ghettizzato in ogni dove,
ripudiato come un clandestino;
da profugo affronto la vita.
Sradicato dalla propria terra,
chiedo venia per il disturbo
e mi infiltro nel mondo
in cerca di una casa
Ma, macchiato
da qualche strana maledizione
mi ritrovo sempre con le valigie fatte
pronto a partire,
pronto ad abbandonare
Il tempo non ha fatto altro che,
portarmi alla memoria la mia terra
ma, ora che sono qui
di mio non c’è niente
Mia era l’idea che tirava avanti l’illusione
mie, erano le speranze
mie, erano le lacrime versate invano
mie, erano le notti in cui
bramavo questo momento
E sempre mio,
il boccone amaro che ho inghiottito
affrontando la realtà temuta,
la realtà saputa
La verità,
è che non c’è casa per me in questo mondo
Dentro di me,
porto cicatrici di ferite profonde,
il mio,
un animo tormentato dalle circostanze
Adagio, adagio
sono diventato parte del problema,
come una lacrima dentro l’oceano
mi sono perso mescolandomi al dolore,
unica sensazione a me famigliare
Pian piano ho iniziato
ad odiare me stesso,
a parlare di me in terza persona,
ad abbandonare la mia forma umana
per diventare un’idea a me lontana
di una perfezione irraggiungibile
Pian piano mi sono chiuso
in un mondo mio,
dove
La solitudine mi tiene compagnia,
mi asciuga le lacrime
e mi abbraccia nelle notti fredde e piovose,
l’apatia ricompone i frammenti della mia anima
sparsi per il mondo
e la morte,
è il miglior dottore che esista
Uno straniero nella vita,
che pur provando a sentirsi a casa
prima o poi, grazie a lui o grazie ad altri
capisce che casa è dove si trova il suo cuore
e quando non hai un cuore,
non potrai mai avere una casa.
Silviu Gabriel Costin
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E nn è qualcosa di logistico o materiale...
È inquietudine
Sentirsi diversi senza comprenderne il perché
non dimenticare la tua terra ma hai diritto anche tu di cittadinanza ovunque,,non sentirti straniero, nel mondo della globalizzazione dobbiamo imparare che il mondo è la nostra casa comune.
Hai un cuore grande e i tuoi versi sono stupendi.