sospettoso segue l’invito allettante
Proveniente da un sentiero interno, la vede.
Un boccone di carne penzolante da un albero,
Non lo aveva visto mai fino ad’ ora,
Alberi che gli offrissero la tanto agognata cena
C’è qualcosa di strano, le apparenze, lo agitano
La fame è tanta, e il boccone è senza dubbio appetitoso
Esita, ispeziona i dintorni, cerca qualcosa che giustifichi.
Non c’è nessuno, tranne il cinguettio degli uccelli
Cominciano a percepire l’avvicinarsi dell’alba
Un segnale anche per lui, di ritornare alla sua tana
Il grosso boccone attende, l’affamato predatore,
Saggia con la lingua e mordicchiandolo sui bordi,
Il pezzo si stacca dal ramo di faggio.
Con un poderoso morso agguanta la preda morta,
Come può l’onestà del lupo conosce la crudeltà dell’uomo
Così distanti dalla sua natura di selezionati predatori
Non immaginava che dentro quel boccone di carne
Si celasse l’inganno e la morte assassina.
Quel lancinante dolore gli trafigge il corpo
Quell’animale selvatico si dibatte disperato
Il suo istinto, quello che gli ha sempre concesso di vivere libero,
Non gli permette nessuna via di fuga che la morte
Si dimena con tutte le sue forze, è la sua fine.
Il lupo non farà mai più ritorno dalla sua famiglia
Ha capito che la morte è vicina,
L’istinto gli impone di ritirarsi in un luogo appartato,
Lontano dai propri simili, e lasciarsi andare
Solitario, nell’ultimo abbraccio della natura.
La montagna mostra il suo cappuccio bianco
Come un gigante buono, protegge la valle
Dai refluii freddi venuti da lontano.
Il vecchio lupo affamato avanza allo scoperto,
Fra steli d’erba secca, diretto alla fitta faggeta
Che veste i fianchi di una meravigliosa valle
Facendo da cornice all’imponente montagna.
Il lupo annusa l’aria alla ricerca di quell’odore
Così familiare e temuto, che ha imparato a evitare,
Per sua esperienza diretta o per chi lo ha guidato
Quell’afrore di panni sudati, misto odore di tabacco,
Ne percepisce una lieve traccia che è nell’aria,
Teme il suo più terribile nemico
L’uomo!
Procede guardingo, ma con passo deciso,
Verso la faggeta, e poi ancora più su per i sentieri,
Seguendo il richiamo del suo branco nella valle
L’infallibile olfatto percepisce qualcosa di diverso
Il caratteristico odore della carne di pecora
Guardingo e sospettoso segue l’invito allettante
Proveniente da un sentiero interno, la vede.
Un boccone di carne penzolante da un albero,
Non lo aveva visto mai fino ad’ ora,
Alberi che gli offrissero la tanto agognata cena
C’è qualcosa di strano, le apparenze, lo agitano
La fame è tanta, e il boccone è senza dubbio appetitoso
Esita, ispeziona i dintorni, cerca qualcosa che giustifichi.
Non c’è nessuno, tranne il cinguettio degli uccelli
Cominciano a percepire l’avvicinarsi dell’alba
Un segnale anche per lui, di ritornare alla sua tana
Il grosso boccone attende, l’affamato predatore,
Saggia con la lingua e mordicchiandolo sui bordi,
Il pezzo si stacca dal ramo di faggio.
Con un poderoso morso agguanta la preda morta,
Come può l’onestà del lupo conosce la crudeltà dell’uomo
Così distanti dalla sua natura di selezionati predatori
Non immaginava che dentro quel boccone di carne
Si celasse l’inganno e la morte assassina.
Quel lancinante dolore gli trafigge il corpo
Quell’animale selvatico si dibatte disperato
Il suo istinto, quello che gli ha sempre concesso di vivere libero,
Non gli permette nessuna via di fuga che la morte
Si dimena con tutte le sue forze, è la sua fine.
Il lupo non farà mai più ritorno dalla sua famiglia
Ha capito che la morte è vicina,
L’istinto gli impone di ritirarsi in un luogo appartato,
Lontano dai propri simili, e lasciarsi andare
Solitario, nell’ultimo abbraccio della natura.
Tratto da un racconto di FRANCESCO GENTILE
Non è bella come il tuo racconto
Nel mio riassunto ho fatto del mio meglio grazie
Opera scritta il 27/02/2016 - 00:42
Letta n.1034 volte.
Voto: | su 3 votanti |
Commenti
E' senz'altro un bel racconto che mi ha commossa e coinvolta ...Bravo!!! un abbraccio ed un augurio per una bella e serena Domenica
Carla Davì 28/02/2016 - 08:45
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Buongiorno Poeta dell'Amiata. Ho provato emozione nel leggere questa poesia, che ha amplificato le mie sensazioni a base del racconto. Un sentire condiviso, che mi ha commosso. Un saluto affettuoso di stima e amicizia. Bravissimo
Francesco Gentile 28/02/2016 - 08:09
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ciao Nadia il racconto è fantastico e reale purtroppo io ho cercato di farne riassunto non accettato come poesia l'ho messo come racconto ciao
POETA DELL'AMIATA LUPO DELL'AM 27/02/2016 - 19:37
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Bravo a te ed a Francesco Gentile che te l'ha ispirata, sarà contento credo
Bello il Racconto di Francesco e bella la tua poesia
Ciao
Nadia
5*
Bello il Racconto di Francesco e bella la tua poesia
Ciao
Nadia
5*
Nadia Sonzini 27/02/2016 - 19:30
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