In una terra senza nome e confine alcuno
V’era un ponte ,forte come la pietra eterno come il tempo
Vivevan su di esso un popol fiero ,ricco e opulento
Ma non di men arrogante e in cor m,alvagio!
Sotto v’era altra razza povera senza ricchezza e in cenci
Avvolta,si nutrivan di esil erba,non carne da arrostir su braci gaie
Ne velluto come nobile sedile per le stanche membra.
I superiori si beffavan dei sottomessi,ridevan li schernivano
Per le povere case,per il lezzo dei tessuti corrosi ,e sudici.
I loro figli nascevan tra fango e acqua ,al vento,solo un timido focolare
Riscaldava il pargol smunto ,scavato.
Ma i nobili vestvan lor figliolanza con sontuose tele,calzari morbidi
Letti soffici ove riposar la sera!
Pallida luna,che nella notte t’affacci sul ponte,vedi
Com son grevi e piangenti le genti di sotto?
Mira l’arroganza di quelli che si credon d’esser fieri
Il mondo han gia piegato non temon nulla,
nessun puo ferir!
Ma quello strazio di lassu tra le stelle,tra i silenzi in corrotti
fu ingiusta offesa ,disprezzo vi fu per gli impenitenti.
Allor un sussurro alla madre terra e lei per
Il suo amor dei sofferenti aduno’ le nubi
Del ciel.
Piovve e piovve ancora per infiniti giorni
L’onde alte ,ruggenti fecer scempio di case di mobilio
Di cio’ che essi credettero perfetto.
L’ira co fulmini ,lampi incendio’ i tetti
Parve che tutto l’universo avessero in dispetto!
Pianti,singulti si persero nel vento,che viene e poi
Ritorna docile nelle mani d’eolo.!
La gente di sotto non pianse,tutta intimorita
A tal infausta visione!
Strinse il figlio al petto ,sperando
Di vederlo un di vecchio
Quando tutto fu quieto,il ciel non
Verso patimento,e non piu si squasso per
Tremendo verdetto,,
riusci un tiepido sole,
pallida dorata luce!
Allor inizio una nuova vita
E per amor del bon costume
Vi fu per loro ,
il giorno di poi la sera
V’era un ponte ,forte come la pietra eterno come il tempo
Vivevan su di esso un popol fiero ,ricco e opulento
Ma non di men arrogante e in cor m,alvagio!
Sotto v’era altra razza povera senza ricchezza e in cenci
Avvolta,si nutrivan di esil erba,non carne da arrostir su braci gaie
Ne velluto come nobile sedile per le stanche membra.
I superiori si beffavan dei sottomessi,ridevan li schernivano
Per le povere case,per il lezzo dei tessuti corrosi ,e sudici.
I loro figli nascevan tra fango e acqua ,al vento,solo un timido focolare
Riscaldava il pargol smunto ,scavato.
Ma i nobili vestvan lor figliolanza con sontuose tele,calzari morbidi
Letti soffici ove riposar la sera!
Pallida luna,che nella notte t’affacci sul ponte,vedi
Com son grevi e piangenti le genti di sotto?
Mira l’arroganza di quelli che si credon d’esser fieri
Il mondo han gia piegato non temon nulla,
nessun puo ferir!
Ma quello strazio di lassu tra le stelle,tra i silenzi in corrotti
fu ingiusta offesa ,disprezzo vi fu per gli impenitenti.
Allor un sussurro alla madre terra e lei per
Il suo amor dei sofferenti aduno’ le nubi
Del ciel.
Piovve e piovve ancora per infiniti giorni
L’onde alte ,ruggenti fecer scempio di case di mobilio
Di cio’ che essi credettero perfetto.
L’ira co fulmini ,lampi incendio’ i tetti
Parve che tutto l’universo avessero in dispetto!
Pianti,singulti si persero nel vento,che viene e poi
Ritorna docile nelle mani d’eolo.!
La gente di sotto non pianse,tutta intimorita
A tal infausta visione!
Strinse il figlio al petto ,sperando
Di vederlo un di vecchio
Quando tutto fu quieto,il ciel non
Verso patimento,e non piu si squasso per
Tremendo verdetto,,
riusci un tiepido sole,
pallida dorata luce!
Allor inizio una nuova vita
E per amor del bon costume
Vi fu per loro ,
il giorno di poi la sera
corrado cioci
Poesia scritta il 11/12/2016 - 09:59
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