Su una stinta panchina
ove in attesa di qualcuno
soli tante volte sostiamo
lo sognammo a lungo
e dolcemente una compagna
loquace che venisse a sedersi vicino
e ci prendesse la mano nel saluto.
Oh incredula attonita Simonetta
amara e dura è la solitudine!
Sai, la beffarda appostata veglia
non si lascia sviare e intrigante
ci fa domande sul nostro futuro!
Mi sbalzeranno in alto le tue parole
quando fervide sfioreranno il petto
appagato concluderò il mio viaggio
tra i fiori prossimi di una primavera
che viene a cancellare i postumi
di un uggioso inverno piovoso
denso di assenze e fitto di nebbie!
Fatti più vicina, su accostati
avvinciti gioiosa alla mia vita
riscaldami, ricuci i miei strappi.
Da rovine e macerie affettive
adducimi nel lussuoso centro
della tua anima imbellettata
ancor fluiscano acque argentate
nel greto arso del mio destino
e fruttifichino su morenti rive
abbandonate dovizie prelibate;
fammi compagnia ché rinasca
su labbra senili un sorriso;
da un cobalto cielo, audace, rapisci
una stella che brilli per noi due!
Attraversami feconda onda solare
disperdi la torma di ombre rapaci
che da tanto mi volteggiano intorno.
Batta il cuore alle folate del tuo tepore
poi nei tuoi occhi verdi mi miri
nell'altitudine di una speme risorta.
ove in attesa di qualcuno
soli tante volte sostiamo
lo sognammo a lungo
e dolcemente una compagna
loquace che venisse a sedersi vicino
e ci prendesse la mano nel saluto.
Oh incredula attonita Simonetta
amara e dura è la solitudine!
Sai, la beffarda appostata veglia
non si lascia sviare e intrigante
ci fa domande sul nostro futuro!
Mi sbalzeranno in alto le tue parole
quando fervide sfioreranno il petto
appagato concluderò il mio viaggio
tra i fiori prossimi di una primavera
che viene a cancellare i postumi
di un uggioso inverno piovoso
denso di assenze e fitto di nebbie!
Fatti più vicina, su accostati
avvinciti gioiosa alla mia vita
riscaldami, ricuci i miei strappi.
Da rovine e macerie affettive
adducimi nel lussuoso centro
della tua anima imbellettata
ancor fluiscano acque argentate
nel greto arso del mio destino
e fruttifichino su morenti rive
abbandonate dovizie prelibate;
fammi compagnia ché rinasca
su labbra senili un sorriso;
da un cobalto cielo, audace, rapisci
una stella che brilli per noi due!
Attraversami feconda onda solare
disperdi la torma di ombre rapaci
che da tanto mi volteggiano intorno.
Batta il cuore alle folate del tuo tepore
poi nei tuoi occhi verdi mi miri
nell'altitudine di una speme risorta.
Opera scritta il 03/05/2018 - 19:39
Letta n.973 volte.
Voto: | su 2 votanti |
Commenti
Vera poesia che trasporta dal primo all'ultimo rigo. Complimenti.
Antonio Tanelli 04/05/2018 - 14:50
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