Il mio Natale di ieri
di tanto tempo fa.
Nella gelida sera,
la neve, puntuale,
scendeva silenziosa.
Una lunga notte di attesa,
poi, al mattino,
finalmente i doni,
la sorpresa.
Gli abbracci e i baci
dei miei cari.
I sorrisi dolci,
la pace dentro e fuori.
Negli occhi la meraviglia,
lo stupore...
Mentre il cuore
si saziava di amore.
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Commenti bellissimi
intanto Mimmi
dolce e malinconico ricordo...
ma il Natale è dei bambini
ciao tesoro
Ciao Mimmi.
Perché abbiamo rovinato tutto, anche la notte, che non regala più neanche la neve.
Ma dobbiamo lottare per poter riacciuffare l'essenzialità che tanto ci ha dato.
Ciao Mimmi!
Un Natale d'altro tempo... Un Natale d'altro calore.
Versi mirabilmente firmati... cercando il cuore.
Lieto fine settimana, Minni.
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Quello che sto per raccontare non è frutto della mia fantasia ma è una storia vera che ho vissuto in prima persona l’estate scorsa.
Non so se questo fatto, che mi è accaduto, sia da addebitare ad una mera coincidenza oppure se ci abbia messo lo zampino qualcosa di sovrannaturale. Sta di fatto che questa storia mi ha lasciato basito facendomi riflettere e modificando radicalmente alcune mie convinzioni.
Come ben sanno i lettori di questo sito, uno dei miei passatempi preferiti è quello di scrivere poesie.
Le scrivo nei ritagli di tempo libero per dare sfogo alle mie emozioni. Lo sento come una necessità interiore e rendere partecipi i lettori dei miei sentimenti è una cosa che mi appaga molto.
Anche quel giorno, di fine agosto, preso dall’ispirazione, mi apprestai a scrivere l’ennesima poesia.
Il titolo” Angeli” era molto ammiccante ed i versi volevano mettere in evidenza l’esistenza solo degli angeli terreni abiurando quella degli angeli del cielo ed in special modo dell’angelo custode. Parlavo di persone che chiunque poteva incontrare nel corso della vita: esseri normali votati
all’altruismo che ti aiutavano nei momenti di difficoltà oppure che ti donavano un sorriso quando eri afflitto dalla sofferenza o solo semplicemente che ti aiutavano, se avevi problemi, ad attraversare la strada.
Persone assolutamente in carne ed ossa, non dotate del misticismo degli angeli celesti ai quali sinceramente non credevo ritenendole delle creature inventate dai preti e dal clero in generale.
La poesia la scrissi di getto, come è mia abitudine, quindi la pubblicai sul sito ritenendomi soddisfatto per il lavoro svolto.
Il tempo per un breve riposo quindi uscii, sollecitato anche da mia moglie, per un lavoro che avevo lasciato in sospeso.
Dovevo finire di piantare, nel giardino, alcune varietà di fiori.
Per fare questa operazione mi servivo di una zappetta dotata di tre denti molto acuminati e distanziati fra di loro.
Mi serviva per bucare il terreno e mettere, nella apertura cosi ottenuta, le piccole piantine.
Un lavoro semplice,che svolgevo inginocchiato e che mi aveva impegnato per buona parte della mattinata.
Ora si trattava solo di ultimare il lavoro lasciato in sospeso. Ancora poche piantine ed avrei finito.
La zappetta, ad ogni colpo, fendeva il terreno, un gesto quasi meccanico del quale avevo preso dimestichezza anche grazie al lavoro svolto in mattinata.
I fiori da piantare, mano a mano che il tempo passava, si assottigliavano sempre di più e quando vidi che stavano finendo tirai un sospiro di sollievo, perché il caldo stava diventando insopportabile. Alzai con la mano la zappetta per sferrare l’ultimo colpo e quando questa si abbassò, anziché colpire il terreno, affondò nel palmo dell’altra mano che tenevo appoggiata nell’erba. Il grosso dente acuminato penetrò per tutta la sua lunghezza nella carne procurandomi delle fitte dolorose. Istintivamente ritrassi l’arnese e dalla vistosa ferita iniziò a sgorgare, a piccoli fiotti, un sangue molto denso e scuro che tamponai subiti con il fazzoletto che tenevo in tasca.
Ma come è possibile, mi dissi, una cosa del genere. La zappetta doveva affondare nel terreno, ne ero sicuro e non poteva essere altrimenti. Sembrava quasi che una mano estranea avesse pilotato la mia, oppure che l’assenza, momentanea, di una celestiale protezione, provocata dalla mia incredulità, fosse stata la causa di quel gesto, con l’unico scopo di punirmi per qualcosa che improvvisamente intuii cosa potesse essere. Ed il mio pensiero corse alla poesia, dedicata agli angeli, che avevo scritto poche ore prima e che ormai avevo già pubblicato, come se il mio scetticismo, che manifestavo nelle quartine, verso queste creature celesti, avesse dato adito ad una piccola ritorsione nei miei confronti; un chiaro avvertimento di far cambiare strada alle mie idee sulla loro esistenza.
Era, questa mia, solo un’ipotesi, però non sapevo dare altra spiegazione a ciò che mi era appena successo. Il dolore intanto si faceva sempre più intenso e notai che la mano si gonfiava vistosamente. Non ebbi altra scelta che correre al pronto soccorso dove mi riscontrarono una lesione importante che però non aveva leso i tendini e quindi la funzionalità della mano. Dopo una puntura antitetanica ed una fasciatura vistosa mi rimandarono a casa con la raccomandazione di tenere la mano a riposo per alcuni giorni.
Mano che usai per cancellare la poesia dal sito. La ripubblicai solo dopo avere apportato le dovute correzioni, perché ciò che mi era successo mi convinse che l’angelo custode esisteva ed esiste e dubitare della sua presenza qualche volta può essere deleterio, niente di trascendentale, perchè un angelo non arriva a tanto, ma piccoli avvertimenti che sono comunque dei segnali tangibili della sua esistenza come tangibile è anche il suo zampino nella stesura di questo racconto.