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Il mio, il tuo capolavoro (…da Roma alla terra di mezzo)

Solo l’acqua del lago glaciale di Candia resta azzurra in un’alba di calura che opprime l’anfiteatro morenico. Nel redigere la Guida del Canavese A. Moselli nel 1904 scrisse <Il Canavese non ha attualmente, né mai ebbe una circoscrizione propria. Né la storia, né la geografia gli danno precisi confini>. Tra i ghiacci del nord e i fuochi del sud, questa terra di mezzo. Qui il cielo è oppresso dall’umidità: le tinte di azzurro con sfumature rosse e gialle pare siano scivolate silenziosamente sul tuo foglio, lasciando un lieve grigiastro tra le nuvole. Quel bigio, niente altro che lame già provate, pare volermi dire “Sei sereno, sì, so che lo sei” …lo sarai ancora. Le nuvole sembrano “mani (che) fuggono da mani, segnano il tempo(,) disegnano un volto”. Papà mio e quello tuo sono lì, tempi brevi e parole che scavano solchi, emozionano e lacerano


“sui tasti di un pianoforte muto
infuriano fino a stordire ed intorpidire le spalle
le hai conservate, io no, le rimpiango, mi mancheranno sempre
già, sempre...”


Roma cola fuori dalla finestra aperta, intanto tu scrivi


“è tuo...
buttalo!
si può gettare un foglio in un cestino
ed udirne il suono…
carta spiegazzata da mani veloci
e voci già ascoltate traboccano, evaporano e poi svaniscono
non dipende dall’inchiostro, dico, ma da quelle dita
che hanno lasciato tracce sulla cellulosa”


Non lo farò. Leggerti è stato raccogliere fogli dalle bottiglie sull’arenile di un mare coperto da un velo di nebbia.
Oserà quel capoverso, la virgola nel mezzo, di ritorno. Posandosi. Forse già stasera ne uscirà un dolore, lieve, che mi resterà addosso...


“sai, la penna, quella penna che hai tenuto tra le dita
è stata la mia consolazione
quelle piccole sindoni strazianti, dov’ero io, dov’eri tu
l’ho ascoltate con l’epidermide
quando, dolcemente, luccicanti scivolavano via
e gocciolavano e bucavano e scavavano…”


Tra i fuochi del sud, il caldo di Roma


“le parole sanno essere quiete, l’inchiostro scioglie al calore della pelle”


e tra i ghiacci del nord


“l’assenza di vibrazioni stenderà il silenzio come una coperta”.


In mezzo la mia terra, papà tuo e quello mio “ed urla in quei battiti impazziti”.


“sai come mi sento?
un libro aperto con le pagine strappate”





(scritto a quattro mani con Laisa Azzurra, sui versi della poesia “si, so che lo sei” della poetessa romana)




- il tuo papà, il mio… averli resi orgogliosi sarebbe il nostro capolavoro




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Racconto scritto il 31/07/2021 - 06:42
Da Mirko D. Mastro
Letta n.817 volte.
Voto:
su 5 votanti


Commenti


Mirko
le mie parole non saprebbero abbracciare e poi restituire tutta quella dolcezza che hai liberato, sprigionato sussurrando Poesia
ho scritto anch'io, ma mai e poi mai potrei ambire ad emozionare come solo tu sai fare
grazie Poeta

laisa azzurra 31/07/2021 - 18:31

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Interessante racconto a quattro mani. Apprezzato. 5*****

Maria Luisa Bandiera 31/07/2021 - 18:02

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