e la campana batte sempre il rintocco a mezzogiorno;
a quell’ora gli avventori si ritirano nei loro buffet e nei loro ristoranti
mentre la fontana della piazza continua a sgorgare acqua.
E’ l’ora giusta per andare in strada, a cercare i passi che io ho percorso,
non ero niente senza te, questo lo so.
Sei tu che sei venuta a cercarmi, là sulla cengia e poi dentro la caverna,
hai lavato i miei panni e mi hai rifocillato.
Il mattino aveva sempre questo sapore di acredine,
e i colli sembravano sciolti nella nebbia spessa di queste parti,
hai covato a lungo le uova sotto il tuo corpo,
qualcosa s’è schiuso.
Ora non so più cosa sia il tradimento o anche la diffidenza,
il tuo amore è stato come un forcipe che mi è penetrato nelle carni
e ha divelto quel bozzolo di amarezza che avevo dentro,
sei stata il mio chirurgo e la mia anestesista.
Squarci di cielo a brandelli si rovesciano sulle case,
artropodi si spandono negli interstizi,
tu fai il tuo con maestria e sapienza,
e non me lo fai pesare mai.
Ho percorso chilometri e chilometri, attraversato valli
affrontato uragani e tempeste, sono rimasto tramortito da scosse elettriche,
ho cercato il Grande Palco e mi sono divincolato tra sabbie mobili,
tutto per venire da te.
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La tua profondità è poeticamente meravigliosa...anch'io ho viaggiato nei tuoi speciali versi...molto piaciuta!