La sedia a dondolo è un ottimo auspicio per l’indomani
con il suo scricchiolare metodico.
Ma noi siamo lontani, ancora molto lontani.
La sorte a volte è riottosa e nebulosa,
nel mentre muoviti dolcezza, muoviti ancora.
Un’altra volta, un’altra volta ancora ci ameremo.
Non ti sei accorta che siamo vicini, molto vicini come non mai.
Veloci, in strada, si muovono i passanti, con i colli imperlati.
Un lampo a volte si posa su di un pollice, non di più.
Guarda, tu hai il mondo sulla punta di un dito.
In questo frangente c’è una ragione per noi due.
Ho aspirato il tuono, poi mi sono steso a terra.
Ho sentito che eri passata di lì, per l’ennesima volta,
come un flusso sotterraneo.
Come un diadema, sei messa in mezzo al sole che brucia.
Bordi e orli incatenati a un pranzo noioso, ci siamo lanciati nel vuoto,
come icari con le nostre ali dispiegate, con le nostre egide di cera.
Con la pelle contratta e i sorrisi spalancati, abbiamo potuto volare oltre l’immaginabile.
Forse la codardia ci ha fermati.
Non senti il canto?
Il rumore soffuso di questo cerbiatto, che si ciba vicino a noi
e poi fugge, solleticando l’erba.
Non ridere di me.
Presto vedremo questo lacerarsi, ma non invano
e non per sempre e la pioggia ci passerà addosso con disamore.
Saremo lontani, in un punto indefinibile, incredibilmente lontani.
Poi partoriremo ancora, allora non credi anche tu che sia
arrivato il momento di stare più vicini?
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e Lei, è sempre presente