se chiudo gli occhi vedo attraverso te
il cammino che ti allieta.
Di una Canda sonnecchiante sul Tartaro,
che con forza ribattezza Canalbianco.
Profumi di terre antiche,
profumi di tradizioni tramandate a voce.
Una famiglia accanto ad un fuoco,
una sorella a cui badare.
Dipani la matassa del tuo esser rodigino,
con ago e filo,
cuci ogni ricordo di quella terra sul tuo cuore:
la bocca saplancata di fronte all'imponenza della Nani Mocenigo,
la speranza racchiusa nelle mani della Madonna dei Cuori,
la preghiera ed un saluto a San Michele Arcangelo,
la gioia di sentire un freddo gennaio guardando una Brusavecia.
Mi mostri col sorriso ogni luogo,
adorabile Cicerone,
così come indichi la strada che poi ti ha portato
alla provincia pavese della Vigevano
che in grembo ti ha accolto.
Quanto cambiamento Luciano!
C'è una Piazza Ducale sul quale passeggiare,
un Duomo maestoso al posto di brulla terra.
C'è tanta gente che t'accoglie,
porgendoti il Dolceriso ed il dialetto
e abbeverandoti alla fonte di San Francesco
e dalle labbra di una donna al tuo fianco,
il veneto muta in lombardo
ma con lo stesso sorriso di sempre.
Sarà che mi godo questi tuoi ricordi,
una passeggiata mai fatta e mai vista
con i miei occhi; ma attraverso di te
cammino su strade famigliari,
vivo per un attimo le mie radici
con i tuoi gesti.
Ammiro quello che tu, generosamente, mi permetti di vedere.
E non c'è motivo di non camminare oltre,
non ci sono ancore per un animo che sorride.
Per quanto tu possa salpare lontano,
in me hai disegnato tutte le mappe del mondo...
e mi basterà sorridere come te,
un giorno,
per giungere al porto dove mi starai aspettando.
Dedicata a mio zio Luciano Pastorelli, che si appresta a giungere alla fine del suo personale viaggio in questa terra.
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