I dipinti, i disegni riportati nelle immagini sono dello stesso autore)
Questi miei, e con ciò, non voglio dire una bugia,
considerateli come fossero strati scritti, per caso, per la via.
Non possono chiamarsi di certo, poesie.
Sono semplici brani, filastrocche, nenie, cantilene, oppure tiritere, canzoni,
che circolano liberamente per le vie e nei portoni,
Le vere poesie hanno un’importanza elevata e ben definita,
e non hanno paragone con ciò che riguarda la mia vita.
I mie scritti… considerateli… come i coriandoli di carnevale.
Se ne prende una manciata dalla tasca e poi si butta per allegria,
ad un amico, ad una simpatica compagnia.
Non dovrebbero lasciare traccia, questa è l’intenzione mia.
Ci penserà poi la pioggia a portarseli, subito, via.
Scompaiono e ritornano nel mio cuore,
come le rondini nel nido dell’amore.
Non vogliono dare il minimo fastidio, questi scritti vagheggianti.
Sono come le foglie secche, quelle che osservi di sfuggita,
soltanto alcuni istanti.
E poi tiri dritto e vai normalmente avanti, senza degnarli, in conclusione,
di una pur minima attenzione.
Così devono essere questi… come posso definirli…
miei componimenti.
Sono senza testa e senza coda.
Semmai, o se vuoi, e te lo dico con il cuore,
chiamali serenate, canzoni, cantilene, lamenti d’amore.
Puoi paragonarli ad un fico d’india, dalla cui buccia esce, alla fine,
come l’aurora, “una bella signora”.
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ma che colorano il giorno di bellezza
LIETA SETTIMANA.
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