Per anni mi sono chiesta come fosse la felicità, mi sono persino posta come obiettivo il suo raggiungimento, ma mi sono sentita sempre con una caviglia legata o con degli ostacoli tra me e lei, tanto da percepire il suo vuoto nonostante non avessi mai avvertito la sua presenza.
Avevo idealizzato quest'emozione, e probabilmente ciò che ricevevo dall'esterno ha contribuito a questa visione di un immagine quasi divina, ho addirittura scoperto che ero felice e non lo sapevo; fino a quando un giorno ho notato un sorriso sul mio volto dopo aver trascorso del tempo con degli amici o semplicemente giocando con i bambini; una lacrima di gioia quando ho ricevuto una sorpresa o rivedendo la mia famiglia dopo anni vissuti all'estero; gli occhi che brillavano al vedere le meraviglie della natura o i dipinti storici di grandi artisti; il naso soddisfatto nel respirare l'odore del caffè la mattina o l'odore del mare in un giorno d'inverno; le orecchie amplificate all' udire la musica di mio gradimento o le prime paroline di mio figlio; le mani calde quando si donavano in un abbraccio spontaneo o nel muovere il pennello sulla tela.
Ho notato che la felicità era più vicina di quanto pensassi, quasi a portata di mano, in una tasca pronta all'uso; ho notato che se avessi continuato a mirare alle grandi cose mi sarei persa quei piccoli attimi di dimenticanza come disse Totó, mi sarei persa il grandissimo privilegio di poter utilizzare la carta per la felicità quando più ne avevo voglia; ma soprattutto ho notato come la si riesce a percepire di più in una vita allo stato semplice che nella sua versione apparentemente perfetta.
Avevo idealizzato quest'emozione, e probabilmente ciò che ricevevo dall'esterno ha contribuito a questa visione di un immagine quasi divina, ho addirittura scoperto che ero felice e non lo sapevo; fino a quando un giorno ho notato un sorriso sul mio volto dopo aver trascorso del tempo con degli amici o semplicemente giocando con i bambini; una lacrima di gioia quando ho ricevuto una sorpresa o rivedendo la mia famiglia dopo anni vissuti all'estero; gli occhi che brillavano al vedere le meraviglie della natura o i dipinti storici di grandi artisti; il naso soddisfatto nel respirare l'odore del caffè la mattina o l'odore del mare in un giorno d'inverno; le orecchie amplificate all' udire la musica di mio gradimento o le prime paroline di mio figlio; le mani calde quando si donavano in un abbraccio spontaneo o nel muovere il pennello sulla tela.
Ho notato che la felicità era più vicina di quanto pensassi, quasi a portata di mano, in una tasca pronta all'uso; ho notato che se avessi continuato a mirare alle grandi cose mi sarei persa quei piccoli attimi di dimenticanza come disse Totó, mi sarei persa il grandissimo privilegio di poter utilizzare la carta per la felicità quando più ne avevo voglia; ma soprattutto ho notato come la si riesce a percepire di più in una vita allo stato semplice che nella sua versione apparentemente perfetta.

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Commenti
Cioè brava


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Come il denaro: se una persona segue l'ingordigia, la "ricchezza" non la raggiunge mai.... rava!! 



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Un racconto molto sentito ed apprezzato. 



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