Vallone di Rovito
Irruente gioventù che non freni i tuoi strafori,giacche 'credi tutto sia dolce e quieto,non conosci quanto sa di veleno
l' imprudenza che viene retro.
Pria che saggi l 'onor del vero ,sora morte
spiega il velo ,dei suoi doni :lacrime e dolore .
I due gigli d' Italia nel vallone calabrese
Impararon a lor spese ad assaggiar
Il nettare nefasto quanto sa di sale ,
Il.morso del destino che si piega
ai giochi perigliosi .
Le parche che tesson filano e tagliano
ne stroncaron due ,i giovinetti ,
che credevan d 'essere immuni .
La falce reale di scudo e corona inclemente ,
recise la speranza che li all'allattava.
Ma tutta l 'Italia e 'un foco aperto .
Ah serva Italia e il tuo fardello non sicuro
Ostello ma bordello!
Guarda come divorano le tue carni ,
Come offendono le tue strade
Come umiliano i tuoi tesori!
Ove sono i giorni lontani
dell 'impero ?
Rammenti l'oro e l 'alloro che ti cinse
la fronte ?
Sia fonte ,conforto ,il fasto del passato
per esser grande ancor .
Alto coraggio mosse i due veneziani ,
a calcar la terra del sud !
Ove pieta' non ebbe il fucile straniero .
Morendo di lontano il miraggio
d' una Italia unica, sola ,indivisa
Qui peria la miglior gioventù
Il puledri Mazziniani
Viso torto tra le mani stanche ,
lacrime al par d ' un padre ,
per il sangue puro in suolo irredento.
Ma come il fuoco gaio ,robusto
ben tiene il vento ,
così germogliano nel bel grembo ,
Infiniti valori ,tutti uniti nel canto
della patria tutti mesti per il suo dolore .
Orsu ' giovine Italia risorgi !
Il maestro astuto ben ti governa ,
per lodar canto di libertà
Or piu non puoi spegnere mille ,ancor
mille fiammele, il sudore d 'un popolo
Vince su ferro ,sul piombo .
Dolce cader ,rialzarsi ancor ,
col petto più rosso
del crepuscolare tramonto .
Irruente gioventù che non freni i tuoi strafori,giacche 'credi tutto sia dolce e quieto,non conosci quanto sa di veleno
l' imprudenza che viene retro.
Pria che saggi l 'onor del vero ,sora morte
spiega il velo ,dei suoi doni :lacrime e dolore .
I due gigli d' Italia nel vallone calabrese
Impararon a lor spese ad assaggiar
Il nettare nefasto quanto sa di sale ,
Il.morso del destino che si piega
ai giochi perigliosi .
Le parche che tesson filano e tagliano
ne stroncaron due ,i giovinetti ,
che credevan d 'essere immuni .
La falce reale di scudo e corona inclemente ,
recise la speranza che li all'allattava.
Ma tutta l 'Italia e 'un foco aperto .
Ah serva Italia e il tuo fardello non sicuro
Ostello ma bordello!
Guarda come divorano le tue carni ,
Come offendono le tue strade
Come umiliano i tuoi tesori!
Ove sono i giorni lontani
dell 'impero ?
Rammenti l'oro e l 'alloro che ti cinse
la fronte ?
Sia fonte ,conforto ,il fasto del passato
per esser grande ancor .
Alto coraggio mosse i due veneziani ,
a calcar la terra del sud !
Ove pieta' non ebbe il fucile straniero .
Morendo di lontano il miraggio
d' una Italia unica, sola ,indivisa
Qui peria la miglior gioventù
Il puledri Mazziniani
Viso torto tra le mani stanche ,
lacrime al par d ' un padre ,
per il sangue puro in suolo irredento.
Ma come il fuoco gaio ,robusto
ben tiene il vento ,
così germogliano nel bel grembo ,
Infiniti valori ,tutti uniti nel canto
della patria tutti mesti per il suo dolore .
Orsu ' giovine Italia risorgi !
Il maestro astuto ben ti governa ,
per lodar canto di libertà
Or piu non puoi spegnere mille ,ancor
mille fiammele, il sudore d 'un popolo
Vince su ferro ,sul piombo .
Dolce cader ,rialzarsi ancor ,
col petto più rosso
del crepuscolare tramonto .
CORRADO CIOCI
Opera scritta il 21/06/2019 - 10:59
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