Ti ho aspettato fino alla fine della notte.
Notte argentea, di fuochi fatui.
Una stella brillava più delle altre.
Ho rovistato nella paccottiglia che mi hai lasciato:
una lima per le unghie, un rossetto, un fazzoletto scarlatto.
Ho composto un mosaico con radi pezzi sgualciti,
ho turbato le consorelle con racconti inurbani e sguaiati.
Dietro un albero, ti aspetto la sera.
Sono rimasto all’asciutto.
Come in un gioco per bambini, ci rintuzzavamo a nascondino,
palesemente turbati dalla noncuranza e dalla noia.
Noia che ha spodestato anche l’ultimo dei nostri viceré.
Ti ho spiato, ieri, eri avvolta da una fulgida essenza di meraviglia,
ti umettavi le labbra, ti ingobbivi per vedere il tuo riflesso sul finestrino,
ho trovato che avevi una stupenda camminata irrequieta.
Ho cercato prove e indizi del tuo coinvolgimento in materia.
Ma ne sei uscita strafatta, immacolata.
Ancora attendo il mio rimborso.
Ancora sono rimasto all’asciutto.
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