Si alzava presto ogni mattina,
buia la strada, fioche le luci di quei vecchi lampioni arrugginiti.
Scendeva piano le ripide scale di legno,
rumore diverso ad ogni passo.
Bianchi arabeschi aggrappati ai vetri
fino al mattino in quella stanza fredda e inumidita.
Ci svegliava l’acqua fredda lasciata in un catino,
indossare in fretta un maglione, dono delle sue mani abili e operose.
Soffiava forte sulle vecchie brace,
nel fuoco anche giornali di tanto tempo fa,
poi un pò di legna vecchia e rinsecchita.
Poco il calore, fino a quando seduti
stringevamo forte quella scodella di latte
dove bagnavamo una fetta di pane appena abbrustolito.
Poi a scuola con cappotti arricchiti da toppe colorate,
guanti di lana, recupero di maglioni fatti, disfatti e rifatti ancora.
Avevamo grembiuli tutti quasi uguali, infreddoliti, tutti in fila,
stavamo in attesa del maestro per entrare.
Mettevamo la cartella sotto il banco, attenti a non rovesciare il calamaio
posto nell'angolo, in un piccolo pertugio.
Passava ogni tanto il bidello a riempirli con un innaffiatoio.
Pronti a scrivere con una cannuccia ed un pennino,
immaginare cose nuove, mentre guardavamo
vecchie cartine e un grande mappamondo.
Suonava infine la campana, tutti di corsa a casa.
Ancora Lei ci scodellava la minestra,
regalandoci un sorriso, ci incoraggiava a mangiare piano,
forse perché era calda, forse perché non finisse troppo in fretta.
Lei il dono più bello, Lei sempre presente,
Lei, ed io la chiamavo solo: MAMMA.
buia la strada, fioche le luci di quei vecchi lampioni arrugginiti.
Scendeva piano le ripide scale di legno,
rumore diverso ad ogni passo.
Bianchi arabeschi aggrappati ai vetri
fino al mattino in quella stanza fredda e inumidita.
Ci svegliava l’acqua fredda lasciata in un catino,
indossare in fretta un maglione, dono delle sue mani abili e operose.
Soffiava forte sulle vecchie brace,
nel fuoco anche giornali di tanto tempo fa,
poi un pò di legna vecchia e rinsecchita.
Poco il calore, fino a quando seduti
stringevamo forte quella scodella di latte
dove bagnavamo una fetta di pane appena abbrustolito.
Poi a scuola con cappotti arricchiti da toppe colorate,
guanti di lana, recupero di maglioni fatti, disfatti e rifatti ancora.
Avevamo grembiuli tutti quasi uguali, infreddoliti, tutti in fila,
stavamo in attesa del maestro per entrare.
Mettevamo la cartella sotto il banco, attenti a non rovesciare il calamaio
posto nell'angolo, in un piccolo pertugio.
Passava ogni tanto il bidello a riempirli con un innaffiatoio.
Pronti a scrivere con una cannuccia ed un pennino,
immaginare cose nuove, mentre guardavamo
vecchie cartine e un grande mappamondo.
Suonava infine la campana, tutti di corsa a casa.
Ancora Lei ci scodellava la minestra,
regalandoci un sorriso, ci incoraggiava a mangiare piano,
forse perché era calda, forse perché non finisse troppo in fretta.
Lei il dono più bello, Lei sempre presente,
Lei, ed io la chiamavo solo: MAMMA.
Opera scritta il 29/01/2017 - 13:35
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Voto: | su 3 votanti |
Commenti
Una poesia delicata segno di un animo gentile che ha racchiuso in se ricordi cosi potenti nei loro insegnamenti da essere indelebili.È sempre un piacere poter leggere pagine come questa"grazie.
Marina Lolli 30/01/2017 - 15:14
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Bellissima!
E la chiusa... di una dolcezza infinita.
Complimenti, sinceri
Ciao Alfonso, benvenuto.
E la chiusa... di una dolcezza infinita.
Complimenti, sinceri
Ciao Alfonso, benvenuto.
Loris Marcato 30/01/2017 - 12:30
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Sono nuovo e vi ringrazio per la vostra gentilezza e per i vostri commenti così generosi.
Grazie
Grazie
ALFONSO BORDONARO 30/01/2017 - 12:23
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bellissima.....
laisa azzurra 29/01/2017 - 19:46
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Molto bella, descrive la semplicità' dei valori di un tempo. 5* 1
Graziana Bonavero 29/01/2017 - 19:20
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grazie di avermi cercato in redazione e grazie dei complimenti, i tuoi ricordi rivivono in me come fosse ore con penna e calamaio e carta assorbente è vero tornavi affamato ma il piatto non era sempre colmo molto bella 5* grazie amico
GIANCARLO LUPO POETA DELL'AMO 29/01/2017 - 17:47
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mi hai fatto ricordare il mio primo anno di scuola, l'ultimo in cui si usava ancora il calamaio,bellissima descrizione di un tempo che fu,ciao
andrea sergi 29/01/2017 - 17:19
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