Crisi in primavera,
crollo imprevisto,
non posso ascoltare,
adagiare,
quest'atmosfera
così austera,
nella realtà
dell'infinità.
Un grande vuoto empirico,
una confusione,
la primavera arriva:
un senso di fetore,
misfatto derelitto
cancella ogni peccato,
nella città che corre
la puzza del reato:
un sole contro e basso
da perdere i colori,
nell'allucinazione
che accenderà i bollori.
crollo imprevisto,
non posso ascoltare,
adagiare,
quest'atmosfera
così austera,
nella realtà
dell'infinità.
Un grande vuoto empirico,
una confusione,
la primavera arriva:
un senso di fetore,
misfatto derelitto
cancella ogni peccato,
nella città che corre
la puzza del reato:
un sole contro e basso
da perdere i colori,
nell'allucinazione
che accenderà i bollori.
In Estate forse tornerà
la brezza, la tranquillità,
chissà se il buio schiarirà
le idee anchilosate,
dove il tempo non è buio,
dove la marina calda
ci dà ancora un po' speranza.
No, non starò
solo a guardare
questa fine così,
perché fine non è!
Guarda, e stupisciti anche tu!
La tua testa era piena
quanto la mia:
ma non c'è verso
di andare via!
Che cosa c'è?
Che cosa c'è?
Che cosa c'è?
Non è più particolare
l'assurdo filosofare:
forse è meglio sparire,
o, ancor meglio, ritornare.
Cosa c'è
dentro di te
non lo sai
nemmeno tu
tutto può succedere
nel lampo di un momento
e così... così...
Poesia scritta il 10/03/2012 - 12:48
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