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Amore virtuale

Amore virtuale


«D!» esclamò leggendo la grossa consonante gialla dipinta su un pilastro del parcheggio coperto dell’Ikea. «Qui è abbastanza appartato, sarà difficile trovare di meglio proseguendo», aggiunse mentre manovrava per parcheggiare il grosso fuoristrada.
Badando di tenersi il più possibile accanto al muro alla sua sinistra, lasciando giusto lo spazio per schiudere la portiera nella misura appena sufficiente per poter sgusciare fuori, avanzò lentamente; pestando deciso sul pedale del freno arrestò la marcia prima che il lungo cofano motore andasse ad impattare la parete di fronte. Lanciando uno sguardo alla sua destra contò mentalmente i parcheggi liberi accanto al suo fuoristrada. “Otto, molto bene.” Poi, per far sì che nessuno parcheggiasse accanto, spalancò la portiera dal lato passeggero.
Guardò l’orologio digitale incastonato nel cruscotto. «Dovrebbe essere qui a minuti», disse, tradendo un po’ di tensione. Poi trasse di tasca il cellulare e, dopo averlo posato sul cruscotto, rimase in attesa; cercando d’immaginare, nel silenzio del parcheggio semideserto in una giornata bollente - in tutti i sensi - di metà agosto, l’effetto che avrebbe fatto, ad entrambi, conversare vis a vis per la prima volta.


****************************


Si conoscevano da più di tre anni (se scambiarsi messaggi o chattare senza mai vedersi si può equiparare a conoscersi). All’inizio era stata un’amicizia, come tante altre nate sui siti social, senza pretese. Oserei dire: più un passatempo che il reale bisogno di trovare un, o una, confidente con cui aprirsi. Tutto era cambiato improvvisamente il giorno in cui lei, Angelica, aveva informato gli amici del sito che se ne sarebbe andata. Era stato allora che lui, Orlando, aveva provato a trattenerla battendo sui tasti poetiche frasi che riuscirono a commuoverla. Ma nonostante questo, Angelica aveva confermato di volersene andare. E ringraziando lui e gli altri amici che si erano spesi per trattenerla, aveva salutato tutti e chiuso il collegamento.
Angelica, al contrario di Orlando che aveva postato alcune sue foto nell’esercizio delle sue funzioni, che essendo lui un quasi sessantenne pensionato definirei: attività ludica e sportiva. Angelica, dicevamo, non aveva postato nessuna immagine e men che meno aveva svelato la sua reale età (anni 39). Sicché Orlando, dal suo discernere sbarazzino, si era costruito l’immagine di una ventenne, bella e solare ma, dato i quattro lustri che li dividevano, sicuramente non da corteggiare; cosa che d’altronde, lustri o giorni di differenza, non aveva mai fatto con nessuna, essendo lui felicemente coniugato da più di trentacinque anni.
Per questo la sorpresa era stata per Orlando, oltreché gradita, grandissima quando aveva ricevuto un messaggio da Angelica che lo informava d’aver deciso di rimanere.
E da lì era partita la svolta. Angelica divenne l’ospite fissa e gradita delle sue conversazioni notturne, passavano ore a raccontarsi di tutto, persino a discernere sulla giusta distanza tra un dente e l’altro di un buon pettine.
Angelica, dopo aver rivelato a Orlando la sua vera età, che era felicemente sposata anche lei ed era pure madre; aveva narrato tutto, ma proprio tutto di sé. E lui, non potendo udire la sua viva voce, leggeva sullo schermo, cercando d’immaginare, grazie alla descrizione puntuale fatta da lei stessa, otre al tono, il volto e le forme della sua amica del cuore. Grande era stata la sorpresa quando lei gli aveva inviato un suo ritratto. «Uguale a come l’immaginai, stupenda», aveva commentato in un sospiro, osservando l’immagine sullo schermo.
L’empatia totalizzante che aveva invaso la mente di entrambi, scardinando la timidezza di fondo li aveva portati ben presto a tracimare nella passione pura. E da lì in avanti, nonostante il gelido inverno, erano stati mesi infuocati di sesso virtuale, più soddisfacente di quello reale praticato con i rispettivi partner.
