quello di sola andata a luci spente,
quello del biglietto già pagato,
quello dove si viaggia leggeri senza bagagli.
Lo spacciatore di neve mi guarda di sbieco,
lui che ha venduto illusioni di plastica a chili
non è riuscito a spacciare il suo grammo d’amore
e ora piange e bestemmia la vita.
Sandra dice che non le importa,
a casa ha lasciato i suoi diciotto anni
e una madre ubriaca ogni notte.
Per salire le è bastato solo un passo,
solo un passo in più ad occhi chiusi.
Il meccanico di periferia ripara motori di ogni tipo,
solo quello della sua vita si è fermato,
si è fermato e più non riparte.
E’ salito con il respiro che puzzava di dolore,
è salito di corsa con le mani ancora sporche di grasso.
Parla da sola la signora in pelliccia,
per dieci volte ha tradito un marito di cartone,
in mano ha ancora l’accendino,
ma sa che in vettura è vietato fumare.
Il pandillero in fondo al vagone fa finta di dormire,
ha un tredici tatuato sul braccio
e una rosa sulla guancia
per l’amore che ha sempre cercato,
per l’amore che non ha mai trovato
e il suo nome non lo dice a nessuno.
Lo so, i sedili non sono puliti, gli odori sono vecchi
e nell’aria galleggia sempre una parola o un saluto dimenticato,
ma io non posso pensare a tutto,
ho un orario da rispettare.
Questo è l’ultimo metrò della notte,
quello di sola andata a luci spente
e io sono Caronte, il conduttore.
Signori, prossima fermata “Capolinea Inferno”,
apertura delle porte a destra.
Voto: | su 4 votanti |
Apprezzata molto
Aurelio