Attendiamo la morte come spenti fantocci di paglia,
appoggiati agli stipiti di una casa pericolante.
Non ci importa dove saremo domani.
È l’oggi che conta.
appoggiati agli stipiti di una casa pericolante.
Non ci importa dove saremo domani.
È l’oggi che conta.
Ci prepariamo alla cena vestiti di gran gala,
fuggiamo da rovine e vestigie ormai logore.
Seguiamo tracce ancora fresche,
su ispidi sentieri di montagna.
Ci sono due poli e noi siamo in mezzo,
attratti ora da l’uno ora dall’altro.
Cerchiamo di sveltire i procedimenti
che ci condurranno all’attracco.
Siamo lacerati e divisi
come le foglie di un albero.
Siamo bagnati e molli
come una pozza di fango.
Ci rifacciamo a un copione
ormai scritto e comunque già vecchio.
Riempiamo colonne sui giornali,
e aspettiamo il caldo sole primaverile.
Non ci importa cosa succederà domani,
se già l’oggi ci ha dato il benservito.
Tramiamo alle spalle dei più fortunati
e aspettiamo il bolo che ci stringa alla gola.
Opera scritta il 03/09/2017 - 10:07
Da Giulio Soro
Letta n.954 volte.
Voto: | su 2 votanti |
Commenti
Cruda e veritiera, piaciuta
genoveffa frau 05/09/2017 - 12:59
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E' una poesia inquietante, se pur bella.In sottofondo appare la gelosia e la rassegnazione.
Teresa Peluso 03/09/2017 - 18:26
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