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ANNO NUOVO...NUOVO AMORE

Era in ritardo. Dannazione! Proprio il primo giorno di scuola! E pensare che quest'anno avrebbe voluto fosse diverso! E va bene ormai era fatta. Doveva correre.
Arrivata al cancello dovette fermarsi, il fiato non le bastava, ma almeno aveva recuperato qualche minuto. Guardò verso l'entrata, un capannello di studenti stava protestando a gran voce, altri erano seduti nel cortile.
«Cosa succede?» Chiese rivolta in generale.
«Ci hanno ridotto il piano.» rispose una delle voci, era uno studente del quinto. Si girò a guardare l'edificio. Al pian terreno c'erano gli studenti del primo e del secondo anno, al primo quelli del terzo e al secondo quelli del quarto e al terzo piano quelli del quinto.
«Come sarebbe a dire ci hanno ridotto il piano?»
«Da quest'anno hanno fatto anche su come al piano terra, ci hanno diviso in due ali.»
«Ma per quale motivo?» Chiese «Ma non era così anche l'altr'anno?» aggiunse poi.
«Si ma ora è diverso» disse una voce.
«Oh, ciao Vera!» Era Stefano un suo compagno di classe. «Ho appena saputo che dobbiamo usare i laboratori del quarto, perché sul nostro piano vengono quelli dell'università, entriamo che ti spiego.» lei annuì e salirono insieme. Ecco l'anno non poteva cominciare peggio.


I jeans gli aderivano come una seconda pelle, il giubbotto metteva in risalto le sue spalle larghe, i capelli arruffati dal vento gli sfioravano il collo. Due dita annoiate stringevano una sigaretta, le labbra decise erano socchiuse, gli occhi scuri e profondi scrutavano ciò che avevano intorno. Se ne stava appollaiato sul muro del terrazzo infischiandosene delle regole. Sembrava così...distante, così sicuro di sé ed anche arrogante. Non era bello, si disse, a lei non piaceva. Lanciò un'altra occhiata alla finestra, quello era l'unico laboratorio che avevano lasciato il piano, perché si trovava dalla parte opposta rispetto all'ala che ora ospitava l'università. Quel ragazzo era decisamente arrogante, eppure faticava a distogliere lo sguardo, probabilmente era per colpa del professore che aveva una voce troppo bassa e parlava troppo lentamente per i primi giorni di scuola. Già...quell'anno sarebbe stato diverso: sarebbe stato il peggiore! Aveva voglia di urlare. Come se non bastasse, poi si ritrovava al banco da sola perché Erica si era trasferita. Sì, aveva davvero voglia di urlare.
«Bene ragazzi, potete andare!» La voce del professore coperta a metà dalla campanella, la riscosse dai suoi pensieri. Guardò l'orologio, ancora un'ora e poi sarebbe stata libera. Doveva stringere i denti ed arrivare alla fine della giornata, si disse percorrendo il corridoio.
Appoggiato al muro della sua classe stava il ragazzo che aveva visto dalla finestra, ma cosa diavolo ci faceva lì?
«Guarda che le vostre aule, sono dall'altra parte.» Si azzardò a dire.
«Lo so. Sono qui per parlarti.» Il sorriso era beffardo e la voce calda e profonda.
«Con me? Ma chi ti conosce!» Era irritata dai suoi modi.
«Volevo solo sapere se ti sei goduta lo spettacolo.» Il tono era ironico ma asciutto.
«Ma di che diavolo parli?» Lo oltrepassò furiosa ed entrò in aula seguita dalla sua risata caustica.