Ma quanto poteva durare una passione virtuale? Forse per sempre, aveva pensato Orlando, chiedendosi cosa ne sarebbe stato dei rispettivi matrimoni. Così, cercando di non farlo pesare alla bella Angelica, aveva provato a diradare la propria dose di passione. Compito assai arduo si era rivelato tenere a bada l’ormone che, stimolato verbalmente da Angelica, prendeva il sopravvento sulla ragione. Al povero Orlando, stretto tra dovere coniugale, passione virtuale e il desiderio di non inguaiare ulteriormente in un rapporto senza capo né coda, privo di sbocchi futuri, la sua grande amica e amante virtuale, non era rimasto che accorciare sempre più i messaggi, limitandosi alla fine ad un mesto saluto, che aveva finito per sconcertare Angelica; la quale, dopo un periodo passato a chiedersi cosa mai avesse fatto all’amico per essere trattata con distacco, era migrata su altri siti, limitandosi a contattarlo un paio di volte al giorno, solo per scambiare un parco saluto.
Trascorsero alcuni mesi, più di un anno; di quello che facesse Angelica, Orlando non ebbe più contezza, né nei brevi messaggi di saluto, né da altri amici del sito. Ormai tutto s’era chetato, la passione che li aveva travolti pareva ormai spenta. Ma era bastato davvero poco a riattizzarla: un messaggio, due messaggi un po’ più ciarlieri del solito, e al terzo la fiamma aveva ripreso a divorar di passione mente e corpo. Aveva provato Angelica a resistere; ma quando Orlando aveva scritto sulla chat: “Non ti sto chiedendo di fare sesso, ma solo di poter guardare, almeno una volta, non l’immagine ma la donna reale. Non mi avvicinerò, non ti chiamerò, non mi vedrai nemmeno e dopo averti osservato me ne andrò senza chiederti null’altro”, aveva tentennato, ma alla fine si era arresa, e non certo alla ragione.
L’appuntamento era per il lunedì mattina, giorno solitamente scelto da Angelica per far spesa al supermercato. Orlando, dopo aver varcato l’ingresso del centro commerciale, si era diretto al supermercato, si era fermato davanti agli scaffali dei libri, ne aveva preso uno e fingendo di leggere, sbirciando da sopra il testo osservava la gente spingere il carrello lungo il corridoio.
«Eccola», aveva sussurrato, vedendola spingere il carrello a cinque, sei metri da lui. «Bellissima, superi ogni mia aspettativa», aveva aggiunto tenendo il libro aperto davanti al volto per non essere visto, mentre lei transitava con lo sguardo teso in avanti lungo il corridoio.
Poi, dopo averla vista svoltare l’angolo e sparire dietro uno scaffale, sospirando aveva posato il libro e se n’era andato.
Non mantenne troppo a lungo la promessa da marinaio, l’Orlando passionale. La sera stessa era davanti al PC che la tampinava per avere un altro incontro, questa volta molto più ravvicinato (del quinto tipo si potrebbe definire in senso ufologico). Angelica aveva provato a resistere, adducendo come scusante il fatto che qualcuno avrebbe potuto vederli insieme; ma quando Orlando le aveva prospettato il suo piano, il desiderio di provare un’esperienza tante volte immaginata da entrami durante la frequentazione virtuale la fece capitolare. “Ma che sia la prima e l’ultima volta… promesso?” aveva digitato sulla tastiera.
“Promesso!” aveva replicato lo spergiuro Orlando.
L’Ikea era stata scelta da Orlando per due motivi; perché era la location perfetta per la rappresentazione che intendeva mettere in scena, e per l’equidistanza dal domicilio di entrambi (circa quaranta chilometri), confidando per questo, e grazie anche al periodo di ferie, di non incontrare gente che li potesse riconoscere. In ogni caso avrebbero fatto in modo, vagando con circospezione tra il mobilio esposto, di non farsi cogliere in castagna da clienti e personale.


