e ti fa sentire come rabbuiato,
e non mi importa dei tuoi panegirici e delle tue reprimende
sempre uguali a se stesse.
Ci sono montagne cariche di neve giù all’orizzonte,
e la mia domestica si prende cura di me,
mai mi permetterebbe di uscire per incontrarti,
per sentire ancora una volta il tuo gelido respiro sulla mia pelle.
E non m’importa del correre dei minuti e delle ore
marionette mute su un quadrante oblungo,
e non m’importa di questo velo di organza che ricopre tutto.
Ancora una volta il suono delle tue parole mi giunge attutito.
C’era un tempo in cui il senso non si disfaceva al solo guardarlo
e ti potevi porre domande e fornire risposte
senza apparire ridicolo.
Ora tutto è cambiato e la fortuna non gira dalla nostra parte.
E non m’importa se dovrò ancora sopportare le tue ubbie
e le tue idiosincrasie standomene muto in un angolo,
come il vecchio pianoforte a coda che sonnecchia in un angolo,
con i tasti nudi, con i tasti nudi.
Ti aspetterò al prossimo incrocio, al quadrivio,
ti aspetterò a lungo,
anche se i miei pasti sono ben preparati,
e non c’è ragione che io stia qui a prendere freddo.
Ancora una volta nell’angolo dei sogni,
tra bandiere a mezz’asta e giocattoli rotti,
sentirò il gelido del tuo respiro.
E non m’importa se tutto questo sta per finire.

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e non mi importa se nn l'ho capita
l'ho interpretata... e questo m'importa






