con la tua voce roca e potente hai sovrainciso i miei discorsi rendendoli vani,
con le tue spalle larghe mi hai obbligato a scansarmi per vedermi passare,
con le tue pupille dilatate mi hai costretto alle lacrime.
Ora è passato un po’ di tempo e le ferite si sono lenite,
ma continuo a stare attento ai tuoi panegirici e alle tue intenzioni.
Poco fa ho risposto al telefono credendo fossi tu.
La tua camminata spavalda trae ancora in inganno.
Lacerti di memoria sono sparsi tutti intorno,
nello spazio tra i due soli ne appare un terzo,
sei andata via dal servizio funebre prima degli altri
e hai toccato la seta del tuo orlo ricamato.
Un posto dove stare, abbastanza da mangiare, alluminio per conservare i cibi,
questo è quello che mi serve ora.
Notte dopo notte torni a tormentarmi nei sogni,
sto diventando pazzo.
La tua cura maniacale ai dettagli ha eroso la mia pazienza,
ho lasciato cadere il coltello poco distante da me,
Ti ho lasciato venire a calpestare il mio prato.
Non mi sono ancora liberato di te.
Fissando i miei pensieri in un punto lontano, ho trovato requie:
mi sono sdraiato e ho dormito, sopperendo alla mancanza di attrattive,
ora sono prigioniero di una mezza età alcolica
che tu avresti riprovato, ne sono certo.
C’è tanta strada da fare, ma certo non la faremo insieme.
Il freddo circonda ragazzi e ragazze, hai ancora del tempo a disposizione?
E riuniti intorno al cenotafio abbiamo cantato e battuto le mani,
mentre tu te ne andavi nella pioggia.
Ancora un altro arrivederci e un coltello tra le scapole,
abbiamo speso troppo per rinunciare così presto.
Aspetto quel momento del tempo in cui tutto appare avere due significati.
Negoziamo per garantirci paramenti nuovi e inamidati.
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di una bellezza indicibile
profonda, intensa
un arrivederci tristissimo
"arriva come la lama di un coltello"
quel coltello tra le scapole