*******************************


Orlando udì il cellulare vibrare sul cruscotto, lo afferrò, guardò i numeri sullo schermo e, portandolo all’orecchio, domandò: «Dove sei?»
«Sono appena entrata nel parcheggio coperto, dove devo andare?»
«Vieni avanti fino alla lettera D. Subito dopo vedrai un fuoristrada blu accostato alla parete, parcheggia accanto e poi Sali», rispose Orlando, mentre si allungava sul sedile per chiudere la portiera lato passeggero per far spazio all’utilitaria di Angelica.
«Eccolo!» esclamò Angelica, infilandosi velocemente nel parcheggio accanto al fuoristrada.
Spense il motore, volse lo sguardo all’intorno poi scese sveltamente e andò a sedersi accanto a Orlando.
Lui la guardava ammutolito, mentre lei, nascosta dietro i grandi occhiali scuri, attendeva fremente il suo giudizio. «Deluso!» sbottò alla fine, rompendo un silenzio imbarazzante.
«Estasiato!» fece lui sgranando gli occhi. «Togliti gli occhiali, voglio ammirare i tuoi occhi», aggiunse con trasporto.
Angelica volse lo sguardo su di lui, ed esclamando: «Ecco fatto!» li tolse.
«Che colore stupendo», sospirò Orlando perdendosi in due grandi occhi grigioverdi. Poi, allungando delicatamente la mano, provò a spostare la ciocca di lunghi capelli neri che, togliendo gli occhiali, le era andata ad appoggiarsi sulla guancia. Al che, lei si ritrasse appiattendosi contro la portiera. «Volevo solo scostarti i capelli dal viso», si premurò di farle sapere.
«Scusa, sono nervosa… cerca di capire», si giustificò lei, tornando ad appoggiarsi allo schienale del sedile.
«Permetti?» fece ancora lui, mostrando la mano destra.
Angelica annuì. Allora, con la delicatezza di una farfalle, fece passare la ciocca fra le dita e la scostò. Poi scivolando via con il dorso della mano le accarezzò la guancia.
Angelica sentì un brivido correrle lungo il corpo, afferrò la mano la scostò e subito dopo si gettò su di lui baciandolo con trasporto. Subito dopo lo spinse via, esclamando spaventata: «No! Qualcuno potrebbe vederci».
«Ok… ok… Calmati, non c’è nessuno, vedi?», la rassicurò indicando il parcheggio.
«Sono venuta solo per dirti che non se ne fa niente. Non m’ispirano più certe situazioni», gli annunciò, abbassando lo sguardo.
Orlando, sorridendo sornione, gettò lo sguardo sulla gonna corta che, durante quel breve prendersi e lasciarsi, s’era accorciata ulteriormente, giungendo nei pressi dell’inguine. «Posso?» le chiese.
Angelica guardò le dita, ormai prossime ad afferrare un lembo della gonna, e annuì.
«E’ per dirmi ciò, che ti sei tolta l’intimo?» le chiese ancora, alzando leggermente il bordo di pizzo.
«No! L’avevo tolto pe accontentare la tua libidine malata!» rispose acida, tirando in giù la gonna.
«E per questo ti ringrazio… Ora, vogliamo andare?» fece lui, aprendo leggermente la portiera.
«Non lo so… forse non me la sento, mi vergogno tanto.»
«Beh, non possiamo star qui fino a notte… Io vado su, se il forse muterà in sì, seguimi. Altrimenti fai un po’ quello che ti pare!» sbottò spazientito scendendo dal fuoristrada e avviandosi all’entrata dell’Ikea.
Dopo pochi passi udì la portiera aprirsi e poi chiudersi, seguito dal rumore di tacchi medi sul cemento che si avvicinavano. Sorridendo soddisfatto allungò il passo, seguito a debita distanza da Angelica.


Entrarono, ben distanziati, nel reparto dedicato all’arredamento.
Angelica volse lo sguardo all’intorno, e vedendolo semideserto prese coraggio. Dopo aver scambiato uno sguardo d’intesa con Orlando, che la osservava poco distante, andò a sedersi sopra un comodo divano in pelle. Fingendo di provarne la morbidezza allargando e accavallando le gambe mostrò, in un vedo e non vedo stile Basic Instinct, all’attento Orlando il pube glabro.
Vinta la paura iniziale, proseguirono, divisi, lungo il percorso segnato sul cemento; avvicinandosi e sfiorandosi dentro gli stand deserti, baciandosi dietro una cabina armadio, ovvero strusciandosi uscendo da uno stretto ambiente cucina piuttosto che entrando in un ampio ambiente soggiorno.


Uscirono dal negozio dopo una buona mezz’ora, senza aver combinato granché, e s’incamminarono ben distanziati verso il parcheggio coperto.
«Allora?» le chiese lui chinandosi in avanti, appoggiato con un gomito alla portiera aperta, guardandola seduta con le mani sul volante.
«Allora è stato uno schifo!» rispose in tono deluso, fissando il muro grigio davanti alla macchina.
Orlando annuì. «Spiace dirlo, ma hai ragione… me l’ero immaginato in tutt’altro modo.»
«Sai qual è la verità?» disse lei. Poi alzò lo sguardo, guardò negli occhi Orlando e concluse in tono amaro: «E’ che non siamo più capaci di godere realmente, noi due… Drogandoci di sesso virtuale abbiamo perso le coordinate, il senso del vero piacere».
«Dici? E se la prossima volta c’incontrassimo in un motel… potrebbe funzionare?» le chiese allora, poco convintamente.
«Non funzionerà!» lo gelò, lapidaria.
«Perché?»
«S’è mai visto usare il sangue di un malato per curare un altro malato?»
«No. E allora, cosa ci rimane da fare?”, le chiese un sempre più frastornato Orlando.
«Provare a fare veramente l’amore… con chi sai che ce la può fare», rispose Angelica. Poi, sbuffando, aggiunse: «Scusa ma ora devo andare».
«Già, ma con chi?» si chiese Orlando togliendo il gomito dalla portiera.
«Con chi l’abbiamo sempre fatto con soddisfazione, prima di perderci dentro tecnologici mondi», le rispose tirando la portiera per chiuderla.
«Tu con tuo marito…» iniziò Orlando. Prontamente interrotto da Angelica: «E tu con tua maglie. Hai visto mai che funzioni… Addio, Orlando!» concluse chiudendo la portiera.
«Addio, Angelica… Ci sono momenti irripetibili… purtroppo», sospirò immalinconendosi Orlando, guardandola uscire dal parcheggio, dal virtuale e, purtroppo o per fortuna, anche dalla sua vita.


FINE




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Opera scritta il 08/08/2018 - 11:06
Da vecchio scarpone
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