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Raffa delle meraviglie

Del danzar sovrana effervescenza
su complici palchi ergesi il palpito e l'essenza
di gambe ch'intrise fuor di endogena magia
e della musica cogliean il germogliar della poesia.
Spumeggia or e mai s'arresterà più
cotal amoreggiar che protendendosi va
dalla regal Trieste in giù,
in cui ogni leve alma si ritroverà.
Attillato vestir, o raffinato in tiro
a me sempre sì grato fu ballar da capogiro
e a te l'arrivederci lascio e non l'addio,
del "Tuca tuca" che a crear ebbi io.
Gianni e Sergio, amori miei sul palco e nella vita,
che + quest'esister se non scheggia impazzita,
che a un tempo lasciasi a avvincere e abbracciar
ma sì lesta è poi nel suo volersi dileguar?
E allor salutala per me
quella canzone in cui sempiterna scorger mi potrai
che a te mai giunga giornata mesta
ma sempre avvolta in conturbante "Fiesta"
e allor nell'uran veder potrai l'ondeggiante stella
che sovra te e in te riposa e nome ha Raffaella.


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Poesia scritta il 12/07/2021 - 16:31
Da cristiano comelli
Letta n.742 volte.
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