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Sono le 19 di una fredda sera di Gennaio

Sono le 19 di una fredda sera di Gennaio.
Cammino e il freddo mi penetra fin dentro le ossa mentre ascolto con le cuffie l'ultima canzone con la quale sono entrata in fissa. Sono diretta ad una cena con le amiche, proprio come i vecchi tempi spensierati in cui eravamo tutte single e passavamo le nottate intere a ridere, ballare e fantasticare sui nostri futuri fidanzati.
Mi sono trasferita in città da poco e l'aria non è limpida e sana come quella del paese ma più inquinata e rarefatta e fare lunghe camminate non ha più lo stesso piacere di prima. Bisogna trovare il percorso giusto dove non si rischia di respirare troppo smog e bisogna avere mille occhi per attraversare la strada perché di gente che corre con la macchina e non rispetta i semafori ce n'è tanta. Troppa per una rispettosa delle regole come me. Mentre cammino rifletto su come le cose nella vita cambino in fretta e come prendano improvvisamente una direzione diversa, lontana dalla nostra immaginazione. Sono sempre stata una che ama fantasticare ma la realtà è tutta un'altra cosa. Stiamo lentamente uscendo da una pandemia globale durata 3 anni, dopotutto, e molte cose dovevano per forza cambiare, mentre altre sono rimaste uguali o hanno acquisito una leggera sfumatura. E io mi rendo conto che mi manca tutto questo. Tutto quello che prima ritenevo scontato e che adesso non ho più mi manca tremendamente.
Mi manca l'aria familiare. Mi mancano le passeggiate per il mio paese con la musica a palla nelle orecchie e il mio modo schivo di evitare di dilungarmi in chiacchiere con qualcuno che conoscevo altrimenti avrei perso l'allenamento. Perché io sono così, amo la compagnia ma ho un disperato bisogno dei miei momenti di solitudine. Mi manca il profumo di casa mia nonostante sia a solo mezz'ora da qui e mi mancano i giri immensi in macchina con le mie amiche a cantare a squarciagola, con il freddo fuori ma il sole dentro. I cambiamenti spaventano ma servono: la comfort zone è bellissima ma in essa non sboccia nessun fiore, non nasce nessuna nuova luce, non si acquista sicurezza, non si arriva dove si vuole e si rimane lì, fermi ad aspettare. E mentre mi dirigo alla cena penso a tutto questo ed emerge una tremenda nostalgia che mi fa venire gli occhi lucidi ma adesso non è tempo di piangere: vedo i visi familiari delle mie amiche anche se in un luogo che non mi appartiene e che non sento mio. E' tempo di ridere ora e di passare una serata spensierata insieme. Ci penseremo domani alla nostalgia, tanto bussa alla mia porta ogni giorno ma impareremo a convivere anche con lei.
Si chiama crescere e quando era piccola mi sembrava un qualcosa di magico, adesso mi rendo conto che non è così bello come mi immaginavo ma va bene così. Fa parte della vita ed io voglio viverla a pieno.



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Racconto scritto il 25/01/2023 - 15:24
Da Marianna S
Letta n.256 volte.
Voto:
su 6 votanti


Commenti


Nostalgia di verdi prati.

Aquila Della Notte 27/01/2023 - 15:33

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Pensieri che baluginano nella mente e che fanno avvertire la nostalgia del passato unitamente ad una riflessione sul presente tribolato da eventi tristi mentre al contempo cresce la voglia di "rimpatrio" e di allegria. Un bel racconto, complimenti, ciao

Francesco Scolaro 26/01/2023 - 18:57

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Grazie mille a tutti

Marianna S 26/01/2023 - 17:49

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Bella e riflessiva, un saluto

Mary L 25/01/2023 - 20:57

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Bellissima analisi introspettiva,
magnificamente scritta.
Sei una persona profonda e con il tempo capirai che la nostalgia non appartiene solo a chi è superficiale.
Complimenti, Marianna!

Marina Assanti 25/01/2023 - 18:00

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Bella riflessione.
Ben scritta)))

Aquila Della Notte 25/01/2023 - 16:36

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Un donarsi così, totalmente, arriva dritto all'anima... complimenti vivissimi

Zio Frank Storie del gufo 25/01/2023 - 16:32

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