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Inno al Mattino

Infangando questi stivali
mi sono lasciato abbindolare
dal pungiglione dello scorpione,
ma chi giace alle porte del dubbio
è un morente appena nato.


Gli abissi inghiottono il buio
e abbelliscono le case
con la loro amara realtà,
dov'è casa mia
adesso che il crepuscolo
ha inneggiato al sole?


C’è una vetta da raggiungere
se si vuol coprire il capo
della propria virtù,
è l’anima ad aleggiare sui sogni
quelli di chi ha il corpo
tra il mattino e il divino.




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Opera scritta il 26/07/2014 - 11:01
Da Lorenzo Arcaleni
Letta n.1240 volte.
Voto:
su 5 votanti


Commenti


Grazie mille per il commento Claretta

Lorenzo Arcaleni 27/07/2014 - 09:30

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Una poesia in chiave ermetica che vedo come un inno a non lasciarsi frenare dai dubbi che l'ignoto comporta, quando si vuole raggiungere un'obiettivo molto meglio ascoltare la propria anima e inseguire il sogno della propria virtù.

Claretta Frau 27/07/2014 - 09:13

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