Nei giorni che seguirono quell'incontro le capitò di incrociarlo più volte, tanto che ormai era divenuto un'ossessione. Non lo sopportava, più lo vedeva e più sentiva di odiarlo, ma non riusciva a toglierselo dalla testa. Per questo aveva accettato l'invito di alcuni amici, per distrarsi, ma la serata non era andata come sperava, anzi era stata un mezzo disastro.
Affrettò il passo, si era fatto buio ed era una zona piuttosto isolata, aveva sbagliato a tornare da sola ma ormai era fatta. Con la coda dell'occhio cercò di controllare dietro di sé, si era accorta di essere seguita, anche se cercava di non pensarci troppo. Una macchina le si accostò accanto.
«Sali!» Le disse quella voce che ormai conosceva bene. Doveva fidarsi? «Sali!» disse ancora lui, aprendole lo sportello. Ubbidì.
«Che ci fai qui?» Gli chiese
«Ho incontrato degli amici. Tu?»
«Anch'io.»
«E ti sembra saggio girare da sola, a quest'ora?» I suoi occhi la scrutarono attenti.
«So badare a me stessa!» Ribatté stizzita.
«Si, certo ci credo.» Disse sarcastico.
«Fa come ti pare.» Lo rimbeccò portandosi le braccia al petto. Lui rise.
«Cosa c'è di così divertente?»
«Tu.»
«Io?!?»
«Tu.» Confermò asciutto.
Mentre la macchina procedeva lungo la strada lei socchiuse gli occhi e si mise ad osservarlo, credendosi inosservata. Forse doveva ammettere con se stessa era bello, ma solo un pochino. Lui sorrise e lei si diede della stupida.
«Allora, quando lo ammetterai?»
«Ammettere cosa?»
«Che mi trovi irresistibile.»
«Piantala!»
Il resto del tragitto lo passarono in silenzio. Lui l'accompagnò fino al portone di casa e nel salutarla la baciò.
Vera non chiuse occhio tutta la notte, continuava a pensare a quel bacio e al ragazzo che gliel'aveva dato.


Da quella sera in poi Luca entrò a far parte dei suoi pensieri e man mano che il tempo passava l'antipatia andava scemando, per lasciare il posto a qualcos'altro, un'emozione che non riusciva a definire tanto era sfuggente.
Più passavano i giorni e più lui diveniva assiduo nei suoi confronti e più tempo passavano insieme, più lo conosceva e più lo trovava attraente, e non solo per il suo aspetto, ma per ciò che si celava dietro la sua aria da ragazzaccio. Lui suonava in un locale e lei spesso lo andava a sentire.
Era strano come si era ingannata sui suoi sentimenti pur di sfuggirli, ma si può davvero sfuggire all'amore? E lei lo amava, ne era sicura come era sicura di essere ricambiata, non solo perché lui glielo aveva detto, ma perché lo vedeva confermato nei gesti, nel modo che aveva di starle accanto. Sorrise guardando fuori dalla finestra, presto lui sarebbe passato a prenderla. Avevano una gita in programma nel pomeriggio.
Era strano come quell'anno scolastico che si presentava come il peggiore, si fosse tramutato nel migliore.


Il racconto è frutto della fantasia dell'autrice per cui ogni riferimento a fatti o cose reali è puramente casuale.




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Opera scritta il 19/05/2016 - 11:46
Da Marirosa Tomaselli
Letta n.1161 volte.
Voto:
su 3 votanti


Commenti


Mi è piaciuto molto e scorre benissimo.
Brava Marirosa!

Surya 70 16/09/2016 - 14:09

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È ben scritto, piacevole, ma ha ragione Salvo riguardo la nota. Se fosse necessario chiarire qualcosa sul brano ci sono sempre i commenti. Un saluto

Luciano Bellesso 20/05/2016 - 11:38

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Mi è,molto piaciuto
Brava
Nadia
5*

Nadia Sonzini 19/05/2016 - 22:40

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Peccato la nota finale Marirosa, hai rovinato il sogno.Omettila di tanto in tanto, tanto ormai la tua fantasia è ben nota. Un bel racconto, assolutamente realistico, fresco, con la tua solita abilità descrittiva di situazioni, luoghi e aspetti psicologici femminili, anche se quest'ultima cosa mi viene ancora difficile da comprendere. Un abbraccio a 5*

salvo bonafè 19/05/2016 - 18:10

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