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PAZZIA VUOTO DELLA MENTE

Per non far paura
ha mura bianche
coperte di fiori.
Nella casa lunatica
le stanze non hanno chiavi…
In un letto delirante
una ragazza folle
è stanca di agitare
le ali di uccelli impazziti...
Incubi nella stanza
passeggia nel corridoio
fugge dalle paure.
La sua mente cavalca
oceani immaginari.
Cerca una via d’uscita
che sia una nuvola o un muro
poco importa rimbalza
l’ingannevole mente.
Folle percorre l’assito
del manicomio consunto
dai passi del suo pianto.
Prima di chiudere gli occhi
c’è chi spia nei suoi gelosi pensieri.
Sulla fredda bocca di creta
un’ anima pia fa cadere
una goccia d’acqua l’arsura sparisce
così le visioni di stelle infuocate.
E’ notte nell’intimità silenziosa
non più nel suo letto si trova
ma in cieli rapita da braccia di luce.


Mirella Narducci




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Opera scritta il 21/07/2020 - 16:50
Da mirella narducci
Letta n.909 volte.
Voto:
su 4 votanti


Commenti


Follia, smarrimento, duplicità della natura umana e dell’impossibilità di sovvertirla; sconvolge l’Ombra presente in ognuno di noi e che emerge attraverso la pazzia.
Sei spettacolare! Magnifica!
Ciao Mirella


GiuliaRebecca Parma 22/07/2020 - 17:30

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Mirella, hai acceso una luce molto illuminante su di un mondo che a noi appare lontano dal nostro pensiero e modo di agire, ma che esiste ed è abitato da creature che, anche se viaggiano su frequenze diverse, hanno gli steassi nostri tratti somatici......Poe molto particolare che ho molto apprezzato

Francesco Scolaro 22/07/2020 - 14:08

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Hai affrontato con molta dolcezza e sensibilità un tema non semplice, regalando emozioni. Brava.

Astra Sil 22/07/2020 - 07:03

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Il mondo della follia è un mondo esplorativamente complesso, ma tu hai avuto il coraggio e la bravura di farlo entrare nei tuoi mirabili versi. Ciao

santa scardino 21/07/2020 - 22:18

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Non ho capito un solo verso.

Antonio Girardi 21/07/2020 - 21:00

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Mirella, stupenda elaboratrice di lavori che portano oltre alle umane emozioni...
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Ed ecco la camera di Pupa, che tutti chiamavano “La Sorellina”. I capelli biondissimi, un’aria estatica nel volto, aspettava seduta su uno sgabello defilato fra luce e buoi. Quando la si scopriva, sembrava un’immagine sognata dell’infanzia, con un sorriso ambiguo sulle labbra ben disegnate, il presagio dello sguardo: erano gli occhi che hanno, nelle fotografie, i bambini che poi sono morti. E morta nel cuore da bambina, Pupa lo era, perché era stata violentata in modo terribile. Non esitava, dunque, a soddisfare la feccia, pur mantenendosi sempre il sogno di una primizia.

“L’Eros” - di Alberto Bevilacqua – Mondadori - pag. 234


romeo cantoni 21/07/2020 - 20:36

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Una triste storia che forse (noi non lo sappiamo) si ripete sovente dietro mura bianche ed appartiene a tanti.

Maria Luisa Bandiera 21/07/2020 - 18:13

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A mio modesto parere questa poesia sfiora quelle braccia di luce...hai trattato così dolcemente e in modo poetico questo argomento fatto di cieli immaginari e stelle a volte disperate. Per me un'opera questa tua eccezionale

Mirko D. Mastro(Poeta) 21/07/2020 - 17:35

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