La gente che
incontro guarda
la chimera che
mi pende dal corpo
e son ricurva
dal peso che porto.
Suona qualcosa
da dentro, come
avessi corde di violini scordate
ma fingo di scordare parole
taglienti, che
il lino tra le
dita mi ha spifferato
ora son tutto
sfilato.
Non è più quel
bel garrire
che avevo della
rondine in corpo.
Ora è un malore
la luce irradiata
sul capo che
mi ha sfiancato,
non son più
me stessa a
distorcermi tanto.
Tornerò al clandestino verso
infisso sui muri
con una sigla
e sarà abbastanza.
incontro guarda
la chimera che
mi pende dal corpo
e son ricurva
dal peso che porto.
Suona qualcosa
da dentro, come
avessi corde di violini scordate
ma fingo di scordare parole
taglienti, che
il lino tra le
dita mi ha spifferato
ora son tutto
sfilato.
Non è più quel
bel garrire
che avevo della
rondine in corpo.
Ora è un malore
la luce irradiata
sul capo che
mi ha sfiancato,
non son più
me stessa a
distorcermi tanto.
Tornerò al clandestino verso
infisso sui muri
con una sigla
e sarà abbastanza.
Poesia scritta il 08/01/2025 - 20:10
Da Anna Cenni
Letta n.58 volte.
Voto: | su 2 votanti |
Commenti
Grazie di cuore per i vostri bei commenti. Mirko e Francesco
Anna Cenni 09/01/2025 - 14:19
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Noto, in questi "Versi clandestini", tutto il travaglio interiore che hanno i grandi Artisti, i quali, per la loro finezza e complessità di espressione, è necessario, per poter cogliere il senso, volare alto. Ammirato, complienti
Francesco Scolaro 09/01/2025 - 10:13
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Il titolo incuriosisce e porta il lettore a cimentarsi nei tuoi righi.
Chimera e rondine ben accompagnano tutto il sentire in questa poesia.
Complimenti
Chimera e rondine ben accompagnano tutto il sentire in questa poesia.
Complimenti
Mirko D. Mastro 09/01/2025 - 05:55
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