Il cielo che vedo dalla finestra è grigio, poco fa' era limpido, cambia in considerazione qui.
Mi sta bene, mi sento capita. In questa fase di vita continuo a passare da assenza di nuvole a grandi tempeste. Sai, penso che il lato difficile dell'affrontare il proprio abisso fosse proprio salvarsi, ma poi che succede? Il dopo, dio quanto è spaventoso il dopo. La lentezza, osservare il tempo che scorre e rimargina ferite. Osservo le mie ferite che si rimarginano lentamente, ma una parte di me già immagina di essere completamente guarita e cerca la fuga. La fuga da cosa? Non lo so. Sto osservando, sono un'attenta osservatrice della vita che scorre. Mi dissocio sempre più spesso e sto lì, seduta sotto il cielo di stelle e pellicole vintage. Questa fase è fatta di riabilitazione, sto in questa casa bellissima, ho poco da fare fuori, gli stimoli a cui sono abituata non esistono, posso guardare l'oceano. Ma i rumori del traffico, delle persone mi disturbano quindi sto nel mio rifugio. Mi sono circondata di carta e scrivo. Sono qua anche per questo. Scrivo ma non solo cerco di ascoltarmi dentro, non l'ho potuto fare prima, c'era troppo caos.
È dura.
Poi ho aperto i cancelli della creatività, scorre, come vuole. Disegno , incollo,timbro, scrivo, dipingo. Qualcuno direbbe che mi sto occupando della mia bambina interiore, non mi interessa classificare cosa faccio, ma il beneficio che ne traggo dopo averlo fatto.
È come se dentro di me ci fosse un gran groviglio nero, soffocante, ma quando la creatività scorre lo sbroglia, lo fa uscire a poco a poco. Ci sono momenti in cui metto le cuffie e ballo il raggaeton, e sento le tossine lasciare il mio corpo. Sto scoprendo il potere dei rituali, di curarsi, di amarsi di lasciarsi libere. Da qui nasce il potere. L'inquietudine non mi lascia mai, ma il piacere e l' amore per me stessa prendono spazio. Anche ora, una parte di me vorrebbe dire: non stai facendo niente. Ma ho imparato a rispondere. Mi sto prendendo cura di me. Se non lo faccio io non lo farà nessun altro. E la primavera arriverà presto, dopo questo inverno. Ci sono momenti in cui mi do una pacca sulla spalla, altri in cui piango e voglio solo scappare.
Ma è la vita.
Ed è bellissima.
È un viaggio.
Mi sta bene, mi sento capita. In questa fase di vita continuo a passare da assenza di nuvole a grandi tempeste. Sai, penso che il lato difficile dell'affrontare il proprio abisso fosse proprio salvarsi, ma poi che succede? Il dopo, dio quanto è spaventoso il dopo. La lentezza, osservare il tempo che scorre e rimargina ferite. Osservo le mie ferite che si rimarginano lentamente, ma una parte di me già immagina di essere completamente guarita e cerca la fuga. La fuga da cosa? Non lo so. Sto osservando, sono un'attenta osservatrice della vita che scorre. Mi dissocio sempre più spesso e sto lì, seduta sotto il cielo di stelle e pellicole vintage. Questa fase è fatta di riabilitazione, sto in questa casa bellissima, ho poco da fare fuori, gli stimoli a cui sono abituata non esistono, posso guardare l'oceano. Ma i rumori del traffico, delle persone mi disturbano quindi sto nel mio rifugio. Mi sono circondata di carta e scrivo. Sono qua anche per questo. Scrivo ma non solo cerco di ascoltarmi dentro, non l'ho potuto fare prima, c'era troppo caos.
È dura.
Poi ho aperto i cancelli della creatività, scorre, come vuole. Disegno , incollo,timbro, scrivo, dipingo. Qualcuno direbbe che mi sto occupando della mia bambina interiore, non mi interessa classificare cosa faccio, ma il beneficio che ne traggo dopo averlo fatto.
È come se dentro di me ci fosse un gran groviglio nero, soffocante, ma quando la creatività scorre lo sbroglia, lo fa uscire a poco a poco. Ci sono momenti in cui metto le cuffie e ballo il raggaeton, e sento le tossine lasciare il mio corpo. Sto scoprendo il potere dei rituali, di curarsi, di amarsi di lasciarsi libere. Da qui nasce il potere. L'inquietudine non mi lascia mai, ma il piacere e l' amore per me stessa prendono spazio. Anche ora, una parte di me vorrebbe dire: non stai facendo niente. Ma ho imparato a rispondere. Mi sto prendendo cura di me. Se non lo faccio io non lo farà nessun altro. E la primavera arriverà presto, dopo questo inverno. Ci sono momenti in cui mi do una pacca sulla spalla, altri in cui piango e voglio solo scappare.
Ma è la vita.
Ed è bellissima.
È un viaggio.

Da Barbara Lai
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Commenti
Grazie a te ciao


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E' molto intenso, molto sentito, questo tuo racconto. Un caro saluto e grazie ancora per il tuo commento...






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