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AUSCHWITZ 25 GENNAIO 1945

Grappoli di urla nel vento.
Il fangoso mare del campo,
risucchiava cotte zampe,
un tempo viste piedi.
Nembi di fumo nero
nascevano dalle torri.
Il ciel le accolse
tra nuvole bianche,
come un ospite alla porta
un amico ancora in pianto.
Il cielo che fu muto
in ore di morte,
in scene di tenebra
dove una flebile voce,
sussurrava aiuto.
Una bambina lasciava
il suo tenere sguardo
sulle perdute scarpine.
Nei letti di marcio,
nei sonni di legno,
perduti uomini
vibravano dei perché.
Le aquile d’oro
come vermi sfilare,
li credevano.
Ignoti, eterni abissi
coprirono i loro voli,
attesero quei becchi.
Alto un sole raggiante
somigliava a una burla,
era forse la speranza,
d’una sperata fine?
Un gran clamore improvviso
scosse le anime ormai
da mesi lacerate.
In lontananza strane voci
partorivan barlumi,
infondevan chimere,
dal verde manto.
Genti dei ghiacci
scaldarono cuori.
Era inverno,
era nero,
divenne rosso,
divenne verde.
Lassù,
quel sole,
ritornò vero.



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Poesia scritta il 27/10/2018 - 22:53
Da Damiano Gasperini
Letta n.1020 volte.
Voto:
su 0 votanti


Commenti


Dolori infiniti...che lacerano che sa comprendere.
Buon pomeriggio.

Eugenia Toschi 28/10/2018 - 14:20

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