Dov’è Marco, dov’è Mona? È da tempo che non li vedo. Sono seppelliti sotto un metro di neve bianca, e spuntano solo le loro teste.
Dov’è Giovanni? Dov’è Luca? Perché stanno fuori a telefonare?, e non rispondono al nostro querulo richiamo. Sono seppelliti sotto un metro di neve bianca.
Dite loro si smettere di inseguire le lepri, dite loro che è ora di onorare padre e madre. Col loro aspetto dimesso, non troveranno posto, ma solo un metro di neve bianca.
C’è ancora molto tempo per il loro usa e getta. Il contatto con il corpo altrui è freddo e razionale. Ma poca cosa sarà sentire il freddo della lama, che penetra nelle loro carni.
Attesa per attesa, minuto dopo minuto, attimo dopo attimo, sono tornati tutti quanti, come le pecore all’ovile, squittendo e gracchiando come piccoli rettili.
Aspetterò il loro passaggio, giù nel bosco. Mi troveranno tra i licheni e i rododendri, ancora lievemente addormentato. Pronto a spostare quel metro di neve bianca.
Molto interessante, mi sono sentito in dovere poi, di leggerla due o tre volte.. forse anche quattro. E penso a un richiamo della natura, che non smette mai di attenderci.. nonostante le nostre distrazioni. Ecco, mi piace dargli questo senso
Francesco Gentile 23/08/2017 - 13:44
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Molto bella e riflessiva.
antonio girardi 23/08/2017 - 13:25
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Non so se ho compreso bene il messaggio che questa vuole dare...ma è una poesia molto interessante.
Rosi Rosi 22/08/2017 - 14:12
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che dire una poesia che mi ha attratto ,colpito ,anche se come Laisa non son sicuro di averla capita correttamente,ciao Giulio
andrea sergi 21/08/2017 - 17:53
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il figlio prodigo? una parabola? interessante, ma davvero nn so se l'ho capita
laisa azzurra 21/08/2017 - 13:44
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